mercoledì, settembre 20, 2023

Tornare sui Banchi

Siamo ad inizio settembre e come scritto nei post precedenti, nel nuovo percorso intrapreso oltre allo stato di forma stavo considerando anche la possibilità di tornare a studiare.
Il tempo per decidere e scegliere non è molto. I dubbi e le perplessità sono tante, anche perché l'impegno sarebbe notevole, specialmente se considero anche le già tante ore lavorative di ogni giorno.

Ad ogni buon conto non mi sono precludo la possibilità ed ho iniziato a valutare le diverse opzioni: l'università tradizionale piuttosto che quella on-line, oppure qualche altra forma di "studio" meno impegnativo. Per quanto riguarda l'università tradizionale i costi sarebbero onerosi, oltre che non avere la certezza di trovare una facoltà logisticamente comoda e che tra le altre cose non abbia l'obbligo di frequenza o proponga anche delle lezioni non in presenza; per questo la ricerca si è sin da subito concentrata sulle università on-line, riscontrando però lo stesso onere economico di quelle tradizionali e una serie di corsi, che pur essendo molteplici, passavano da temi specifici a temi di troppo largo respiro: scenario che mi ha messo inaspettatamente in difficoltà. Inizio così a valutare se la spesa ne valga la pena, considerato poi che non mi è così fondamentale una laurea a 50 anni poi... la professionalità è ormai acquisita e circoscritta ad un mondo professionale ben delineato, sarebbe impensabile prendere una laurea per intraprendere una nuova carriera (ndr forse mi manca il coraggio).
Mi prendo così qualche giorno per riflettere meglio su quelle che potevano essere le aspettative o le necessità di dover tornare tra i banchi di scuola. Nel corso dei giorni si vanno via via escludendo le diverse opzioni: non sono alla ricerca di un titolo accademico "formale"; lavorativamente parlando non mi potrebbe dare nessun vantaggio né opportunità di crescita o di ricollocazione soprattutto in relazione all'età anagrafica; non mi occorre un titolo di studio per appagare, o meglio compensare qualche lacuna personale nei confronti di chissà chi.

Alla fine cosa è restato? Che la voglia di tornare a studiare era dettata dalla necessità di risvegliare l'interesse per lo studio, per la ricerca, per la scoperta di cose nuove: stimolare la mente ad uscire dal torpore della routine e della noia del quotidiano che mi opprime.

Ed è così che mi oriento alla ricerca di qualche corso alternativo, indirizzo che mi fa rispolverare una buona alternativa scoperta grazie un'amica già anni fa. Mi concentro dunque sull'Università Popolare di Torino, una Fondazione culturale che offre un ampia gamma di corsi: sono ben 125 e tuti serali! C'è un abbondanza di temi trattati che mi trovo addirittura in difficoltà a scegliere. Anche qui mi prendo nuovamente qualche giorno e poi inizio a scegliere con due criteri: il primo che riguarda corsi in presenza, il secondo che siano corsi per certi versi leggeri e/o utili in qualche misura. Nel frattempo questo mercoledì esco un po' prima da lavoro e mi dirigo alla segreteria dell'Unipop di Torino per effettuare l'iscrizione. Giunto a destinazione vengo accolto dal personale della segreteria che, orami, avvezza al periodo ed alle facce che si presentano sanno già cosa dire, fare e come portarti a bordo di questa realtà; non a caso terminate le operazioni di registrazione non manca la domanda: "ha per caso scelto qualche corso a numero chiuso? perché le disponibilità di questo periodo ormai sono limitate." Preso in contropiede, chiedo di dirmi quali sono i corsi dove c'è ancora disponibilità e senza pensarci troppo li prendo: "Giocando con la LIS" e "Dillo in 7 minuti". Lo devo ammettere, li ho presi perché incuriosito dal primo, che si terrà on-line ed il secondo perché in presenza. A volte seguire l'istinto può portare a piacevoli sorprese.

E' fatta ora sono iscritto, due corsi già definiti! Ora non resterà che scegliere gli altri ma fortunatamente c'è tempo sino al 24 di ottobre, data di inizio dei corsi, tutti, quelli in presenza e quelli a distanza.

giovedì, agosto 31, 2023

Sogni Animati - Ghibli

Amo i cartoni animati o come vengono chiamati oggi gli "anime". Il più delle volte questi sono tratti dai manga, altre volte nascono grazie alla fantasia di qualche sceneggiatore o scrittore e sono anime unici per lo più in forma di film e per alcuni di questi solo dopo arrivano i manga o gli anime in serie. Per la seconda volta mi sono lasciato rapire da una rassegna di film animati dello studio giapponese più famoso, lo studio Ghibli. In questa torrida estate ho avuto l'occasione di potermi godere 5 film prodotti da questo studio che raramente sbaglia, giusto per dare un'idea qui di seguito l'elenco dei lungo metraggi:

  • Lupin III - Il castello di Cagliostro (Rupan Sansei - Kariosutoro no shiro) (1979)
  • Nausicaä della Valle del vento (Kaze no tani no Naushika) (1984)
  • Laputa - Castello nel cielo (Tenkū no shiro Rapyuta) (1986)
  • Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro) (1988)
  • Kiki - Consegne a domicilio (Majo no takkyūbin) (1989)
  • Porco Rosso (Kurenai no buta) (1992)
  • Princess Mononoke (Mononoke-hime) (1997)
  • La città incantata (Sen to Chihiro no kamikakushi) (2001)
  • Il castello errante di Howl (Hauru no ugoku shiro) (2004)
  • Ponyo sulla scogliera (Gake no ue no Ponyo) (2008)
  • Si alza il vento (Kaze tachinu) (2013)
  • Kimi-tachi wa dō ikiru ka (2023)
In questa occasione ho avuto il piacere di godermi l'animazione di 5 dei film sopra elencati con la rassegna "Un mondo di sogni animati", tra luglio ed agosto a distanza di 7/15 giorni l'uno dall'altro sono stati riproposti film di animazione tutti contraddistinti da un tratto rappresentativo se voglio un po' vecchia maniera, senza digitale o non troppo e con linee tradizionalmente "sommarie"; ma il bello di queste animazioni, almeno per me, è proprio lo spazio che lasciano all'immaginazione di riempire e definire quei dettagli che sembra non esserci. Sì sembrano non esserci ma in realtà la cura e l'attenzione dell'animazione ci sono è sono per ognuno dei film che ho visto peculiari. Ad esempio in Ponyo sulla scogliera i dettagli realizzativi e più rappresentativi erano legati all'acqua, del mare, dei fiumi, mentre in Il mio vicino Totoro la cura era puntata sulla vegetazione, od ancora per Si alza il vento  dove l'espressività e le emozioni dei personaggi era tutta concentrata sugli occhi. Insomma una categoria di cartoni animati che un po' stona con le nuove tecniche ed il nuovo realismo che i film di animazione oggi presentano. Ma al di là delle preferenze che si possono avere sulle tecniche realizzative, è innegabile che le storie sono sempre affascinanti ed accattivanti, con più chiavi di interpretazione qualora ci si voglia trovare una morale od fine alle varie storie narrate. 

