venerdì, dicembre 23, 2022

Disavventure di Fine Anno

immagine prelevata dal web
Il momento no, continua! Un vero patimento quest'ultimo periodo, uno dei pochi in cui le cose girano per il verso sbagliato, come se la "fortuna" avesse del tutto smesso di considerarmi. Ovviamente non sono una di quelle persone che credono al "fato" o agli "oroscopi" che condizionano la vita, di certo però sono sempre stato convinto che la positività o la negatività influiscono sulle nostre scelte e sul nostro modo di affrontare la quotidianità. Anche se posso sembrare una persona "pessimista" in realtà ho sempre quella scintilla di speranza che mi porta a pensare che tutto si possa risolvere o svolgere nelle migliori condizioni. Ed anche quando ciò non accade, credo che ci sia un motivo per il quale dobbiamo affrontare quelle difficoltà o disavventure in più: possono essere occasioni per imparare cose nuove o far fronte a cose già note ma con uno spirito diverso.

Ma veniamo al dunque! In questi ultimi 24 anni da automobilista non ho mai avuto grandi disavventure se non quelle dell'inesperienza giovanile; chi non è mai rimasto appiedato perché ha consumato sino all'ultima goccia di carburante, oppure in panne per via di una foratura. Ma queste non sono cose gravi, disguidi che accadono. In questo occasione invece, vista l'anziana età della mia vettura mi ritrovo a dover far da conto con le manutenzioni straordinarie che quasi sempre sono anche onerose. Se devo farla male, sono proprio bravo. A pochissimi giorni da Natale, 4 per la precisione, mi ritrovo con l'automobile in officina per problemi all'avviamento. Appena arrivato sembra che non sappiano che pesci prendere, ma appena il ragazzo dell'accettazione sale in auto e tenta un accessione, l'altro collega, quello con l'orecchio da vecchio meccanico da officina si ferma e sbotta: "fammi sentire di nuovo?!" ed il collega tenta nuovamente l'avvio e il più espero allora esclama: "...eh sì è l'avviamento, il motorino... bella rogna. Il pezzo non c'è e non so se si troverà!". 

Allegria.

A quel punto è chiaro l'auto deve restare in officina, così mentre il ragazzo dell'accettazione procede con le pratiche, quello con l'orecchio fino mi chiama nel suo ufficio per valutare insieme il da fare. Si mette al computer, si mette a digitare e mille cose sulla tastiera e poi comincia a fare la sua filippica. L'avviamento è una rogna già di per sé, figuriamoci per un'auto vecchia quanto la mia. Nel frattempo mi conferma che il ricambio necessario ovviamente non è disponibile a magazzino; il pezzo nuovo non è più disponibile in quanto non lo fabbricano più; cercando tra i pezzi rigenerati ecco che ne spunta fuori uno ma in Olanda: se lo si ordina subito forse arriverà prima di capodanno. Quindi mi tocca prendere una decisione su due piedi valutando rischi, opportunità e necessità. La spesa è ingente ma è da fare, anche perché l'alternativa non c'è: ordinare una nuova auto di questi tempi fa infilare in un tunnel temporale che minimo minimo dura 6 mesi, se non più. Per cui mi sono ritrovato a dover lasciare il veicolo in officina e confermare la riparazione che mi varrà quasi tutta la 13ma. Avrei potuto lasciare un significativo acconto e tenermi l'auto, con il rischio anche di rimanere appiedato ovunque rimettendoci forse anche più della sola riparazione.

Ed è così che per la seconda volta mi tocca affrontare una manutenzione straordinaria totalmente imprevista. Lascio l'officina e mi avvio alla stazione per tornare a casa mesto sì ma con la speranza che il pezzo arrivi almeno per avere l'auto subito dopo natale. Inizio così a valutare le opportunità qualora il ricambio non arrivasse e mi ritrovassi appiedato per oltre 10 giorni, visto il periodo delle festività, considerando autonoleggi, affitti privati e qualunque altra cosa mi possa venire in mente. Nel frattempo il mio entourage più ristretto si presta bene volentieri a darmi supporto nel momento servisse, così da spendere ulteriori soldi in noleggi. Tempo 2 giorni, nel mentre mi stavo preparando ad adottare una soluzione di breve termine, mi arriva la telefonata dall'officina: "signor Zugo? Buona sera l'auto è pronta se vuole venire a prenderla siamo aperti sino alle 18.00." Io esterrefatto rispondo che ci vado subito... "Bene l'aspettiamo" mi rispondono. Sono davvero incredulo, felice molto, anche perché non pare vero che dopo soli 2 giorni in prossimità delle festività di fine anno, l'auto è pronta e disponibile. Mi faccio dare un passaggio dell'ultimo minuto ed alle 17.30 mi sono fatto trovare in officina, quasi felice di spendere buona parte delle mia 13ma.

