mercoledì, marzo 31, 2010

Vorrei Essere Come...

... in questi giorni vorrei essere come le Alpi che si scorgono dalla città (ovviamente quella di Torino). Si vorrei essere così vecchio e così durevole da aver visto migliaia di anni di vita ed essere ancora lì grosso modo come sempre. Accumulare quell'esperienza che solo il tempo ti procura, avere la costanza di cingere in eterno qualcosa o qualcuno per proteggerlo dal dolore, dalla sofferenza e dal disagio.
Ogni volta che il tempo lo permette guardo le alpi che circondano la citta di Torino e sono impressionanti quanto sono enormi ed estese, e mi fanno un'invida enorme. Sono lì da millenni forse e non sono cambiate se non di poco per quanto gli agenti atmosferici possano aver fatto in così tanto tempo. Sono lì che si alzano e si abbassano continuamente girando intorno alla città, abbracciandola e raccogliendola sotto le sue pendici. Ci sono valli, torrenti, fiumi, alberi, pietre, ghiaccio e neve... al cambiare della stagione cambiano vestito, ma sono sempre le stesse, sempre lì, forti, immobili. Sono una garanzia ed a me danno un gran senso di pace e di saggezza. Potessero parlare potrebbero forse raccontare chissà quante storie, sanno già che loro restano mentre noi passiamo in istante in confronto. Vorrei essere come il Monviso che spicca su tutte le altre cime, le sovrasta ma come un padre sovrasta la famiglia, le osserva e le protegge. Vorrei essere una montagna per poter tenere botta alla vita e restare lì a vedere come va a finire, essere spettatore degli accadimenti e sapere già che comunque vada, tutto scorre e tutto passa lasciando più o meno il segno, ma quasi indolore: segni della memoria...
Ed invece sono qui a dannarmi la vita per un'istante nella storia eterna, per non so bene quale diavolo di motivo per questo amo le montagne che mi circoda(va)no, perchè a guardarle dimentico la dannazione di tutti i giorni e mi sento in pace con ogni cosa. Per questo motivo ambisco alla loro solidità, perché mi permetterebbe di vivere con meno astio e con meno sconforto, invidio quella silente pacatezza dei monti nonostante siano sferzati dagli eventi atmosferici, restano lì a sopportare ogni cosa, quasi indifferenti e certametne silenti.
Vorrei essere come le montagne del "mio paese", forse sarei più felice con me stesso e con gli altri!

mr.zugo

domenica, marzo 14, 2010

Le Nuove Agorà

L'uomo si definisce "un animale sociale" ed in effetti tende a raggrupparsi, a creare delle collettività in ogni ambito in cui viene a trovarsi, per lavoro, per divertimento, per affetto, ecc. Un tempo i ritrovi erano quelli di comune interesse e di comune passaggio, creando così le famose agorà, ovvero le piazze. In questi luoghi venivano organizzate ogni sorta di attività, dal mercato alla manifestazione, dalle feste ai comizi; con cadenze regolari nelle piazze ci si ritrovava e ci si riversava per stare con gli altri e condividere, scambiare, vedere gente, o incrociare il cammino di qualcuno, scambiando opinioni, parlando e portando ognuno le proprie esperienze e le proprie mercanzie, barattando, contrattando, imparando nuove cose o scoprendo nuovi alimenti e nuove culture. Oggi le cose non sono troppo diverse, ma certamente non sono assimilabili a quelle di 30 anni fa, piuttosto che di 100 anni fa. Oggi le piazze sono quasi in disuso per diversi motivi: primo perché sono sempre più piccole o soffocate da troppi palazzi adiacenti, oltre che dal traffico che ci gira in torno, e perché sono all'aperto ed in ogni periodo dell'anno c'è sempre il brutto tempo che dissuade dall'andare a prendere pioggia, vento, caldo, neve... ed in secondo luogo sono cresciuti i pagliativi di questi ritrovi pubblici, con l'incombere della globalizzazione e del consumismo, non smettono di proliferare i centri commerciali, gli outlet, i centri polifunzionali dove non manca quasi più nulla. Queste nuove agorà sono delle città nelle città, e sono certo che da qualche parte nel mondo esistano centri commerciali dove si possa anche andare a dormire, si perché esistono già dei centri di raduno e smistamento della gente come gli aeroporti che al loro interno hanno davvero tutto, cinema, ristoranti, alberghi, solarium, palestre, chi più ne ha più ne metta. Le nuove piazze hanno soppiantato quelle vecchie, utilizzate solo più da giovani che non hanno modo di allontanarsi troppo, come gli anziani d'altronde.
Nelle nuove agorà le persone ci vanno perché ci devono andare o perché non hanno alternative? Dal mio punto di vista riprendendo dal post precedente non hanno alternative, perché subliminati dalle consuetudini che dicono che ci devi andare altrimenti non sei come gli altri, ci devi andare perché ti dicono che ti è comodo, ci devi andare per non sentirti isolato nei discorsi e nei confronti con gli altri. Le nuove piazze sono delle concentrazioni di persone che sono portate a consumare, niente in particolare, l'importante e che consumino: cibo, vestiti, tecnologia, servizi, e quanto vi possa venire in mente.
Io ricordo ancora quando al paese mio c'era "il guardiano delle piazza" che non era uno di quelli che vivevano in una casa che ci si affacciava, era uno di noi che la frequentavamo, di qualche anno più grande: stava lì sempre potevi passare a qualsiasi ora dalle 15.00 in poi sino alle 3.00 di notte e ce lo trovavi. Nessuno sapeva come era possibile ma era così, perché lui sapeva sempre chi era passato e chi no, di chi era passato sapeva quando e con chi; quella piazza aveva una vita e mai, dico veramente mai era vuota sempre qualcuno c'era e non mi riferisco a qualcuno di passaggio, c'era sempre qualcuno che ci stava abitualmente per un motivo o per l'altro. Nelle nuove agorà tutti ci vanno ma nessuno resta, anche perché c'è talmente tanta gente che non sai mai chi ci trovi e se c'è o meno, fai quello che devi fare e te ne vai ed a volte non incontri nessuno a meno di non averci preso appuntamento. o aver fatto qualche telefonata di richiamo. Nelle nuove agorà ci puoi passare tutto il giorno, tutti i giorni, ma non è sicuro che ti passerà davanti qualcuno che tu conosci, sia per il fatto che sono talmente immense oramai che in alcune ci si perde, che sia un centro commerciale o un aeroporto, una stazione ferroviaria (di una grande città), un outlet... a confronto le vecchie piazze sono nulla come dimensione ed estensione. 