Nonostante non abbia fatto le consuete vacanze estive andando al mare o in montagna, quest'estata è stata per me un godimento, questi film mi hanno permesso di vagare con la fantasia, rimettere in moto l'immaginazione. Era da tempo infatti che uscendo dal cinema non mi sentissi appagato e colmo dalla visione, questa rassegna invece mi permesso invece di godermi appieno le proiezioni e non solo, una volta uscito avere ancora negli occhi quelle immagini, i fondali animati, oltreché avere un senso di appagamento della storia vissuta tramite quelle immagini colorate ed animate per l'occasione delle varie storie, tra misticismo, magia, realtà e fantasia. Mi rammarico un po' di aver perso la stessa rassegna l'anno precedente che proponeva altri titoli che avrei visto e per alcuni rivisto con immenso piacere. Mi auguro ci siano altre occasioni per avere occasione di rivivere le splendide emozioni vissute in queste ultime settimane.

mercoledì, luglio 05, 2023

Lavoro Irrequieto

Con molta probabilità ho già scritto in passato dei miei stati d'animo lavorativi, ed ora eccomi nuovamente qui a farlo. Ho notato negli anni che ciclicamente attraverso diverse fasi in ambito lavorativo: passo dalla stimolante entusiasmo della novità, al pacato consolidamento dell'esperienza del ruolo, per poi giungere immancabilmente alla noia che sfocia nel disamoramento della quotidianità lavorativa. Queste fasi si sviluppano generalmente in un arco temporale che va dai 18 a 36 mesi a seconda della complessità dello scenario lavorativo. In passato mi veniva in aiuto il fatto che fosse più facile cambiare lavoro, piuttosto che essere legato ad aziende che subivano variazioni o trasformazioni societarie, in questo modo all'apice della noia era più facile sia direttamente che indirettamente trovarmi in nuovi contesti che permettessero di rilanciare l'entusiasmo grazie ai cambiamenti. Mi ritrovo ora, dopo 27 anni di lavoro, ad avere un'età in cui è più difficile cambiare ed anche ce ne fosse la possibilità non c'è una certezza nella stabilità del futuro; la maturità mi fa essere da un lato più garantista e dall'altro meno propenso all'azzardo, facendomi fare riflessioni da un punto di vista più cautelativo.

La premessa per far comprendere il momento che sto attraversando in questi ultimi mesi, nonostante ci sia stato un cambio organizzativo 3 anni fa, è che l'effetto novità si è esaurito molto preso, ed altrettanto velocemente la fase del consolidamento del ruolo (cambiato molto poco per la verità), facendo arrivare più in fretta la fase della noia. Il cambio organizzativo ha modificato alcuni aspetti formali, ma non quelli sostanziali definendo in questo modo una sorta di appiattimento della quotidianità. Un piccolo scossone poteva arrivare con il cambio di ruolo e di segmento di riferimento, questo mi avrebbe dovuto portare a mettere a frutto l'ampia esperienza con la prospettiva di poter fare cose migliori, più complesse, più eccitanti e gratificanti; dopo qualche mese mi sono però reso conto che così non sarebbe stato. Le aspettative mancate non sono derivate da me, bensì da almeno tre fattori: il primo legato al Covid  che portato una grande trasformazione che nel mondo del business, facendo cambiare prospettive, modalità e priorità di spesa alle imprese, e malauguratamente non in meglio, anzi; il secondo fattore è la nuova configurazione aziendale che ha determinato una "specie di impoverimento" della struttura in cui sono inserito, progressivamente ci è stato levata autonomia e valenza nelle collaborazioni e contribuzioni con le altre strutture e/o divisioni aziendali; il terzo, ma non certo ultimo, le politiche socio-economiche globali che hanno portato all'inasprimento di alcuni conflitti e l'avvio di altri che hanno impattato sul mercato globale del mondo del business inasprendo la "recessione" negli investimenti sui servizi accessori. Questi fattori hanno fatto sì che la mia quotidianità sia stata indirettamente impattata perché lavorando con il mercato delle aziende e non con clienti di tipo domestico, si è risentito nella capacità e volontà di spesa/investimento che tutte le imprese hanno progressivamente cambiato, ridotto e trasformato in altro.

Sono qui a scrivere della noia quotidiana che mi pervade sul posto di lavoro, non bastano le formazioni che l'azienda ci mette a disposizione, l'apprendimento da remoto non è così stimolante, anzi diventa per sin un disturbo; per quanto sia gratificante, non basta più essere un riferimento "qualitativo" all'interno del gruppo di lavoro; se già in precedenza era uno dei pochi aspetti spiacevoli, in questi ultimi tempi la mancanza di educazione e rispetto per il mio tempo (come per quello dei miei colleghi di reparto) sta diventando sempre più insostenibile. In un contesto come questo, quindi mi è venuto naturale non avere più aspettative o ambizioni lavorative, ed invece sentire sempre più la necessità di trovare nuovi stimoli e nuovi orizzonti extra lavorativi. Credo sia per questa condizione e per questioni di maggior consapevolezza su alcuni aspetti di me stesso di aver indirizzato le energie verso altri ambiti come una miglior condizione fisica e la ricerca di nuovi stimoli culturali anche se non di alto livello. 

Devo essere sincero, tutto questo in parte mi rattrista in quanto ho sempre amato fare bene, avere buoni rapporti e una buona considerazione nel lavoro. Ritrovarmi a così tanti anni di distanza dal riposo professionale ad avere lo stesso atteggiamento dei pensionandi o di quei colleghi che non hanno più nulla da dare perché stanchi o rammaricati del loro percorso, per un verso mi fa paura ma ancor di più mi angustia non avere la capacità di far fronte ad un contesto lavorativo se non con una sorta di rassegnazione e fatalismo attendista. Ho anche pensato che potrei cercare un altro lavoro, ma l'età, la seniority e l'incertezza di un posto di lavoro stabile mi frenano, e mi domando se sia per  saggezza o più banalmente mentalità da vecchio... Resta il fatto che tutto questo rende le giornate faticose, lunghe e per certi versi logoranti.

sabato, giugno 10, 2023

Disciplina Fisica

Sono passate alcune settimane e gli allenamenti sono iniziati! Nelle prime lezioni insieme al personal trainer abbiamo fatto alcune verifiche ed  alcune prove per definire il mio stato di forma e costruire la mia scheda di lavoro. Il ragazzo nonostante la giovane età, fortunatamente per me, è preparato anche sul recupero funzionale, infatti ha individuato bene le mie problematiche e costruito un percorso di esercizi adatti a gestire al meglio le mie "debolezze" fisiche ed articolari oltre che impostare un lavoro di rinforzo per il ripristino del giusto tono muscolare.