Ed è così che nel limbo dell'attesa e la ricerca di eventuali soluzioni, il problema è stato risolto dalla tempestività e professionalità dell'officina. Pensare alle soluzioni, quindi in modo positivo, forse ha propiziato l'efficienza dell'occasione, chissà?! Comunque si, avrò modo di passare le feste in totale autonomia senza dipendere da nessuno, beata libertà 

mercoledì, dicembre 07, 2022

Paura delle Aspettative Compiute

immagine prelevata dal web
Ecco che ci risiamo! Questo è un altro giorno in cui mi si blocca il respiro e la sensazione di soffocamento mi accompagna tutto il tempo. E' quello stato di ansia mista a delusione, con un rammarico che mi permea completamente e che fa riaffiorare ombrosi pensieri. Immodestamente mi ritengo un uomo ormai formato, ma sono altre sì consapevole di essere incompiuto sotto alcuni aspetti che non riesco a colmare, non nel modo giusto.

Non è la prima volta che succede, e non sarà neanche l'ultima;  anche in questa occasione ci sono cascato, come si dice, con tutte le scarpe. Nonostante sia consapevole del contesto, di quale siano i rapporti attesi, le mi speranze miste alle mie aspettative più intime, ho portato avanti rapporti sociali "viziati". Nonostante tante occasioni di introspezione, momenti di riflessione, ed anche di confronti con le altre persone unito a tanto lavoro su me stesso, continuo a reiterare gli stessi comportamenti errati. Il mio modo di pormi fa sì che trasmetta alle altre persone una versione di "me" non corretta o quanto meno non completa o peggio ancora non quella che vorrei. Il mio modo relazionarmi permette agli altri di scegliere come "interpretarmi e definirmi" a seconda delle loro esigenze o del loro punto di vista.

In ambito professionale per alcuni sono il collega ombroso, per altri quello a cui chiedere qualunque cosa perché crede io sappia tutto, per qualcun altro uno dei tanti oggi ci sei, domani chissà?, per altri ancora il collega tranquillo con cui scambiare pareri, per altri il buddy rassicurante. In realtà io sono tutti quei ruoli messi insieme e nessuno di loro nello specifico.

Nella sfera personale non è diverso, per ogni mia amicizia o conoscenza sono visto solo per alcune delle mie caratteristiche, raramente sono visto nella mia interezza, almeno è questo quello che percepisco o che mi viene restituito. Mentre sul posto di lavoro tutto questo non mi crea particolari problemi, in quanto io per primo vivo le relazioni professionali limitatamente a quelle che sono, nell'ambito privato invece questa incompleta definizione del mio ruolo, in un giorno come quello di oggi, mi sta stretto. Stretto al punto che mi si blocca il respiro e la sensazione di soffocamento mi accompagna tutto il tempo.

Nel panico emotivo e cerebrale cerco di trovare un volto intimamente amico a cui rivolgermi, con cui confidarmi pienamente, ma non si palesa il viso di nessuno; sì i volti si susseguono ma poi scivolano via perché nella mia presunzione temo di non essere compreso appieno o diventare oggetto di "inutile attenzione". Non c'è nessuno a cui potermi affidare, con cui confrontarmi, sfogarmi e liberarmi con totale fiducia... tutto questo lo trovo triste. Amo, sostengo, agisco a modo mio, un modo che non mi restituisce quanto vorrei e quello che vorrei. Oggi questo mi pesa. Mi pesa perché sono umano e debole come tutti gli altri, ma ciò nonostante non mi sento "parte del totale".

Se mi guardo indietro non è mai stato diverso (escluso Il Don dei campi estivi), in prevalenza io sono stato il confidente, l'ascoltatore, il moderatore, il mentore, la spalla su cui piangere. Di contro io non mi sono rivolto mai a qualcuno e so che non l'ho fatto per paura. Sì per paura! Non quella della vergogna, ma la paura di non essere compreso sino in fondo, paura di espormi e rovinare tutto perché la mia testa ed i miei pensieri girano in un modo tutto loro, che raramente trova una affinità di pensiero o di una equa comprensione. Paura di scoprire una volta per tutte di essere solo! Forse sarà colpa dell'ultimo evento formativo incentrato proprio sui ruoli che ognuno di noi rappresenta ed esprime, oppure è chiamato a ricoprire; come ogni momento formativo ho cercato di essere onesto con me stesso e il risultato che ne è venuto fuori, personalmente trovo mi rispecchi e per alcuni tratti tristemente veritiero.

Oggi è un giorno pesante, i pensieri sono così grevi che mi schiacciano emotivamente e fisicamente, sono spossato, senza fiato: sento un peso enorme alla bocca dello stomaco, mi sento soffocare dalla mia solitudine. Quella solitudine che arriva quando nonostante tutti gli sforzi ci si sente "fuori dal mondo", relegati ad un ruolo che non sempre vorremmo avere perché potremmo essere e dare anche molto altro. Ingabbiati dalle situazioni e dalle persone ad ascoltare e vedere cose che ci fanno star male e per le quali non possiamo, non riusciamo o non vogliamo dire o fare alcunché. Oggi va così! Continuare a sentire, vedere e percepire cose che non riesco a gestire oggi pesa, pesa parecchio. Oggi è così!