Insomma sono luoghi di ritrovo ma anche di dispersione, anzichè consentire l'aggrazione e l'incontro portanto al "vagolio" più o meno sincopato in luoghi delimitati dove si possono passare ore senza incrociare nessuno di conosciuto ed i rapporti sono inesistenti tolti quelli legati all'erogazione del servizio o alla loro fruizione. Nelle piazze oggi ben poco si vede, e solo in momenti particolari e sempre più sporadici, a meno di non andare a vivere nelle periferie che abbiano ancora una forte connotazione rurale, allora forse si può rivedere e rivivere il vecchio sapore del luogo del ritrovo per eccellenza, altrimenti oggi la fanno da padrone dei centri prefabbricati dove ci si ritrova e mai per più di un paio d'ore a meno di non fare shopping sfrenato e incondizionato.
Come spesso penso e temo, il terzo millennio con tutto il suo sviluppo e civilizzazione sta portando alla disgregazione e disunione della collettività creando sempre più elementi di separazione e allontanamento, proponendo sempre più dei modelli di vita che isolano l'individuo che per puro istinto approfitta di quanto gli viene proposto per tentare di ricreare una collettività della quale però non si sente così tanto partecipe.
15 anni fa ricordo che dove abitavo io esistevano i popolini di due piazze che erano in contrapoosizione: quella di sopra alla chiesa e quella di sotto del mercato raggiungibile scendo una rampa di scale di 25 gradini dove ci si radunavano gruppi diversi divisi per gerarchie predefinite; quelli che andavano alla piazza di sopra erano quelli normali dove poi tra questi c'erano i vari gruppetti (una sera sono riuscito a contare 89 persone e tutte si conoscevano), mentre quelli strani stavano nella piazza di sotto ed anche lì c'erano 4 sottogruppi come minimo (e anche loro al massimo della densità potevano essere una sessantina di persone), ma la cosa più confortante e che tra quelli di sopra e quelli di sotto c'erano altri che andavano e venivano perché conoscevano tutti e stavano con tutti. Oggi se andassi al centro commerciale più vicino a casa, forse riuscirei a incrociare si è no 5 persone che conosco.
Mi sale la tristezza se penso a quando vivevo la piazza e vivevo con le persone che facevano altrettanto, pur volendo sono quasi certo che se mi metto in una piazza, oggi, da solo non riuscirei mai a trovare la fiducia di qualcuno per fermarlo e passarci qualche ora senza spendere una lira, e divertirmi, o imparando o condividendo... ma non escludo che possa iniziare a fare "la voce nel deserto" e mettermi in pianta stabile per vedere come reagisce la gente, specie nel tentativo di trattenerla per chiacchierare: fosse poi vero che succede qualcosa?