Gli allenamenti all'inizio li ho svolti  insieme a lui per imparare ad utilizzare correttamente gli attrezzi e impostare nel modo corretto gli esercizi; il lavoro comprende tutte le fasce muscolari, sia nella parte alta che nella parte bassa, a cui si aggiungono esercizi a corpo libero oltre alla consueta componente "cardio". Ogni sessione sarebbe di quasi due ore, forse eccessive per me. Sarà che per abitudine o per semplice comodità mia e del trainer i primi allenamenti si sono svolti nel tardo pomeriggio, occasione in cui mi sono reso conto di come sia cambiata la mia tenuta mentale e fisica di quando avevo 25 anni rispetto ad oggi che ho il doppio degli anni, soprattutto per allenamenti di una durata troppo estesa come quelli che mi sono stati preparati; un altro elemento di riflessione sull'orario è la presenza degli altri iscritti nella palestra che dopo le 16.30 ho notato essere molto alta, condizione che non agevola lo svolgimento degli esercizi rischiando di avere dei rallentamenti o tempi di attesa troppo lunghi ed incompatibili con la scheda di lavoro che mi è stata preparata e prolungando oltremodo la permanenza in palestra. Terminate quindi le lezioni con il trainer prendo la decisione di provare ad allenarmi al mattino anziché nel pomeriggio, così da testare sia la mia tenuta fisica/mentale sia la numerosità delle presenze. Mai scelta fu più azzeccata! Anche se un tempo non ero un fautore degli allenamenti al mattino presto, ora mi sono dovuto ricredere: iniziare la giornata con un allenamento ed una doccia ho scoperto essere energizzante; a questo si aggiunge il fatto che le presenze sono tali da permettere una allenamento regolare e costante senza troppe interruzioni o attese. Ma un allenamento di due ora è davvero troppo per un "vecchietto fuori forma" come me, per questo decido di rimodulare gli allenamenti per conto mio, per portarli ad un impegno complessivo di poco oltre un ora. Inizio così ad andare due mattine a settimana in palestra sfruttando i giorni di smartworking in modo da poter poi iniziare la giornata lavorativa ad un orario consono.

Dopo queste prime settimane posso dire con soddisfazione che sento arrivare poco a poco i benefici: i dolori alle ginocchia stanno passando, le spalle si stanno man mano rinforzando e non ho più i problemi che avevo al mattino con la ripresa della mobilità della braccia. Anche mentalmente avere un impegno regolare e rivolto a qualcosa di diverso dalle solite cose è estremamente benefico; non meno importante anche le tensioni che mi stavo portando addosso ho la sensazione che si stiano pian piano sciogliendo... ma è altresì vero che ancora non ho raggiunto la serenità e la tranquillità che mi servirebbero, ma sento che sono sulla strada giusta. Manca però un ultimo tassello, infatti oltre agli esercizi con gli attrezzi ed a corpo libero, questi sono sempre attività di forza che alla lunga possono portarmi ad essere troppo rigido e "imbambolato" nei movimenti; quindi ho inserito una terza giornata di  attività fisica alternativa, ma non è stato facile trovare qualcosa; come in tutte le palestre i corsi di gruppo sono tutti distribuiti nell'arco della giornata negli orari per me incompatibili con il lavoro. L'unica possibilità che mi è restata è stato il sabato mattina in cui sono presenti tre corsi tra cui Piloga: pratica che è un misto tra Pilates e Yoga e viene svolto come prima lezione, che mi fa comodo anche per le consuete incombenze domestiche del fine settimana.

Bene, non mi resta che essere costante e regolare in questa ritrovata e nuova disciplina fisica. Ma so già che avrò i miei momenti di flessione, ma l'importante sarà non mollare del tutto, anche se avrò periodi altalenanti  dovrò avere la forza di ritornare in palestra quanto prima.


martedì, maggio 23, 2023

I demoni son tornati

La solitudine (emotiva e non solo) gioca brutti scherzi. Ci risiamo, era da qualche anno che non mi succedeva! Sono settimane che sono irrequieto e costantemente con quella sensazione di insoddisfazione con in sottofondo anche un po' rabbia mista a tristezza. Nonostante mi sia concesso tempo ed opportunità per rigenerarmi in questi giorni emerge sempre più forte questo disagio emotivo. Come per tutti, credo, anche io ricado sempre negli stessi errori, reitero azioni che mi portano a infilarmi in situazioni scomode ed a volte dolorose. Dopo le esperienze precedenti dovrei aver ormai imparato, ed invece ci ricasco come fosse la prima volta. In questi giorni, oggi soprattutto, ho iniziato a considerare l'eventualità di andare in terapia, sì perché non è verosimile che a 50 anni si facciano gli stessi errori della gioventù; se da ragazzo potevo essere giustificato dall'inesperienza o dall'ingenuità, oggi con mezzo secolo alle spalle non sembra plausibile né giustificabile comportarsi in modo tale da mettersi in difficoltà da soli. Se nei post precedenti escludevo la crisi di mezza età, forse ora dovrei ricredermi.

Quello che sto accusando è un malessere personale, profondamente intimo. Se nel corso degli anni ho cercato di imparare dagli errori, di ascoltare i suggerimenti ed i consigli che mi sono stati dati, parrebbe che non sia servito a nulla. Esteriormente forse ho dato l'impressione di essere "cresciuto" di essere "maturato", ma se penso a queste ultime settimane, mi convinco sempre più di avere dei limiti affettivi. Nonostante abbia cercato di allenare la mia intelligenza emotiva o abbia cercato di gestire ed esternare meglio alcune mie emozioni, ho la sensazione di essere rimasto al punto di partenza: incapace, imbarazzato e per alcuni versi patetico. I comportamenti che metto in atto, gli atteggiamenti che ho verso le persone (alcune in particolar modo), mi restituiscono sempre le stesse sensazioni: mi sento una voce fuori dal coro, un uomo con un pensiero ed una emotività asincroni rispetto a tutto e tutti, vivo di sensi di colpa o di rammarico che per lo più potrebbero essere ingiustificati, ma che ad ogni modo invece ci sono e pesano.

Iscrivermi in palestra, pensare di tornare in qualche modo allo studio, prendermi cura di me stesso sembra non bastare a colmare il divario che sento con il resto dell'umanità che mi circonda; fare quello che tanti altri fanno, trovare modo di sentirmi parte di un qualcosa e di poterlo condividere con gli altri non sta dando il risultato atteso. Mi creo delle fantasie  emozionali o delle relazioni immaginarie che nella realtà non trovano una rispondenza, come se tutto fosse una lontano scenario che non si fonde e non si amalgama con quanto io "mi vada raccontando". Vivo di una quotidianità e di strampalate consuetudini che però non sono amalgamate alla realtà del resto del mondo. Mi creo da solo delle aspettative che puntualmente ed ovviamente vengono disattese e che infine mi deludono più del dovuto, mi feriscono ed ogni volta mi lacerano sempre un po' di più.

