Strada provinciale 17 Parco Nazionale dell'Abruzzo |
Ci sono stati
dei labili tentativi, ma come avevo scritto non ero più ispirato, non avevo più
stimoli interessanti che mi portassero a scrivere. Ora, invece, le cose sono un
po’ cambiate. In questi anni di assenza ci sono stati diversi eventi che da un
lato mi hanno tenuto lontano, e dall’altro, mi hanno riportano qui.
Nonostante
abbia raggiunto una maggior serenità “logistica”, non dovendo più rincorrere il
lavoro in giro per l’Italia, d’altro canto oggi a quasi 50 non ho ancora quella
serenità “emotiva” che mi auspicavo. Non è che mi stia lamentando della mia
vita, anzi ne sono soddisfatto, ma ancora non ho trovato quella condizione che
mi faccia godere appieno della mia esistenza. La mancanza di una famiglia mia
si fa sentire: una componente della vita di un uomo o di una donna che ha un
suo peso e che dà un contributo all’esistenza di un individuo, ma con i tempi
che viviamo oggi per inverso non è poi una mancanza così profonda e segnante,
questo è quello che mi dico forse solo per darmi un po’ di sollievo. Qualcuno
di voi che leggeranno queste parole si potrebbero risentire, ma non
vogliatemene. Da uomo solo quale sono, qualche alibi mi sarà pur concesso. Se
vi state domandando del perché di questo sproloquio, la risposta è nella
seconda riga di questo paragrafo: “non ho
ancora quella serenità “emotiva” che mi auspicavo”. Con l’età che mi
ritrovo, ancora oggi divento irrequieto quando non sono in qualche modo
ascoltato e compreso, ma non solo, mi intristisco anche un po’ più del dovuto
quando ritengo di non ricevere il giusto rispetto.
Ma facciamo un
po’ d’ordine. Questo blog nasce nel 2007 per due motivi: il primo, come forse
ho già scritto in altre occasioni, per sperimentare uno dei tanti mezzi di
condivisione e comunicazione che il mondo di internet metteva a disposizione in
quegli anni, quando i social erano ancora troppo giovani per essere il fulcro
della vita delle persone come lo sono distortamente oggi; il secondo motivo,
quello più intimo e forse mai condiviso esplicitamente, è quello di trovare un
modo per dare spazio alla mia comunicazione in modo unidirezionale, senza
interruzioni, sovrapposizioni e contraddittori immediati. In quel periodo
sentivo la forte necessità di avere uno spazio tutto mio in cui poter mettere a
terra pensieri più o meno seri, più o meno trasparenti, senza che un ipotetico
interlocutore potesse intervenire. Ed è così che nei 10 anni successivi questo
mio diario digitale ha preso forma per poi arrivare a quel 25 aprile 2016 in
cui tutto sembrava essersi esaurito o per meglio dire risolto. In quel periodo
avevo raggiunto dei risultati, avevo ri-messo radici a casa mia e lasciato il
vagabondare archiviando le valige in cantina. Ora però è tornato, non il
vagabondo, quel “tormento” intimo, quello dell’anima che non si sente
ascoltata. Ho nuovamente bisogno di creare uno spazio in cui lasciar scorrere i
pensieri, metterli in fila o in qualunque altro modo, purché vengano espressi e
lasciati liberi di non tornare più o, almeno, non affollino più la mia mente.
Anche ora vorrei
scrivere ancora molte altre cose… ma come sempre ho cercato di fare non vi
annoierò oltre con questo post, rimandandovi al prossimo in cui racconterò un
po’ di questi 6 anni passati nel silenzio.