venerdì, marzo 12, 2010

Jung da 68 domande! -Chi Sono Io

Tempo addietro, ormai parliamo almeno di due anni e mezzo fa, avevo fatto un breve post sul risultato di una serie di incontri fatti con una team di persone che lavorano sull'organizzazione aziendale sulla base dei tratti psicologici e caratteriali delle persone. Avevo anche promesso che avrei pubblicato il risultato, ma non lo feci più in quanto erano un decina di pagine fitte fitte da trascrivere, e tra la poca dimestichezza con la tastiera ed i vari impegni non lo feci più.
Bene ora torno a sull'argomento perché casualmente su indicazione di un collega di un sito di head hunter, ho trovato la possibilità di fare lo stesso test (in italiano questa volta), ovviamente in modo più limitato e concentrato, ma il risultato che è venuto a me è molto in linea con quello che mi venne fatto all'epoca in più giorni e con più passi di esercizi e incontri. Quindi vi trascrivo il risultato ottenuto per mantenere quella lontana promessa, in questo modo potrete saperne qualcosa in più su di me, o di quanto io faccio percepire di me. Si perchè questi test basati sulle teorie junghiane trattano degli aspetti caratteriali e psicologici legati alla percezione di se stessi e di come ci si pone verso gli altri. Quindi venendo al punto ecco quale verdetto ha dato il test trovato:


Risultato del TEST


Orientamenteo: Introverso
Funzione Dominante: Sentimento
Funzione d'appoggio: Sensazione
Funzione Terza: Intuizione
Funzione inferiore: Pensiero
Tendenza: Giudicante


"Grande affidabilità, realismo e lealtà sono le tre parole che caratterizziano questo tipo introverso sentimento. E' molto concreto e pragmatico e sa portare a termine nel modo giusto (anche se personele) le cose che deve fare. Non ama le novità ed ha una marcata insofferenza nei confronti dei cambiamenti. Si adatta molto bene alla routine. Ha una straordinaria  capacità di prestare attenzione a quello che avviene nel presente: non è un sognatore o una persona particolarmente fantasiosa. Ha gneneralmente una memoria eccellente, in particolare per i fatti che sono riconducibili alle persone. Può essere una vera e propria banca dati vivente! Ha una scala di valori bene differenziata che gli consente di valutare con saggezza le situazioni e i comportamenti della gente. E' una persona dotata di calore personale, gentile e generosa. Se ha la possibilità di farlo, cerca di aiutare gli altri, sempre in maniera concreta e non a parole. Attribuisce una grande importanza all'armonia tra le persone. Detesta doversi scontrare con qualcuno e pur di non farlo si sforza di essere accomodante. Gli altri possono a volte trarre ingiustamente vantaggio da questo suo attegiamento. Ma è comunque tollerante finché non venogno messi in discussione i suoi valori fondamentali. Superato quel punto diventa rigido ed è praticamente impossibile smuoverlo dalle sue posizioni. La sua funzione inferiore è il pensiero. Non è particolarmente interssato ad un apporccio analitico, freddo e impersonale, così come non è portato ai ragionamenti astratti che hanno scarso contenuto di elementi solidi e concreti. Si trova a disagio se deve affrontare problemi nuovi o se deve elaborare degli scenari futuri. Non si fida dell'intuito o delle ispirazioni. Questa diffidenza e l'ansia per il futuro possono paradossalmente portarlo a prestare ascolto soltanto alle intuizioni negative, portandolo ad avere un atteggiamento pessimista nei confronti delle novità e del cambiamento. Ama la natura ed è spesso abile nei lavori manuali. Preferisce stare in ambienti familiari. Molto legato alla casa. Sul piano del lavoro, oltre alla grande affidabilità, è molto leale nei confronti del gruppo o dell'organizzazione per la quale lavora. Cerca di favorire la squadra anziché voler emergere a detrimento degli altri."

Ecco mr.zugo secondo il test!! Va detto che rispetto all'altro che feci ci sono alcune differenze, ad esempio il Pensiero non era la funzione inferiore bensì quella dominante, questo si spiega per il fatto che i risultati delle teorie junghiane non sono costanti ma variano al variare dei momenti che le persone vivono, ed in cui possono fare questi test; questo però non cambia di molto il risultato se non invertendo solo alcune tratti caratteriali. Inoltre il test fatto qui era di sole 68 domande mentre quello che feci era fatto d 150 e di un test operativo di circa 30 azioni da affrontare, quindi concedndo un minimo di margine di errore per la brevità del test e il contesto in cui mi trovavo (ambiente lavorativo) tutto sommato mi rappresenta abbastanza bene che in percentuale si potrebbe trasformare in un 85/90%.

