giovedì, marzo 26, 2015

Giornate del FAI di Primavera

Auditorium RAI Arturo Toscanini e Museo della Radio e TV
Anche quest'anno mi sono concesso alle giornate del FAI di primavera che si sono svolte sabato e domenica scorsi. Tra le diverse aperture di Torino, con gli amici, ci siamo concentrati sui due siti aperti al pubblico della RAI: l'Auditorium RAI Arturo Toscanini ed il Museo della radio e della televisione RAI. Fortunatamente in ambedue le strutture le code non sono state così estenuanti e quindi in mezza giornata siamo riusciti a visitarle. L'immagine a mosaico qui a fianco, che ho realizzato con immagini prelevate dal web, raffigura sia l'Auditorium che il Museo, sia nella parte esterna che negli allestimenti interni.
Il pomeriggio è dunque iniziato dall'Auditorium nel quale non ero ancora mai entrato e questa occasione è stata preziosa; infatti non dovendo cimentarmi con qualche evento e grazie alla guida della delegazione Fai di Torino, ho potuto godere dell'architettura e dell'ambiente che nel tempo ha dato forma alla sua fisionomia attuale. Una struttura edificata già nel 1856 per iniziativa stata, ed era adibita a Regio Ippodromo intitolato a Vittorio Emanuele II, nel corso dei decenni successivi subì diverse trasformazioni, soprattutto all'interno, per rispondere sempre meglio alle esigenze socio culturali, per arrivare sino al suo restauro del 2005 che venne poi inaugurato il 19 gennaio 2006, mentre nell'anno successivo con la ricorrenza del suo cinquantesimo anno dalla sua scomparsa l'Auditorium viene intitolato ad Arturo Toscanini in cui si esibì come giovane violoncellista nell'Orchestra  dei Concerti che si creò in occasione dell'Esposizione Generale Italiana del 1884. Il fascino di questo edificio è inspiegabile, tempio della musica, architettonicamente più volte rivisto ma che sempre ha conservato l'attenzione per la qualità acustica per far godere al meglio dei concerti che doveva ospitare. Un ambiente ricco, elegante, sobrio, proprio come la musica che ospita. La sala rispetto ad altre che ho potuto vedere è si raccolta, ma accogliente e confortevole, con spazi e distanti che non disturbano in alcuno modo. Sinceramente non mi sarei mai immaginato di trovare un'atmosfera ed uno scenario tanto affascinanti.
A seguire quindi di questa prima visita, ci siamo accodati per entrare nel Museo della radio e della televisione, giusto l'isolato dietro l'Auditorium. Dopo una mezz'ora di attesa finalmente accediamo all'interno ed iniziamo così il nostro viaggio nel tempo che il museo ci offre. L'esposizione di 235 oggetti permette di viaggiare durante l'evoluzione delle varie aree della comunicazione: telegrafia, telefonia, radio, televisione, registrazione; di tutto questo si inizia con il XIX secolo per arrivare siano agli albori della rivoluzione digitale. Il museo permette anche alcune interazioni per comprendere meglio i sistemi di comunicazione di alcuni periodi e farsi così un'idea di come oggi si sia arrivati alla comunicazione di massa con i nuovi strumenti. Il museo nasce come idea già nel 1939, ma solo nel 1984, in occasione della mostra "La Radio, sessant'anni: 1924-1984", prende corpo in un'area tutta sua in cui documenti ed oggetti sono esposti. Al contrario dell'Auditorium, qui non sono stato tanto affascinato dalla tecnologia, che in qualche modo ho potuto studiare a scuola, ma sono assalito da un senso di nostalgia; il pensiero che due secoli prima la comunicazione non era così scontata e che la componente umana era ancora molto rilevante, sia come aspetto sociale ma anche come "intervento" sulla comunicazione: le persone usavano gli strumenti per comunicare, non erano lo strumento della comunicazione come accade oggi, quindi sono uscito dal museo con un non so ché di incompletezza e insoddisfazione, tuttavia in conclusione la giornata del FAI, come le sue precedenti edizione, è stata intensa e interessante.

mercoledì, marzo 04, 2015

Un Pomeriggio in Archivio

Non manca mai nel giro delle proprie conoscenze qualcuno che faccia un lavoro interessante, o affascinante, o che lavori in qualche sede particolare: ebbene tra le mie ultime conoscenze di questi anni c'è Silvy che risponde ad almeno un paio dei requisiti sopra esposti ovvero fa un lavoro interessante e lo fa in uno degli edifici con il contenuto, più affascinante almeno per me: l'Archivio Storico della Città di Torino. Non vi annoierò facendovi l'elenco dei metri quadri di archivio, delle centinaia di miglia di documenti che raccoglie, vi basterà cliccare sul link precedente o andare alla omonima pagina facebook.
In questa sede volevo solo condividere con voi, quelle poche ore che ho trascorso all'interno dell'Archivio qualche mese fa, accompagnato per l'appunto dalla mia amica, che ha saputo anche trasmettere il proprio orgoglio ed entusiasmo per questa istituzione. 
Già il fatto di scoprire che è un archivio accessibile e che molti dei documenti sono consultabili, ha dato uno schiaffo bello sonoro alla mia ignoranza, già perché ero convinto che non fosse aperto al pubblico, inoltre visto quanto mi raccontava la mia amica, l'esitenza di questo archivio conferma di fatto che i documenti, di qualsiasi genere, non devono andare persi né dimenticati; è quindi grazie al lavoro degli archivisti e degli appassionati (con le loro collezioni) che può esistere un posto della memoria come questo. In quel breve lasso di tempo che ho trascorso in quegli ambienti, devo confessare che ero elettrizzato ed eccitato al solo pensiero della presenza di documenti, libri, codici e qualsiasi altro mezzo di mantenimento delle parole e delle immagini conservati da anni, per non dire secoli e che erano lì all'interno. Il piccolo tour personale mi ha permesso di farmi un'idea ben definita del fatto che la storia non solo insegna ma è il mezzo per la memoria di mettere a disposizione il passato, il presente ed il futuro di una città, di una società e di una cultura intera.
Così mi sono goduto parte dell'esposizione della collezione Simeom, la farmacia omeopatica, ma non ho potuto invece mettere piede nel gabinetto di legatoria e restauro che mi avrebbero certamente entusiasmato oltre che riacceso un po' di malinconica, vista la mia passione per l'editoria, riportandomi al periodo del mio percorso scolastico e soprattutto della stage alla legatoria comunale di Torino che era sita  tra via Milano e via Garibaldi. L'atmosfera di ogni ambiente era immobile, silente come fossero senza tempo a riprova del fatto che là i documenti storici più o meno recenti, fissano e determinano eventi, edifici, culture, usi e costumi di ogni tempo non considerando lo scorrere dei secondi, dei giorni, degli anni...
Per quanto possa sembrare banale, e per me non lo è stato, questa visita occasionale per il momento unica è stata ricca di fascino e interesse, specie perché condivisa con la passione della mia amica per il suo lavoro; esperienza che potrebbe dunque ripetersi, magari per qualche ricerca futura sulla mia città o qualche zona limitrofa.
Consiglio vivamente a chi è interessato alla storia della città di Torino di passare anche fosse solo per trovare le migliori pubblicazioni al book shop che c'è all'interno e farsi trasportare nella storia della Città.