In questi giorni sto archiviando alcune relazioni, ed altre le sto rimodulando, che per quanto possano avermi dato in qualche modo, dal mio punto di vista non mi hanno restituito quanto credevo; ho forse costruito castelli in aria e girato dei film nella mia testa, che all'improvviso si sono smontati e si sono dissolti nel vuoto: tutto questo mi abbatte e mi demoralizza. Tutto ciò è riferito a me stesso, infatti credo che le persone che mi stanno intorno siano "ignare comparse" di un film esistenziale che mi sono fantasiosamente creato da solo. Qui sta il nocciolo della questione. Il resto del mondo è serenamente inconsapevole di tutto ciò, sì perché non mi sono mai osato ad andare a schiantarmi sino in fondo a discutere seriamente o valutare oggettivamente o confrontarmi direttamente con le questioni o le persone interessate; nel momento in cui arriva la delusione lascio solo andare e mi rimetto a costruire nuovi ed immaginari mondi sperando di trovare casualmente conforto o soddisfazione.

Questo stato d'animo, così radicalmente irrequieto, l'ho già sperimentato, provato in due occasioni: la prima volta da ragazzino quando mi sentivo escluso e inadeguato rispetto a tutti gli altri; la seconda a trent'anni o poco più quando sono dovuto crescere in fretta per forza di causa maggiore. In entrambe le occasioni lo smarrimento, l'irrequietezza il disagio erano tali da lasciarmi costantemente senza fiato, sempre con l'affanno e l'ansia ad accompagnarmi in ogni momento della giornata. Ed ora a 50 anni suonati, per la terza volta, accade di nuovo e mi fa ancor più paura perché nonostante le esperienze passate, il gran lavoro che ho cercato di fare su me stesso (inutile direi a questo punto), ancora mi ritrovo a patire questa condizione con l'aggravante di ulteriori demoni che si sommano a quelli vecchi, demoni ulteriori che non dovrebbero esserci ma che si palesano perché non voglio ammettere di essere debole, di essere solo un piccolo uomo in balia della mia fragile emotività nell'affrontare una vita che solo parzialmente si può comandare, ma che per lo più si può vivere al meglio con tutti i propri limiti. Non mi resta che attendere qualche svolta che faccia girare nuovamente la ruota dell'umore e dell'emotività e mi riporti ad una condizione sufficiente a sopravvivere alla meno peggio. Nel frattempo rifletto e rifletterò su cosa possa essere più utile per "imparare a governare questo stato emotivo".


giovedì, maggio 04, 2023

Genetlìaco o Genèṡie

Sono passati pochi giorni dal giorno del mio compleanno, ma rispetto agli anni passati, mi è rimasto l'amaro in bocca.
Se in altre occasioni sono riuscito a svicolare da questa data che presuppone festeggiamenti e momenti di felice mondanità, quest'anno essendo il 50mo genetlìaco ha prodotto situazioni che non saprei nemmeno definire nel modo più giusto essendo un misto tra il grottesco e l'ansiogeno. L'aspettativa comune di dover dare importanza al numero 50 per un compleanno in alcuni momenti li ho vissuti come una genèsie, più che un festeggiamento gioioso.

Compiere gli anni per molti è una buona occasione per fare festa, circondarsi degli amici e dagli affetti, che a volte non si vedono per mesi, per me invece è una data come un'altra. Non mi serve una scusa per vedere, frequentare persone o per festeggiare, sono cose che si possono fare benissimo in ogni momento dell'anno, basta coltivare le relazioni e ritrovarsi insieme, tutto questo già dovrebbe essere una "festa", almeno è così come la penso io. Come detto in apertura, invece, quest'anno si è caricato di aspettative in maniera esponenziale, ma non per me, ma per i miei coetanei piuttosto che per coloro che vedono questi 50 anni come chissà quale traguardo! Sarà che è un numero tondo, un mezzo traguardo (mezzo secolo?) sembra comunque che rappresenti davvero un momento di passaggio, ma a parte le crisi di mezza età (psicologiche o metaboliche) tutto il resto non è così scontato: la maturità di un uomo o di una donna, si raggiunge a 50 anni? non credo, ci sono persone che sono cresciute e maturate anche ben prima, altri invece dopo. Si raggiunge una indipendenza economica? Come prima non necessariamente. Ci si può sentire realizzati? forse, dipende da un sacco di cose. Insomma davvero non mi capacito di cosa possa rappresentare un 50 rispetto ad un 40, un 30 o un 60...

Tutto questo entusiasmo ed eccitamento, mi ha portato uno stato di ansia e disagio che mai avevo provato per un compleanno, ho quasi pensato che superati i 50 tutto dovesse cambiare, o che quel che sono non lo sarei più stato una volta festeggiato questo compleanno, da qui la scelta del termine genèsie, che è l'equivalente del genetlìaco ma per quello o coloro che non ci sono più. Tetro pensiero lo so!

Personalmente, i momenti più festosi li ho avuti inaspettatamente, senza qualche anniversario, ricorrenza o festa più o meno comandata, per questo ho pensato invece di cogliere l'occasione per cercare di rendere quest'anno speciale, e dunque non solo il compleanno,  in più modi possibili: ho intrapreso un percorso personale, intimo e per me importante, ed anche se a lungo termine, lo voglio completare e consolidare. Insisto non è il giorno del mio compleanno che fa la differenza e quello che faccio tutti gli altri giorni, occasioni in cui posso stare con le persone con cui sto bene, a cui voglio bene oppure avere modo di fare cose che mi piacciono e che mi danno soddisfazione. Da questo punto di vista, il giorno del compleanno ed un suo festeggiamento diventano quasi riduttivo e misero, almeno per me, sì perché sia chiaro, non ho nulla contro coloro che invece hanno piacere di fare feste più o meno grandi al loro genetlìaco: il bello di questa vita è che ognuno è libero di fare come ritiene più opportuno.

Nonostante quest'anno invece, non so bene come e perché, sono inciampato in alcune situazioni che, nonostante le buone intenzioni, mi hanno solo parzialmente dato soddisfazione o piacere, sono certo che con il proseguire delle settimane e dei mesi, ci sarà modo di porre rimedio ad un solo giorno un po' così così: quindi "buon compleanno tutto l'anno!"

mercoledì, aprile 19, 2023

Come sto?

Ebbene le varie visite sono finite... nonostante qualche peripezia.