Personalmente ho sempre trovato interessante aver modo di scoprire come ci si presenta e come ci si percepisce, quindi vi invito a farlo cliccando su questo link. Sia chiaro non mi aspetto che altri pubblichino il loro risultato, ma è anche vero che condividere e commentare i risultati in gruppo aiuta parecchio, specie avendo riscontro da altri sul proprio profilo avendo modo di imparare a migliorarsi dove si evidenziano i lati deboli. Per chi ci proverà buon divertimento e non stupitevi se una volta ottenuto il risultato non vi ci ritrovate, capita spesso, molto spesso.

E ora libero sfogo ai commenti pro o contro questo mio profilo junghiano da 68 domande... [aiuto! siate clementi]

mr.zugo

martedì, marzo 09, 2010

La Forza Del Branco

In altre sedi è stato scritto della subliminazione, ma una concetto non è stato espresso ovvero quella del titolo di questo post. Che sia chiaro non è da intendersi come avvaloramento del condizionamento negativo, bensì come rimedio, o meglio come arma, verso la normalizzazione e la globalizzazione. La forza del branco sta nella comunione delle forze, delle idee, della condivisione delle potenzialità migliorative e di resistenza a quanto ci si contrappone. Ognuno nella propria vita affronta difficoltà e dispiaceri, ed è in questi frangenti che occorre affidarsi al gruppo, ma con le debite cautele e attenzioni, ovvero non come solitamente accade nel confidarsi o cercare conforto nelle amicizie o nella famiglia tanto per non sentirsi soli, bensì fortificando i legami con le persone che sappiamo e sentiamo essere unite da un filo nei nostri confronti. Dobbiamo trovare la forza di prendere le energie da quelle persone che sappiamo fidate e che mai chiederanno nulla in cambio, perché consapevoli del loro ruolo. I branchi che possono essere riconoscibili e certamente validi sono quelli della famiglia o quelli che si avvicinano al concetto di "squadra" dove tutti contribuiscono con le proprie doti a superare gli ostacoli e raggiungere il comune obbiettivo del benessere del gruppo. In questa epoca che stiamo vivendo, troppi sono gli sprechi di energie verso individui o gruppi di individui che ci assorbono negativamente le energie perché troppo volti a condurre un'esistenza che non si sa mai quanto valore abbia alla resa dei conti. Aspetti egoistici, di convenienza, di arrivismo, di dissoluzione sono quelli che conducono oggi all'esistenza consumistica e di rivalsa di casta che tentano di inculcarci con ogni mezzo: i valori morali, etici e di dignità del singolo sono soppiantati dall'apparire ed essere non da meno di altri, quando invece sarebbe opportuno tornare ai sani insegnamenti dei nostri nonni, dove esistevano regole di vite, che per quanto semplici, avevano una forza e permettevano una sicurezza che oggi troppo spesso vengono a mancare, fatta eccezione di alcune sporadiche realtà. L'unione è data dall'assembramento e non dalla condivisione e disponibilità, i traguardi sono raggiunti con mezzi iniqui mentre un tempo erano raggiunti con l'impegno e il supporto, le richieste sono arroganti e irragionevolmente egoistiche, mentre negli anni passati erano dettate dalle necessità e dal buon senso.
Ritengo che oramai la socialità sia maldestramente condotto per mano da una serie di aspettative che vengono inculcate a suon di mezzi mediatici nella cultura di ognuno di noi, allontanandoci così dai saggi insegnamenti dei nostri predecessori; pochi sono i coraggiosi che coltivano valori antichi ma forti, alla lunga si percepirà che sarà d'obbligo fare dei passi indietro e ritrovare quella serenità di essere umili e uniti prima di soccombere alla globalizzazione di massa in ogni ambito di vita. Fortemente ogni giorno sarà necessario prendere posizione prima da soli e poi pian piano con gli altri, perché il branco una volta compatto e solidale non ha rivali, pur correndo il rischio di essere delle note stonate, il branco non temerà nulla. Ovviamente non è la soluzione dei mali ma certamente aiuta a convivere meglio con quanto la vita ci ripropone noiosamente. Le sofferenze saranno supportate e alleviate, le gioie amplificate e vividamente vissute, le difficoltà saranno sormontate con il minimo sforzo grazie al supporto ed alla spinta del gruppo. Esistereanno migliaia di libri e testi di sociologia che insegneranno a sopravvivere in questa vita del terzo millenio, ma il sapere degli antichi sono ancora i più validi perché nato dall'esperienza della vita vissuta. Tutti dovrebbero leggere l'arte della guerra, una libro che parla di tattiche belliche, ma che nasce dalle considerazioni dell'esperienza della vita vissuta, le tattiche belliche non sono altro che le azioni che ognuno di noi può intraprendere nella propria vita quotidiana ed anche in nel libro è palesata la forza del gruppo ben gestito dal suo comandante, ma non è il solo libro che parla del gruppo, nei tempi moderni possiamo trovare l'arte del negoziato, in cui è palesato che il conflitto non è necessario se si conduce la controparte a gestire il contenzioso con lo stesso metodo, ovvero unione di intenti pur per contrapposte necessità. Se la subliminizazione mediatica ci bombarda, semplicemente sarà sufficiente lasciarsi bombardare senza prestarle attenzione, trovando nel confronto all'interno del gruppo quali invece possono essere le migliori scelte per il singolo ma anche per il gruppo stesso.
In definitiva occorre avere il coraggio di fare un passo verso qualcuno per trovare l'unione, confidare nelle persone nei valori che possono esprimere, e cominciare a sminuire la simbologia globalizzata e avvalorare di più l'unicità dei singoli e creare dei gruppi amalgamati di mutiesperienze vissute e non favoleggiate! Il branco è un'opportunità per rafforzare anche il singolo che cresce in proporizione al crescere del gruppo! Un tempo bastava un fiasco di vino, un salame e un po' di pane per socializzare oggi?

