sabato, aprile 25, 2009

Avere Passione

Negli ultimi tempi ho potuto raschiare il fondo del mio interiore, e per una volta sono arrivato ad una conclusione che mi rattrista ma mi soddisfa. Era già da inizio anno e forse ancor prima che ero irrequieto, nervoso, irascibile, spazientito da tutto, ma solo con gli ultimi giorni sono riuscito ad affondare le mani e lo sguardo in tutto quello da cui stavo scappano e ignorando. Merito di questa presa di coscienza è stato anche uno scambio durevole di opinioni e osservazioni con una persona, attraverso la quale ho potuto riprendere contatto con quello che realmente sono. Ora se vi aspettate di leggere una delle mie tante autoanalisi vi state sbagliando. Quello di cui voglio scrivere è l'argomento del titolo, ovvero "Avere Passione".
Ho realizzato che sino a 3 anni fa, ero pieno di passione per tutto quello che facevo, ma proprio tutto: ci mettevo tutto me stesso, impegno, volontà, anima, cuore, sangue, tutto quello che potevo metterci ce lo mettevo, peccato però che poi alcuni eventi hanno fatto si che tutta questa mia energia andasse a spegnersi affievolendo la luce della mia personalità. Nel lavoro che svolgevo prima dell'attuale era tutto adrenalico, entusiasmante, per carità non era il lavoro più bello del mondo e non ero strapagato, anzi per me era un continuo lamentarmi, arrabbiarmi, discutere, ma chissà com'è mi piaceva e ci mettevo tutte le mie energie! La passione per il mondo della carta stampa, dei prodotti editoriali da realizzare, i progetti in cui ero coinvolto mi davano vitalità, mi permettevano di esprimere il meglio di me stesso una passione inesauribile mi portava a scolgere il mio lavoro e a tenere rapporti con le persone sempre vitali e mai banali. Ancor prima anche all'università era la medesima cosa, attraverso la passione per lo studio e le occasioni che mi si sono proposte, ho potuto dare libero sfogo alla mia personalità, nel bene e nel male, per carità non sono perfetto, ma resta il fatto che ero trasparente, me stesso. E se nadiamo ancora qualche anno prima, anche la pallacanestro è stato il mio unico vero amore, ci soffro ancora oggi, ma in fondo preferisco soffrire che non aver goduto di quella smisurata passione, dove non esistono altro che il confronto, lo scontro, la libertà di correre e saltare e mettere una stupida palla dentro un cerchio posto a 3 metri e 5 cm da terra, ma anche senza fiato, senza ossigeno nel cervello continuavo imperterretiro se non mi toglievano dal campo... Le sansazioni nel dare tutto me stesso attraverso la passione è stata una delle esperienze più grandi che possa mai aver fatto, ogni volta dopo l'impegno profuso in una delle cose in cui ci ho messo passione, la pace era tale da poter compensare ogni cosa: fatica, incazzature, delusioni, sconfitte, vittore, soddisfazioni erano un'unica cosa, gli avversari erano amici con cui andare a bere una birra come con gli amici, i compagni di università persone di famiglia, i colleghi ed i lavori completati persone con le quali potersi dare le pacche sulle spalle per gli obiettivi raggiunti o con cui riprendere a progettare e costruire. Avere passione in sostanza è forse l'unica che mi fa sentire bene, a volte non basta qualcuno potrebbe anche obbiettare, ma non me ne frega un bel niente, senza la passione non posso ritenrmi una persona degna di considerazione, da me stesso, non dagli altri.
La passione mi rigenera, mi ricarica e nonostante le sconfitte e le delusioni mi fa rialzare e ripartire, e forse non è era necessario cambiare direzione, svoltare angoli o riprendere chissà quali presuntuose autoanalisi del mio troppo smisurato ego, magari mi sarà sufficiente appassionarmi di nuovo nel fare le cose.


Il Silenzio Aiuta

I silenzi aiutano... si può nel proprio interiore gridare a tutta voce
tutta la rabbia, la delusione, lo sconforto, la frustrazione che ci si porta nell'anima...
Che poi di quest'anima si ha sempre solo una sensazione, ma in cui tutti vogliono credere;
io forse smetterò di pensare alla mia anima, voglio annullare la mia essenza, la mia aura
e perdermi in uno spazio senza tempo, senza sonno e senza sogni. Divenire evanescente.

