sabato, dicembre 11, 2010

Il saluto: significante o insignificante...

Non ci avevo mai pensato ma una delle consuetudini di cui facciamo uso, negli ultimi tempi si è modificato, o quanto meno non lo si percepisce più come prima: il saluto. Un gesto o una parola con la quale si comunica, si dialoga, si scambia insieme alle altre persone. Sul posto di lavoro, ma anche nella vita sociale il saluto ha perso quasi la sua valenza di relazione e apertura tra le persone, sembra essere divenuta una banale consuetudine, scontata, inflazionata quasi al punto di non essere più parte di noi, risultando forse solo un gesto meccanico reiterato senza valenze. In taluni contesti più che in altri il saluto viene meno, soprattutto sul posto di lavoro dove molto spesso si incrociano i colleghi che per quanto conosciuti o meno (a seconda della dimensione dell'azienda) quasi non ci si saluta, se non con un risicato e veloce “ciao” o con un lieve cenno; al di fuori del lavoro invece, quasi con timore e vergogna le persone vagamente conosciute si salutano con un insipido, e per me inadeguato, “salve” mentre le persone conosciute si salutano velocemente o meccanicamente. Questa quanto meno è l'impressione che se ne potrebbe avere.
Personalmente non saprei dire l'origine del saluto, ma di certo è un motto sociale che rompe la distanza e introduce lo scambio, inoltre per come me li ricordo il “buongiorno, buon pomeriggio, buona sera e buona notte” hanno un certo fascino, non solo sono dei saluti ma anche degli auguri e dimostrazione di attenzione verso gli altri, che per quanto semplici, potrebbero ben disporre a instaurare un rapporto seppur di breve durata se non di “abbellire” la separazione, piuttosto che lasciare quell'insipida distanza che crea indifferenza, se non diffidenza e in alcuni casi addirittura timore.
Ricordo quando mi si diceva che per rispetto i più giovani devono salutare le persone più grandi di età, e con modi appropriati: ovvero mai con un ciao e possibilmente evitando il salve. Oggi non solo non vengo salutato da chi è più giovane, ma quando capita a volte con troppa superficialità e irriverenza sentendo la forzatura della cosa... di per se non è che ne faccia una questione di principio, ma di certo trovo sgradevole non scambiare un saluto, ritengo che abbruttisca l'esistenza delle persone a non avere un minimo di rapporto, in fondo fosse anche un solo saluto in tutta la giornata, potrebbe rendere tutto più digeribile e meno apatico per non dire meno alienante.
In altri ambiti sociali invece il saluto assume addirittura una simbologia definendo anche in alcuni casi una casta, un gruppo sociale chiuso o un modo di tenere fuori il resto dell'umanità con la quale non ci si vuole rapportare; ad esempio alcuni gruppi come gli skaters, oppure i rapper o gruppi simili hanno dei saluti convenzionati diversi dai soliti, e in taluni casi talmente elaborati che restringono il gruppo di appartenenza, lo definiscono e lo circoscrivono escludendo tutto il resto, creando una distanza e una presa di posizione quasi a mettere in difficoltà la controparte, e in alcuni casi pure a mettere in imbarazzo per prendere vantaggio sul prosieguo dell'eventuale scambio. Forse solo più in quei contesti di distinzione e definizione dei ruoli e dei gruppi prende ancora una valenza, ma tolti gli ambienti militari o di casta, dove ha una valenza gerarchica e di riconoscimento, molte volte il saluto diviene un motto ruffiano dove si saluta il capo ufficio e non i subalterni, oppure il personaggio di rilievo ma non la comune persona.
Se mi soffermo a pensare al saluto, mi viene sempre in mente una sola immagine: due viandanti che procedono su direzioni opposte ma sulla medesima via che si incrociano e seppure non si conoscano appena sono a portata di voce si salutano, a voler dimostrare rispetto e la volontà di condividere la condizione di viaggiatori cercando conforto e aprendosi a uno scambio di informazioni utili perché no anche al viaggio stesso, se non addirittura, augurando qualcosa di buono, soprattutto nel saluto di separazione. Rivedendo alcuni momenti della giornata ci si può rendere conto che il saluto invece cade nel vuoto... inascoltato o ancor peggio non raccolto per totale indifferenza e distacco, situazioni sulle quali a ripensarci danno un senso di tristezza e abbandono.
Tenacemente non mi arrendo, pur capitando spesso di non essere quasi ricambiato nel saluto o per niente salutato, io insisto a salutare con lo spirito dell'augurio e dell'apertura: mi fa sentire meno solo e soprattutto mi permette di avere una migliore relazione con gli altri. Forse questa mia visione e interpretazione del gesto di questi tempi potrebbe non essere condiviso, ma la continua alienazione nella comunicazione verbale, pur non sembrando, ho la netta impressione che stia portandoci verso una modificazione della percezione del comune senso di espressione; seppur sia un gesto o una parola di poco conto, in realtà nasconde e produce molto: il saluto non è solo una scambio sociale convenzionale, è certamente un messaggio di interazione tanto semplice quanto forte ma svalutato. Alcune esperienze sul saluto aiuterebbero a far comprendere che aprirsi agli altri conosciuti o meno che possano essere è un gesto di tolleranza, di disponibilità e di attenzione, cose oggi che parrebbero scomparse o negativamente sottovalutate.
Nel mio viandare mai ho negato un saluto, sempre rispettoso e attento per ogni potenziale interlocutore, che fosse verbale piuttosto che scritto, già perché anche nella relazione scritta oggi con gli strumenti moderni di comunicazione si sta osservando una lenta e durevole modificazione e alienazione della capacità di relazione di base, cosa che un tempo era più facile e abbordabile. Al contempo invece quando il saluto viene utilizzato intenzionalmente assume tratti che sembrano più sprezzanti e ironici se non fintamente superficiali e stucchevoli di quanto dovrebbero essere...
Comunque sia il saluto non è il solo ad aver perso il suo fascino e la sua valenza, molte altri mezzi relazionarsi stanno degenerando su distanti meccaniche e insignificanti rituali senza peso valore, quando invece sarebbe opportuno ritrovare quella interazione sociale più calda e umana.