Ma andiamo con ordine, tanto per iniziare per perfezionare l'iscrizione ovviamente serviva il certificato medico, quindi come da abitudine mi sono rivolto ad solito centro che fa anche visite medico sportive.  La scelta non solo è dettata dalle vecchie abitudini di quando ero un giocatore di basket, ma anche perché in questa occasione mi permettono di essere doppiamente tranquillo; infatti oltre a fare qualche controllo più approfondito su alcuni aspetti quali spirometria, vista oculistica ed una anamnesi generale più dettagliata, ad oggi in caso di positività al Covid  nei tre mesi precedenti  la visita (come nel mio caso) l'elettrocardiogramma sotto sforzo viene fatto con parametri più severi ed attenti. Il tutto quindi definisce un quadro un po' dettagliato e preciso rispetto alla classica "sana costituzione" che potrebbe rilasciare il medico curante. Disbrigata questa pratica con successo, programmo le diverse visite gratuite messe a disposizione con l'iscrizione in palestra: per iniziare il nutrizionista, a seguire l'analisi della massa corporea e nel frattempo cerco anche di fissare l'appuntamento gratuito con il personal trainer per fare insieme una valutazione complessiva e definire una scheda di lavoro. Fissati i primi due appuntamenti, quello con il personal trainer si fa desiderare... prima mi cerca lui, poi lo cerco io, ma non ci troviamo a vicenda, quasi una scocciatura! Nel frattempo caso vuole che nel passare alla palestra per provare ad intercettare il personal trainer, ma anche qui senza successo, la gentile ragazza della reception ricordandosi che pochi giorni prima avevo fissato gli altri incontri, mi segnala la possibilità di  anticipare l'incontro con il nutrizionista, occasione che prendo al volo, trattandosi di aspettare solo un'oretta e farla quel giorno stesso anziché tra 10 giorni. 

Mai stato da un nutrizionista, esperienza particolare: essere intervistati sulle proprie abitudini alimentari quotidiane così nel dettaglio mia ha fatto un effetto strano, consapevole di non avere un buon regime alimentare quasi provavo vergona a rispondere sinceramente; ma devo ammettere che il ragazzo (un giovane dottore) è stato bravo non ha mai avuto un moto o un tono di biasimo o di rimprovero, anzi. Se proprio devo trovare una piccola pecca, questa c'è stata quando mi ha proposto le proteine in polvere... cosa non proprio per me. Come confidato al nutrizionista nella mia ignoranza quel tipo di integrazione alimentare non mi da fiducia, ma anche in questo caso non si è scomposto e non si messo a fare proseliti o difendere la scelta filosofica. Dulcis in fundo vuoi non essere misurato o meglio plicometrato??!! E vi che con la pinzetta mi ha misurato lo strato adiposo in 7 zone da cui concludendo secondo le tabelle mi si può considerare "obeso di I° grado": che novità!!

Più rassicurante e motivante invece la visita per l'analisi della massa corporea: questa viene fatta con una particolare bilancia sulla quale si sale scalzi a cui si aggiunge un manubrio da impugnare con le due mani; questa particolare attrezzatura tramite l'analisi della resistenza al passaggio di un bassissima tensione elettrica determina (si spera con adeguata precisione) la composizione della massa corporea. In sostanza nonostante il nutrizionista mi abbia classificato obeso di I° grado, l'analisi corporea ha altresì evidenziato una buona distribuzione delle massa magra rispetto alla massa grassa e la quantità di acqua! Insomma obeso si, ma con una buona base di partenza e con un buon allenamento la possibilità di raggiungere un migliore stato di forma/salute. Considerato questo scenario approfitto della promozione che mi viene proposta, ovvero oltre al primo allenamento gratuito previsto, con una modica somma (scontata del 50% rispetto alle condizioni normali) ulteriori 4 allenamenti guidati con il personal trainer che viene chiamato in causa contemporaneamente a me via e-mail con tanto di scheda di valutazione della massa corporea). Ed è così che 2 giorni dopo finalmente fisso il primo in contro con il giovane trainer ed avviare così gli allenamenti.

Insomma, certificato medico sportivo abilitante, un colloquio illuminante con il nutrizionista, un condizione fisica di partenza confortante ed un trainer tra l'altro specializzato nel recupero funzionale, cosa chiedere di più? Sono messo meno peggio di quello che pensavo e questa prima fase di avvio della trasformazione devo ammettere mi sta dando buone sensazioni ed iniziando nel modo migliore con entusiasmo e positività!

venerdì, marzo 24, 2023

Nuova Gioventù

Via che si va! L'ulteriore passaggio alla reception della palestra dove mi hanno illustrato il pacchetto di offerta ha prodotto il doppio risultato: un inscritto in più per la palestra e l'avvio di un nuovo percorso per il sottoscritto.
Dunque è fatta mi sono iscritto in palestra, quasi non ci credo. Ora verrà la parte difficile scardinare l'indolenza, evitare scuse e darmi una mossa.

L'occasione per superare la pigrizia arriva in primis dalla necessità di avere una visita medica valida per "certificare" l'iscrizione, ma anche dalla possibilità di agevolarmi dei servizi compresi nell'iscrizione dove i primi appuntamenti sono gratuiti. Inizio col fissare questi prime visite: medico sportiva (come da vecchie abitudini di ex-cestista pur spendendo qualche euro in più), nutrizionista, personal trainer e analisi della massa corporea. Immagino che in questo modo impegnando il tempo di altre persone sarà per me motivo di diligenza ed evitare di sprecare il tempo e la professionalità altrui ed obbligarmi a prendere sul serio questa promessa che mi sono dato, oltreché per non rendere vana questa spesa fatta. Più ci penso e più mi convinco che le visite in partnership con la palestra siano un buon primo passo per avviare questo nuovo percorso di benessere ed attenzione verso me stesso. Conoscere un po' meglio il proprio stato di salute e fisico permette di determinare meglio gli obiettivi futuri.

Mi sto velocemente avvicinando al 50mo compleanno e si potrebbe pensare che questa iscrizione se non addirittura il Progetto 50 sia la cosiddetta e temuta crisi di mezza età! Ci ho riflettuto a lungo, come spesso faccio, per comprendere se stessi attraversando questa fantomatica fase che complisce i cinquantenni. Se come condiviso in precedenza l'intento è quello di condurre una vita migliore, posso ritenere tranquillamente di non essere in quella fase: proprio no! Non mi sento vecchio o inadeguato o peggio ancora a disagio nel confronto con la gioventù, tutt'altro. Sì è vero i giovini mi fanno invidia per molti versi, ma sono ben consapevole che si può dare il meglio di sé in ogni stagione anagrafica; se un giovane è più reattivo e pieno di energie, coi miei prossimi 50 avrò più saggezza e più esperienza, quello che può fare un giovane con le proprie qualità, io posso farlo (forse meglio) con più efficacia forte dell'esperienza e della capacità di rinnovarmi e di mettermi in gioco, consapevole che andrà fatto tutto sempre nella misura giusta.