domenica, marzo 07, 2010

Confrontando&Affrontando

Dopo un mese di silenzio, torno a scrivere qualche riga qui, per lasciare un'altro segno della mia esistenza. A ben pensare l'inizio di questo post è un po' inquietante, ma resta il fatto che al momento ho il sorriso sul volto. Dovrei andare a dormire ed invece sono qui a scrivere e poco mi importa. Di cose ne sono accadute in poco più di 30 giorni ma ben poche hanno avuto un significato e lasciato qualcosa. Di quelle poche però l'impornta è stata ben impressa e gradita.
E' chiaro che faccio troppa introspezione, dietrologia, voli pindalici con la fantasia, ma è altrettanto ben definito che nel mio essere non manca mai occasione di rimettermi in discussione e a confronto con quanto mi si propone sul cammino, permettendomi di mantere il contatto con la realtà. Questo miscuglio alquanto strano dei miei tratti caratteriali sino ad oggi nel mio procedere nella quotidianità mi ha permesso di affinare istinti e valutazioni al punto di permettermi di avere attorno a me persone che hanno uno spessore; ognuno a modo proprio ovviamente ma non per questo meno valevoli rispetto ad altri. La pazienza e la voglia di confronto sono doti che dal mio punto di vista sono molto redditizie a lungo termine. Si è vero nel breve sembra tutto complicato, tutto confuso, tutto strano e inopportuno, ma l'esperienza odierna mi consente di dire invece che il tempo è il miglior giudice e compagno di vita. La fretta e l'impulsività vengono lentamente soppiantante dalla curiosità di vedere come vanno a finire le cose.
Ogni giorno mi riscopro nuovo e diverso verso le stesse persone che posso aver conosciuto anche anni prima, così accade che dal nulla dopo molti mesi risento persone di cui non avevo più notizia, dopo mesi una strana cortina di fumo si dipana nei confronti di un'altra persona, mi ritrovo con 12 kg in meno dopo 4 mesi dal mio trasferimento e conrtolli sulla salute da fare, ritrovo energie per ricostruire uno strato di me che era andato indebolendosi e assottigliandosi verso un mondo senza controllo e troppo vacuo, mi ritrovo ad essere eliso da un'organigramma aziendale e non dimostro il ben che minimo disago al contrario di altri tempi, ho voglia di innamorarmi, ho voglia di crescere, ho voglia di tornare a casa (ma non è una novità), imparo nuove cose nei rapporti con le persone e di questo sono grato, e anche se non vi interessa vi dico che fa bene affrontare gli altri!
Insomma piccole eventi in un mese che cambiano la rotta di una esitenza, anche se non ce se ne rende conto.
Alla soglia dei 40 anni, mi rendo conto di essere ancora un ragazzino con troppe cose da imparare, ma in fondo fa bene allo spirito avere sempre qualcosa da impare e scoprire, ma soprattutto non aver paura dei cambiamenti ed affrontarli a testa alta.
Torno qui a scrivere anche un po' alla rinfusa, poco male meglio averlo fatto che no!


mr.zugo