giovedì, aprile 23, 2009

La Bambina - Latifa o Laila

Lui U.come tutti i giorni ad una certa ora spegne i suoi computer, un PC ed un MAc, e comincia a fare ordine sulla scrivania: i fogli volanti riposti nel cassettino porta posta che contiene tutto e niente, tutto verrà ricontrollato a dovere l'indomani. Riprende la batteria del MAc e la rimette nel  portatile, mentre il PC installa gli ultimi aggiornamenti prima di spegnersi. Raccoglie il filo dell’alimentatore e lo infila nella borsa insieme al micro mouse avuto in regalo ad una presentazione di un cliente. Il PC si è finalmente spento, quindi ora può staccare cavo di rete e alimentatore, reinserire la batteria, staccare il mouse e riporre il portatile nel solito armadietto che poi chiede a chiave, mentre il MAC appena spento lo prende e lo mette in borsa per portarselo a casa, in caso sia necessario un intervento notturno da casa. Prende la sua giacca e si porta al di là del muro dis epurazione per salutare tutti per poi voltarsi, recuperare la borsa ed uscire, e come capita altre volte, si ritrova con altri colleghi che escono a quell’ora. Due chiacchiere come sempre sulla giornata di lavoro, e sui progetti della serata e ci si ritrova in strada. Lui e F. a parlare del fine settimana lavorativo che aspetta F e del caos creato dalla riorganizzazione aziendale.
In quel momento alle spalle di F compare una bambina! Cammina da sola con il suo zaino sulle spalle, lei non avrà più di 4 anni alta neanche un metro, non arriva al ginocchio di U. minuta capelli castano scuro lunghi sino alle spalle, una magliettina a strisce colorate con sopra un golfino smanicato con scollo a v e pantaloncini che arrivano appena sotto il ginocchio lasciando così vedere le calzette colorate sempre strisce; se ne andava a spasso da sola guadando tutti quelli che incontrava, compresi U. e F. facendo un mezzo sorriso con la bocca e con gli occhietti scuri coperti da occhiali troppo grandi per lei forse, e se ne riparte per il suo cammino barcollando sotto il peso dello zaino di scuola che sembra pesare più di lei. U. e F. si guardano in faccia ed U. esclama: “…e questa da sola ove se ne va?”. Nel contempo che la bambina li supera, passa un camper vecchio e scassato con due persone a bordo di carnagione scura, che guardano la bambina, rallentano e poi iniziano l’inversione di marcia. F. chiede a U. “Seguila va’ , che è meglio” in fondo da buon padre di famiglia F. si preoccupa per tutti i bambini ed U. non se lo fa ripetere, senza parlarsi in piena sintonia neanche finiscono il discorso, un saluto veloce e U. si mette a seguire la bambina guardando il camper sgangherato cosa fa, non perdendo di vista la bambina che trotterella verso una coppia di vecchietti poco più avanti. U. spera la prendano per mano così almeno tutto diventa più tranquillo dove probabilmente la piccola era solo rimasta un po’ indietro… ed invece no, stessa scena come con U. e F. la bimba si ferma li guarda, mezzo sorriso e poi riprende a camminare; “mannaggia con chi sta la bimba allora?” si domanda U. Nel frattempo il camper ha proseguito ed ha tirato diritto, scampato pericolo di rapimento di minore, almeno questa è passata, intanto U. con le sue lunghe gambe oramai ha quasi raggiunto la bimba prima che svolti l’angolo, mentre passa a fianco alla coppia di vecchietti chiede “E’ con voi la bambina?”, ma loro cadono dalle nuvole, e nel frattempo all’angolo una donna di origine nordafricana ha lo stesso trattamento dalla bimba ed U. raggiuntele entrambe ormai fa la stessa domanda alla donna, ma la donna parla con la bimba con una lingua che U. non comprende e così si rende conto che anche la bambina non è di famiglia italiana.
La donna smesso di parlare con la bimba parla con U. spiegando che la bimba è sola e la madre è al supermercato e che le ha detto di andare a fare un giro…  U. è perplesso e dubbioso oltre che sospettoso. La donna intima alla bimba di non muoversi, e la piccola resta ferma dov’è ed U. la guarda pensando cosa fare; alla fine chiede alla bimba se vuole tornare dalla mamma e la bimba annuisce, allora U. chiede alla donna se vuole accompagnarla lei o se deve farlo lui, ma lei fa finta di non capire, quindi U. chiede “ma quale supermercato qui ce ne sono due quello a sinistra o quello a destra?” e la donna dice quello a sinistra, guarda caso da dove arrivava la bambina, allora U. ciede alla bimba: “vuoi che ti accompagno io dalla mamma?” La bimba annuisce ed U. la prende per mano e rivolgendosi alla donna, “l’accompagno i allora? Non so nemmeno se la madre parla italiano, non vorrei…” non terminando la frase lasciando intendere che non vorrebbe essere fuori luogo o incomodo altrimenti va a finire che si fraintende tutto, ma la donna lì all’angolo fa spallucce, U. non perde tempo e prende la bimba per mano e si incammina verso il supermercato di sinistra. Appena lasciato il gruppetto che si era formato all’angolo della strada con la coppia di vecchietti e la donna che aspettava non si sa cosa, U. chiama F. al telefono per aggiornarlo almeno ha copertura, considerato che sta accompagnando una piccola oltretutto marocchina, non si sa mai cosa possa succedere. Fortunatamente la bimba parla e capisce l’italiano, ed U. facendole qualche domandina per sapere come si chiama e la bimba sommessamente risponde qualcosa come Latifa o Laila che è tutto il giorno che sono in giro lei e la madre, prima per andare a prendere il fratellino e portarlo a casa, passando per i giardini dove si sono fermate per fare merenda. Accompagnato il figlio di 3 anni a casa lei e la madre si sono dirette al supermercato dove la bimba pare essere stata lasciata in libertà; nel frattempo arrivano al supermercato che era a poco più di un centinaio di metri, entrano e U. lascia la mano della piccola e la segue per vedere a quale donna va in contro, e fortunatamente è una delle prime che gli si para davanti… subito la madre non se ne accorge quindi la bimba la chiama e lei allora la prende al suo fianco e le toglie lo zaino, semi stupita della presenza della piccola, intanto U. si avvicina alla donna e le dice, che si scusa, e che forse non dovrebbe intromettersi nella gestione della bambina, ma che l’ha trovata che andava a spasso per il marciapiede da sola allontanandosi dal supermercato, e che riteneva non fosse una buona cosa e quindi gliel’ha riportata. La donna si agita un po’ forse più per la notizia/spavento, ma cerca di scusarsi per l’accaduto, ringrazia un po’ confusa, spiegando che l’aveva lasciata alle casse per fare più velocemente la spesa per poi riprenderla a spesa fatta. U. sorride non commenta quello che sente, chiede ancora scusa dell’intromissione ma non voleva che la piccola andasse in giro da sola, saluta e si allontana, nel contempo la donna che era all’angolo era arrivata al supermercato e si accosta alla madre della bimba, e mentre U. sta uscendo con la coda dell’occhio le vede che parlano sommessamente ed ovviamente nella loro lingua e che indicano con lo sguardo proprio lui, ma U. non si ferma ed esce dal supermercato e si dirige alla sua auto chiedendosi se avesse fatto bene, sperando che le due donne non si facessero strane idee…o se ancor peggio si era messo in mezzo a chissà quale storia malata, restava però ancora incomprensibile come avessero lasciato la piccola incontrollata. Tornato alla sua auto, mentre prende la direzione di casa costeggia lo stesso marciapiede scena dell’accaduto e vede la donna dell’angolo che lentamente ritorna dal supermercato diretta al suo angolo, le domande che U. si fa sono molto ma soprattutto si augura che la piccola Latifa  o Laila non venga rimproverata troppo e che abbia buona sorte
.