L'iscrizione in palestra mi ha portato euforia, mi sembra di aprire un nuovo capitolo, entrare in una nuova gioventù dinamica e ricca di saggezza. Ci tengo a trovare il giusto equilibrio ed in base a quello che ognuna delle visite mi racconterà, l'obiettivo resterà a lungo termine, sì perché non voglio bruciare le tappe; non devo mettermi in forma per la prova costume, non devo sentirmi più "figo", voglio imparare a sentirmi meglio e poter gestire meglio la quotidianità. Se mai me lo domanderanno i risultati li voglio vedere tra un anno, perché poi a seguire vorrò darmi altri traguardi da raggiungere e per latri versi mantenere. Ma nel frattempo un passo alla volta, ora sale la curiosità di sapere cosa mi racconteranno il nutrizionista e l'analisi della massa corporea.

mercoledì, marzo 15, 2023

Quando si Comincia?

Solo qualche giorno fa raccontavo della necessità di variare il tempo tra gli obblighi lavorativi e quelli personali, ora sono arrivato alle idi di marzo ed anche se lentamente il cambiamento sta avvenendo.
L'interesse per il lavoro è fortemente scemato, sono arrivato al limite della sufficienza già da qualche tempo, ed ora posso serenamente indirizzare le mie attenzioni verso altri orizzonti.

In tempi non sospetti avevo iniziato ad informarmi su un paio di possibili attività extra-lavorative: mi sono informato sulle palestre che altri stavano frequentando per capire che cosa offrissero ed a che prezzi, ma soprattutto come si trovassero; nel contempo mi sono messo a cercare alternative alle tipiche università troppo impegnative in termini di tempo e di costi. All'epoca non ero ancora così deciso a muovermi, ma ad oggi i tempi sono maturi.

Come spesso mi succede, agisco in contro tendenza ed anziché tornare sui miei passi e rivisitare una delle strutture già prese in considerazione, ad inizio di questo mese prendo l'iniziativa e vado ad informarmi presso una palestra che ancora non avevo preso in considerazione: Una volta lì mi accolgono, mi spiegano, mi fanno fare un giro per visitare gli ambienti e nel contempo continuano ad elencarmi opportunità, visite/servizi omaggio per le prime sedute ed a pagamento per le successive. Nel frattempo nella mia testa cominciano a combinarsi le varie informazioni in considerazione anche delle mie esigenze, riflessioni da cui si aprono nuovi scenari a cui non avevo ancora pensato: una visita dal nutrizionista potrebbe essere un buon primo passo per capire quanto dovrei correggere la mia alimentazione oltreché scoprire con un po' più di precisione quanto possa essere fuori forma; allo stesso modo anche l'analisi della massa corporea potrebbe essere uno strumento utile da sommare alle valutazioni del nutrizionista, ed anche anche un controllo gratuito dall'osteopata potrebbe rivelarsi utile. Lascio la palestra sufficientemente soddisfatto, l'impostazione della palestra e dei relativi servizi annessi la trovo interessante, comunque me ne vado senza iscrivermi qualcosa mi disturba ma non sono riuscito a mettere a fuoco cosa sia.

Nei giorni successivi mentre lascio decantare la questione palestra colgo l'occasione per concentrarmi sull'altro aspetto: il risveglio dal torpore mentale e culturale. Mi metto così alla ricerca di possibili corsi, stage, formazioni sovvenzionate... ma nulla mi soddisfa, non si  accende l'interesse. Provo a rivedere la questione universitaria approfondendo un po' di più quelle senza obbligo di frequenza e con corsi prevalentemente on-line, ma alla fine desisto, quelle più interessanti e con percorsi di studi interessanti si rivelano impegnative e costose quanto le università tradizionali. Solo allora mi torna alla mente che avevo sentito parlare da una amica di una università non troppo convenzionale, quanto meno non per gli orari e per certi versi anche per alcuni dei corsi che offriva. Dalla memoria riemerge la Fondazione Università Popolare di Torino con oltre 100 corsi serali ed aperta a tutti, e tra le altre cose con un prezzo davvero popolare. Mi metto alla ricerca di informazioni di dettaglio, siamo ancora nel corso di studi del 2022/2023 per cui inutile pensare di iscriversi troppo tardi da un lato e troppo preso dall'altro. Navigando un po' sul sito istituzionale scopro che le iscrizioni 2023/2024 si apriranno tra poco più di tre mesi e magari con la possibilità di avere a disposizione anche il nuovo calendario. Decido quindi di attendere che i tempi maturino.

Nel frattempo mi contattano dalla palestra per propormi un pacchetto di iscrizione scontato che sembra interessante, alcune delle voci infatti verrebbero depennate, ed è lì che realizzo cosa non mi convinceva all'inizio: una unica forma di iscrizione quella annuale; la spesa e l''impegno temporale mi erano sembrati eccessivi, ma con la promozione in corso e le nuove riflessioni fatte che ben si adatterebbero ad un percorso più efficace per imparare a condurre una vita migliore mi attirano. Mi decido e dunque farò un salto alla reception della palestra per capire un po' meglio e prendere una decisione.


sabato, febbraio 25, 2023

Metamorfosi

La noia mi assale, il tempo scorre come non dovrebbe, troppo lento quando dovrebbe essere regolare, troppo veloce quando dovrebbe rallentare.
Le giornate si susseguono ma non riesco a percepirle a viverle fino in fondo.
C'è stato un tempo in cui il lavoro, che occupava ed occupa ancora, la maggior parte delle mie giornate mi dava delle soddisfazioni, arrivavo a fine giornata con un senso di soddisfazione per aver dato un buon contributo e creato valore per il team a cui appartengo. Siamo a febbraio e come sta accadendo da qualche mese, diversamente da qualche anno fa, ora a fine giornata torno verso casa domandandomi quale contributo possa aver dato e con quale valore...

Non è facile ammettere di essere in difficoltà, ma è così, nonostante siano passati già tre anni ancora non ho trovato la giusta chiave di inserimento nel team di lavoro, ritrovandomi spesso in disaccordo con le linee di condotta dei manager, e seppure io non abbia la presunzione di "sapere cosa sia meglio" di certo la mancanza di coordinamento e delle informazioni minime, mi rende difficile potermi mettere a disposizione del gruppo di lavoro per dare il meglio della professionalità che posso esprimere. Per questo mi guardo intorno per cercare un orizzonte, un mentore che possa indicarmi la via: ma non trovo altro che le stesse sensazioni, lo stesso umore che pervade me per primo, lo stesso sconforto e atteggiamento di allontanamento dal senso di appartenenza che invece prima accomunava me ed i colleghi. Un detto popolare recita "mal comune mezzo gaudio" ma in questo frangente non credo sia di consolazione, anzi aumenta lo scoramento.

