Quante volte capita… Nel corso della nostra vita affrontiamo molte situazioni, viviamo tanti avvenimenti, e in alcuni di questi momenti, nella nostra coscienza scatta una molla che ci porta a intraprendere dei processi che innescano eventi in successione i quali vorremmo portassero al miglior risultato, ma al contrario ingenerano un susseguirsi di reazioni a catena che portano al risultato opposto.
Di fronte a dei frangenti che ci toccano, in taluni casi marginalmente, in altri invece direttamente, senza neanche pensare alle conseguenze si attuano tutta una serie di eventi che vanno ad impattare sulla comunità nella quale siamo inseriti. La buona fede e la volontà di aiutare gli altri ci spinge a fare, dire tutta una serie di parole ed azioni che porta alla complicazione della condizione di partenza. Il fatto è che se nessuno ci fa notare la troppa e invadente intraprendenza, contenti dei nostri intenti, perseguiamo e reiteriamo questi atteggiamenti da «salvatori della patria» che inconsapevolmente, invece, ci portano a diventare fastidiosi e esuberantemente insopportabili ed odiosi. In questi momenti il caos regna sovrano, tutti pensano a quanto sta accadendo, alcuni parlano, altri giudicano… chi sfugge per non essere coinvolto, chi invece ne approfitta e ingenera ancora più confusione, insinuandosi in ogni frangente. Io mi ero ripromesso di lasciare spazio alla mia buona fede e all'altruismo solo ed esclusivamente nel momento in cui mi fosse stato richiesto: mi accorgo invece che l'arroganza del mio carattere mi porta comunque insinuarmi in ciò che non mi riguarda direttamente, pensando di essere l'unico detentore della verità, parlando come emettessi sempre una sentenza, ponendomi al di sopra delle aspettative altrui, e prevaricando il pensiero comune, con il quale invece sarebbe opportuno confrontarsi sempre.
Imparare a controllare questa esuberanza, non è facile, ma certamente è ancor più difficile se penso che la comunicazione tra persone è diventata minimalista per certi versi, essenziale e sintetica per altri, ma pur sempre incompleta e fraintendibile o ancora peggio reinterpretabile. Troppi mezzi di comunicazione che si sovrappongono, troppo poco tempo per esprimere l'interezza del pensiero, o ancor peggio non concedersi il tempo sufficiente per leggere, ascoltare, riflettere e comprendere per poi rispondere nei modi che forse oggi servirebbero di più… ma come dicevo prima, sentendomi «salvatore della patria» ed unico detentore della verità, sto straparlando, imponendo la mia ottusa esuberanza anche in questo caso. Quante volte ancora…
Di fronte a dei frangenti che ci toccano, in taluni casi marginalmente, in altri invece direttamente, senza neanche pensare alle conseguenze si attuano tutta una serie di eventi che vanno ad impattare sulla comunità nella quale siamo inseriti. La buona fede e la volontà di aiutare gli altri ci spinge a fare, dire tutta una serie di parole ed azioni che porta alla complicazione della condizione di partenza. Il fatto è che se nessuno ci fa notare la troppa e invadente intraprendenza, contenti dei nostri intenti, perseguiamo e reiteriamo questi atteggiamenti da «salvatori della patria» che inconsapevolmente, invece, ci portano a diventare fastidiosi e esuberantemente insopportabili ed odiosi. In questi momenti il caos regna sovrano, tutti pensano a quanto sta accadendo, alcuni parlano, altri giudicano… chi sfugge per non essere coinvolto, chi invece ne approfitta e ingenera ancora più confusione, insinuandosi in ogni frangente. Io mi ero ripromesso di lasciare spazio alla mia buona fede e all'altruismo solo ed esclusivamente nel momento in cui mi fosse stato richiesto: mi accorgo invece che l'arroganza del mio carattere mi porta comunque insinuarmi in ciò che non mi riguarda direttamente, pensando di essere l'unico detentore della verità, parlando come emettessi sempre una sentenza, ponendomi al di sopra delle aspettative altrui, e prevaricando il pensiero comune, con il quale invece sarebbe opportuno confrontarsi sempre.
Imparare a controllare questa esuberanza, non è facile, ma certamente è ancor più difficile se penso che la comunicazione tra persone è diventata minimalista per certi versi, essenziale e sintetica per altri, ma pur sempre incompleta e fraintendibile o ancora peggio reinterpretabile. Troppi mezzi di comunicazione che si sovrappongono, troppo poco tempo per esprimere l'interezza del pensiero, o ancor peggio non concedersi il tempo sufficiente per leggere, ascoltare, riflettere e comprendere per poi rispondere nei modi che forse oggi servirebbero di più… ma come dicevo prima, sentendomi «salvatore della patria» ed unico detentore della verità, sto straparlando, imponendo la mia ottusa esuberanza anche in questo caso. Quante volte ancora…
mr.zugo