...

E' incredibile quanti stati di umore si possono attraversare nel arco di una sola giornata.
Questa mattina ero sereno, nel pomeriggio gioioso e nella sera invece frustrato.
Pensare che sono bastate poche parole ogni volta per farmi cambiare stato d'animo.
Ed ho realizzato che nonostante i miei sforzi per cambiare e migliorare, non è cambiato nulla:
sono solo un fallimento.

domenica, aprile 19, 2009

La Bambina - Cosa Fare...

Ecco uno di quei casi in cui non si mai come comportarsi, almeno io pur prendendo delle decisioni resto sempre col dubbio se la scelta fatta è quella più giusta o meno...
Accade che venerdì sera uscendo dal lavoro insieme ad un collega, mentre stiamo finendo un discorso prima di salutarci, mi accorgo della presenza di una piccola creatura che vaga da sola sul marciapiede, portandosi sulla schiena uno zaino che pareva più pesante della stessa bambina che lo portava. Forse non più di 4 anni vestita anche benino, capelli lunghi sulle spalle occhiali anche troppo grandi per il suo faccino. Nel rallentare il passo passando accanto a me ed al mio collega ci fa un mezzo sorriso, più con gli occhietti scuri che non con la bocca e poi riprende la sua passeggiata, sola camminando a balzelli per via dello zaino pesante; si comporta in egual modo anche con una coppia di vecchietti che era poco più avanti; io ed il mio collega ci guardiamo un po' sorpresi che codesta creatura stia vagando da sola sul marciapiede di via Pianezza... Intanto passa sulla strada un camper al quanto vecchio e maltenuto con due persone un po' ambigue sopra, che rallentando osservano la piccola sul marciapiede e iniziano un manovra per tornare in dietro, giusto nella direzione in cui si stava dirigendo la bambina; il mio collega, padre di famiglia mi dice di seguirla e vedere che cosa accade e non me lo faccio certo ripetere, intanto la bambina sta quasi per arrivare all'angolo e scomparire alla mia vista, dove tra l'altro c'è anche un donna ferma ad aspettare...Per il momento non voglio dirvi la conclusione di questo evento, perché vorrei sapere da voi che mi leggete: cosa avreste fatto? Tenendo in considerazione questi elementi  la bimba di 4 anni che vagava da sola, la zona non propriamente delle migliori dopo le 19.00 di sera (ora in cui stava accadendo il tutto), la donna all'angolo, il camper ambiguo...