In casi come questo, l'esperienza viene in soccorso, fortunatamente! Avevo già affrontato un periodo simile a questo, ma allora era una condizione temporanea voluta dal management, c'erano lotte politiche/aziendali in corso, all'epoca si trattava solo di avere pazienza perché le cose in qualche modo si sarebbero sistemate... ma oggi non è così perché lo scenario è particolarmente articolato e complesso, specie dopo 3 anni di pandemia. Ma l'occasione precedente, seppure breve, mi ha permesso di imparare a riconoscere questo stato delle cose, ma soprattutto mi ha permesso anche di comprendere che ognuno di noi ha bisogno di avere uno scopo, di lavorare su dei progetti o perseguire dei traguardi, solo così ci si può sentire utili, vivi ed inseriti nel contesto in cui ci troviamo. Quindi a ben pensarci ora è il momento di trasformare l'impegno e concentrare le energie su nuovi obiettivi, diversi e più distanti da quelli lavorativi. Se le giornate di lavoro erano di almeno 9/10 ore ed il resto della quotidianità messa un po' in disparte e gestita nei ritagli di tempo ed un po' troppo di corsa, è giunto il momento di invertire i fattori.

Sarà più sano per me ridimensionare le ore lavorative a quelle essenziali ed iniziare a dedicare maggior tempo ad altre attività extra lavorative. Da un lato significa limare le relazioni con i colleghi all'essenziale rispetto a prima quando erano più dilatate e che a volte sconfinavano in relazioni pseudo sociali, ma vista la degenerazione delle relazioni dettate del lavoro da remoto questa parte non sarà troppo difficile. La parte complicata invece sarà quella di trovare ed avviare nuove attività fuori dal lavoro, impegnandosi a creare nuove relazioni e renderle tangibili evitando di essere troppo superficiali o fugaci come sin ora fatto. Nel mettere a fuoco queste riflessioni, mi rendo conto che il momento è quello giusto, non a caso pochi giorni fa scrivevo del Progetto 50, quale occasione migliore di questa per dargli corpo e sostanza.

L'intento era già alle porte e questo momento di disamoramento dal lavoro è quello giusto per mettere in atto il cambiamento, la metamorfosi. Dedicare maggiore tempo ed energie a me stesso, recuperando tempo dal lavoro che ristagna, sarà più semplice soprattutto una volta che sarò stato in grado di superare l'inerzia delle oramai cattive routine che mi hanno accompagnato sin qui. Come molti vanno recitando e cantando è il momento del cambiamento!

domenica, gennaio 29, 2023

Progetto 50

Ad ogni inizio anno, solitamente, si tende a fare la lista dei buoni propositi. Pratica assai comune che a volte assume la forma di atto scaramantico per esorcizzare il passato oppure come rituale di buon auspicio per il nuovo anno che ci si avvia ad affrontare. Per quanto mi riguarda questo 2023 può rappresentare un anno di svolta. Di sicuro non grazie alla lista dei buoni propositi, ma di certo grazie agli intenti e le future azioni che cercherò di mettere in campo.

La premessa da tenere in considerazione è che caratterialmente sono un tipo riflessivo, quindi difficilmente le mie azioni sono dettate dell'impulsività; per ogni decisione presa dietro c'è sempre un periodo di "decantazione" in cui rifletto per vagliare, valutare, considerare ogni possibile aspetto e dettaglio. Sono comunque consapevole che è pressocché impossibile prevedere e considerare tutto, ma per me avere lo scenario più ampio possibile è un modo per mettere in atto le mie scelte nella misura più sicura e proficua possibile, pur aspettandomi l'imprevisto.  Premesso questo la mia lista dei buoni propositi si può considerare a tutti gli effetti un lista di intenti, che potranno sicuramente essere disattesi per qualunque motivo: una mia debolezza o mancanza, un imprevisto o condizioni a me aliene che potranno limitare o impedire le mie azioni.

Dunque iniziamo: quale potranno mai essere i miei intenti per questo 2023?

Per la verità più che di intenti dovrei parlare di un solo intento per quest'anno: imparare a condurre una vita migliore attraverso diverse attività e diversi aspetti che sono certo influiranno positivamente sul mio benessere complessivo. Giusto per dare una forma a questo unico intento gli ambiti su cui mi dovrò concentrare a livello macro si possono riassumere in tre:

  1. Salute
  2. Cultura
  3. Progetti
Con salute si può intendere anche benessere ed equilibrio "fisico": in questo caso ho diversi micro obbiettivi che non sono stati scelti in modo generico o superficiale, ma per lo più dettati da alcune situazioni personali. Per l'età che traguarderò quest'anno si sta rendendo necessario riprendere la forma fisica, quindi tornare a praticare un po' di attività fisica che comporterà sia un miglioramento del tono muscolare (necessario per le articolazioni ed in particolare per la spalla destra e per le ginocchia) sia un miglioramento del peso, meglio distribuito tra massa grassa e massa magra, infatti non credo di poter parlare di perdita di peso vera e propria: per la mia costituzione non accadrà mai o meglio non accadrà in modo convenzionale. Sempre per una miglior stato di salute è giunto il momento anche di migliorare la masticazione per cui dovrò affrontare alcuni interventi che sono ormai d'obbligo; la masticazione è elemento essenziale anche per un altro obiettivo, imparare a mangiare meglio per una corretta alimentazione

Negli ultimi anni tra la pandemia e le nuove modalità di lavoro, si sono instaurate delle dinamiche che progressivamente mi hanno portato ad un torpore mentale che ad oggi creano un peso insostenibile per non dire insopportabile. Se in precedenza di tanto in tanto si creavano delle dinamiche utili a mantenere una certa vitalità mentale, ora il perdurare di condizioni di immobilità sono tali per cui la mia mente è in fermento perché necessita di stimoli più dinamici, diversi e per certi versi più alti. Tornare a coltivare la cultura sarà quindi una via stimolante per ravvivare interessi e l'apprendimento, gli obiettivi saranno sicuramente scegliere intrattenimenti più educativi, di per se semplici, il difficile sarà rompere le cattive abitudini per riuscire a tornare alla lettura, allo studio strutturato e non meno importante riuscire ad allargare le relazioni sociali fuori dai social e da internet o dal solo ambito lavorativo.

