mercoledì, settembre 14, 2022

Come Non Detto

Strada provinciale 17
Parco Nazionale dell'Abruzzo
Lunedì 25 aprile del 2016, questa è la data dell’ultimo post che avevo pubblicato su questo mio blog. Ora torno qui a scrivere dopo tutto questo tempo, e… sì non è un errore. C’è stata una pausa di oltre 6 anni dall’ultima volta che ho pubblicato qualcosa di significativo su internet.

Ci sono stati dei labili tentativi, ma come avevo scritto non ero più ispirato, non avevo più stimoli interessanti che mi portassero a scrivere. Ora, invece, le cose sono un po’ cambiate. In questi anni di assenza ci sono stati diversi eventi che da un lato mi hanno tenuto lontano, e dall’altro, mi hanno riportano qui.

Nonostante abbia raggiunto una maggior serenità “logistica”, non dovendo più rincorrere il lavoro in giro per l’Italia, d’altro canto oggi a quasi 50 non ho ancora quella serenità “emotiva” che mi auspicavo. Non è che mi stia lamentando della mia vita, anzi ne sono soddisfatto, ma ancora non ho trovato quella condizione che mi faccia godere appieno della mia esistenza. La mancanza di una famiglia mia si fa sentire: una componente della vita di un uomo o di una donna che ha un suo peso e che dà un contributo all’esistenza di un individuo, ma con i tempi che viviamo oggi per inverso non è poi una mancanza così profonda e segnante, questo è quello che mi dico forse solo per darmi un po’ di sollievo. Qualcuno di voi che leggeranno queste parole si potrebbero risentire, ma non vogliatemene. Da uomo solo quale sono, qualche alibi mi sarà pur concesso. Se vi state domandando del perché di questo sproloquio, la risposta è nella seconda riga di questo paragrafo: “non ho ancora quella serenità “emotiva” che mi auspicavo”. Con l’età che mi ritrovo, ancora oggi divento irrequieto quando non sono in qualche modo ascoltato e compreso, ma non solo, mi intristisco anche un po’ più del dovuto quando ritengo di non ricevere il giusto rispetto.

Ma facciamo un po’ d’ordine. Questo blog nasce nel 2007 per due motivi: il primo, come forse ho già scritto in altre occasioni, per sperimentare uno dei tanti mezzi di condivisione e comunicazione che il mondo di internet metteva a disposizione in quegli anni, quando i social erano ancora troppo giovani per essere il fulcro della vita delle persone come lo sono distortamente oggi; il secondo motivo, quello più intimo e forse mai condiviso esplicitamente, è quello di trovare un modo per dare spazio alla mia comunicazione in modo unidirezionale, senza interruzioni, sovrapposizioni e contraddittori immediati. In quel periodo sentivo la forte necessità di avere uno spazio tutto mio in cui poter mettere a terra pensieri più o meno seri, più o meno trasparenti, senza che un ipotetico interlocutore potesse intervenire. Ed è così che nei 10 anni successivi questo mio diario digitale ha preso forma per poi arrivare a quel 25 aprile 2016 in cui tutto sembrava essersi esaurito o per meglio dire risolto. In quel periodo avevo raggiunto dei risultati, avevo ri-messo radici a casa mia e lasciato il vagabondare archiviando le valige in cantina. Ora però è tornato, non il vagabondo, quel “tormento” intimo, quello dell’anima che non si sente ascoltata. Ho nuovamente bisogno di creare uno spazio in cui lasciar scorrere i pensieri, metterli in fila o in qualunque altro modo, purché vengano espressi e lasciati liberi di non tornare più o, almeno, non affollino più la mia mente.

Anche ora vorrei scrivere ancora molte altre cose… ma come sempre ho cercato di fare non vi annoierò oltre con questo post, rimandandovi al prossimo in cui racconterò un po’ di questi 6 anni passati nel silenzio.