Anche se li ho indicati per ultimi, i progetti sono in realtà il primo passo per attuare gli altri due, infatti non è sufficiente stilare una lista di cose da fare perché si arrivi ad attuarle, come detto nella premessa, fare delle scelte e di conseguenza agire, per me è frutto di considerazioni e valutazioni che sfociano in micro o macro progetti da raggiungere via via con traguardi intermedi, con consapevolezza e forza di intenti, altrimenti ogni piccolo intoppo, imprevisto o cambio di condizione potrebbe diventare un facile pretesto per non agire i singoli obiettivi. Come detto l'intento è uno e creare progetti come fondamenta dell'intento principale è un mezzo per me molto efficace per traguardare non solo i singoli risultati ma anche quello principale. Imparare a condurre una vita migliore si rappresenta nell'instaurare nuove routine, diverse e migliori dalle precedenti, per intraprendere un nuovo cammino più stimolante, soddisfacente e più ricco. Sia chiaro che la mia vita precedente (o attuale che dir si voglia), non è così disastrosa, ma è giunto il momento di fare un ulteriore passo avanti e migliorare ancora un po', tenendo anche in considerazione gli scenari personali, lavorativi e familiari che col passare degli anni si trasformano. Ma in conclusione i progetti di questo 2023 quali sono? Riprendere e mantenere una "Mens sana in corpore sano", ovvero prendermi cura di me stesso a tutto tondo: stimolare la mente ricominciando a studiare, non tornado all'università, ma più facilmente iscrivendomi a qualche corso di studio strutturato per cimentarmi con materie che mi hanno sempre in qualche modo affascinato, e dall'altro lato iscrivendomi in palestra, cercando così di avviare un percorso di wellness per una nuova e migliore condizione psico-fisica.

Ed ovviamente in tutto ciò non mancheranno, alla mia maniera, sano svago ed i viaggi di quelli belli come dico io.

Rompere le routine non sarà facile, tendo ad essere pigramente lento ad agire, ma sono certo che il "Progetto 50", così l'ho voluto battezzare, per questo 2023 avrà buone possibilità di partire concretamente e di proseguire sino al raggiungimento dell'intento primario.


lunedì, gennaio 02, 2023

Covid-danno

immagine prelevata dal web
Molto bene! Ma non benissimo, proprio per niente. Il periodo "no" prosegue senza tregua,  non faccio in tempo a superare un'imprevisto che poco dopo se ne presenta un altro.
Ebbene, dopo la manutenzione straordinaria dell'auto di un paio di settimane fa, ad oggi dopo oltre 2 anni e mezzo passati indenne alla pandemia, questa volta anche io sono vittima del signor virus: il SarsCov-2.
Ho passato oltre 7 anni senza un briciolo di febbre degna di nota, ed è così invece che il 27 dicembre ultimo scorso e per 24 ore la temperatura è arriva sino a 38,6°. Fortunatamente in un giorno e mezzo tutto si risolve, al punto da non avere più febbre, ma solo un po' di dolori sparsi in tutto il corpo; niente tosse, niente mal di testa o altri sintomi. Nonostante non ci siano più sintomi, decido comunque di trascinarmi sino alla farmacia più vicina per fare un tampone, convinto che sarebbe stato negativo, come quello precedente di novembre.
Ed on vece no mio caro, invece no! Arrivano SMS ed e-mail dalla farmacia con esito "POSITIVO": mannaggia li pupazzetti. Ora comincia la trafila, non solo con l'isolamento fiduciario ma anche tutto l'iter burocratico per il lavoro, dove contrariamente a quanto succede nel resto del "mondo libero", dove lavoro io la positività al SarsCov-2 determina ancora tutta una procedura a parte che non sto a raccontarvi nel dettaglio per non tediarvi, ma vi garantisco che è veramente una gran rottura. Mi ritrovo così obbligato a chiamare il medico per farmi fare il certificato medico, per poi trasmetterlo insieme al esito del tampone al "focalpoint" della mia struttura per attivare tutta la pratica relativa alla malattia da Covid-19. Che stress! E sin qui molti di voi penseranno che tutto sommato non c'è niente di particolare, tanti hanno preso il covid, tanti sono stati male al contrario di me: sì è vero, mi è andata relativamente bene, ma potevo prenderlo dopo Capodanno? Eh no! Considerato il periodo di "sfighe" che ci vedono e mirano molto bene mi hanno praticamente rovinato il Capodanno. Sebbene io non siano uno di quelli che ci tengano particolarmente a festeggiarlo, in questa occasione il programma della serata era particolarmente interessante e di mio gradimento. Un cena non troppo sontuosa ne esosa, vista la serata in questione, ma certamente da passare in buona e gradevole compagnia, da gustare in tutta tranquillità. Il dopo cena invece avrebbe fatto salire gli entusiasmi avendo occasione di partecipare ad un concerto con una band locale di livello con un repertorio decisamente dinamico, allegro... molto in tema ai festeggiamenti di fine/inizio anno. Così grazie al Covid-danno non ho potuto godere della piacevole compagnia né della godibile musica per terminare un  non eccelso 2022 ed aspirare ad iniziare un miglior 2023. Ed è così che il mio biglietto è passato di mano ad una amica che ha preso il mio posto, con l'auspicio che si sia potuta godere la serata al posto mio.

Questi casi della vita potrebbero essere interpretati come premonitori, come precursori di un non troppo lontano futuro; potrebbero essere considerati come il risultato della ruota del karma che restituisce quanto abbiamo disseminato, o ancora si potrebbero definire banalmente come un colpo di sfortuna non meritato. Ammetto comunque che, anche ora che ne sto scrivendo, sono consapevole che tutto ciò sia senza senso... che non ci sia nessun disegno, nessuna premonizione, nessun segnale mistico. Personalmente sono più un tipo fatalista: prendo le cose così come vengono certo che accadano perché devono accadere ed indirizzare l'esistenza verso un percorso da cui imparare il meglio di quello che la vita ci propone. Si tratta solo della vita che scorre, che nella sua casualità si mescola ai nostri programmi, a quelli che crediamo o meglio speriamo di poter controllare e gestire. La verità potrebbe anche essere che la nostra esistenza si svolge o si svolgerà comunque oltre alle nostre decisioni, oltre ai nostri programmi e ben oltre le nostre aspettative. Se per due anni e mezzo sono passato indenne al virus del terzo millennio non è solo merito mio, ma anche di tutti coloro che mi stavano intorno: ora che me lo sono preso sono quasi certo che la minor attenzione mia e degli altri abbia fatto sì che mi sia toccato l'isolamento fiduciario. Nella cosiddetta sfortuna... la vera fortuna, di cui ringraziare a grandi inchini, è aver preso la variante sì più contagiosa, ma la più debole e con minori conseguenze e rischi.

Passato capodanno, passato il covid... eh no! Non sia mai che possa almeno uscire per l'Epifania, no, no... al 5 gennaio ancora positivo. Così mi toccherà attendere ancora qualche giorno per negativizzarmi, giusto per poter rientrare al lavoro dopo le festività natalizie senza essermi potuto godere granché di questi giorni. Sono a questo punto, impaziente di vedere cosa succederà nelle prossime settimane.