venerdì, aprile 17, 2009

Social Network? Ma anche no

Finalmente ho avuto l'occasione di dimostrarmi che quello che speravo, accade! Negli ultimi anni la moda di avvalersi dei cosiddetti social network ha preso sempre più piede, con varie motivazioni e prospettive sono sempre di più coloro che si iscrivono a community cybernetiche per tentare di socializzare. Personalmente non sono esente da questo fenomeno sia per mio interesse che per non essere diciamo
asociale rispetto alle varie conoscenze. Ma sempre più spesso sto mopdificando il mio comportamento per invertire la tendenza di vivere sulla "rete" e riportarmi di più nella vita sociale concreta. La mia quasi ossessione verso questa intenzione mi ha reso non dico impopolare, ma certamente mi rappresenta come un demonizzatore di questi moderni strumenti di cosidetta socializzazione. Ebbene ho avuto una occasione più che gradita oltre che fortuita di ottenere il miglior risultato di socializzazione degli utitmi 3 anni. Tutto nasce dal fatto di frequentare un lcoale nella pausa pranzo del lavoro in cui come spesso capita negli esercizi pubblici ci si ritrova più o meno con le stesse persone pur non condivendo altro che lo spazio o qualche cortese ed educato saluto; qualche giorna alcontrario del solito mi ritrovo da solo in questo locale per pranzo e conoscendo fortunatamente i titolari, avrei comunque potuto scambiare 2 parole con qualcuno, destino ha voluto invece che due graziose donzelle sedute ad un tavolo, in attesa dei loro abituali commensali, mi abbiano generosamente invitato al loro tavolo, disponibili ad una nuova conoscenza, non più limitata ad un volto ed un saluto. Invito che ho accettato di buon grado concedendomi e concedendo l'opportunità di fare amicizia: si è dato inizio quindi alle solite presentazioni e alle prime domande di routine, mentre arrivavano anche gli altri commensali del tavolo in cui eravamo già seduti, che senza alcuna remora hanno accettato la mia presenza, facendomi sentire accolto e benvenuto. Il resto del prnzo è trascorso allegramente soprattutto per gli altri che già conoscendosi si rccontavano e aggiornavano dei vari eventi comuni o separati, nei quali mi permettevo di entrare sporadicamente e in punta di piedi, non ricevendo mai sguardi di biasimo per vani o stupidi tentativi e comunque sempre coinvolto nei giochi di spirito tra i presenti al tavolo. Niente di eccezionale o nessuna rivelazione divina, o chissà che altro, ma certamente un oretta di buona e quasi anonima compagnia. Altro che social network, la possibilità di sentire le risa, ascoltare le parole ed i toni della voce, le piccole innocenti complicità, più soddisfacente di milioni di parole scritte, quasi senza consistenza corporea e di phatos che si possono spendere sulle varie community.
Spesso mi è stato detto usa lo strumento non farti usare, e concedo che deve essere così, ma con l'obiettivo di riportare le persone ad un punto di incontro fisico (non nel senso malizioso che qualcuno potrebbe pensare) in modo tale che la concretezza e la completezza di una persona si possa gustare fino in fondo tra pregi e difetti. In conclusione perseguo la mia azione di demonizzatore  dei social network, a cui partecipo attivamente ovviamente, invitando tutti a trovare spunto ed occasione di ritrovarsi per un caffè o un aperitivo e ritrovare il gusto dell'incontro reale piuttosto di virtuali nickname di cui mai si è certi l'appartenenza.

martedì, aprile 14, 2009

Concerto di Solidarietà

Eccoci qui a tentare nel nostro piccolo a cercare di aiutare chi in questi ultimi giorni si trova in difficoltà a causa di eventi catastrofici come un “terremoto”. Tutti ormai ne avrete sentito parlare e non sono mancate richieste di aiuto in ogni forma, con donazioni ai soliti numeri, con il supporto alla protezione civile offrendo quanto necessario al sostentamento dei terremotati, ecc. Anche la corale in cui canta mia fratello ha deciso di contribuire, nel miglior modo che conoscono, per sostenere ed aiutare la gente colpita dall'infausto disastro della settimana scorsa.  Quindi siete tutti invitati ed ovviamente  invitate tutti coloro che possono aver piacere di partecipare ed ascoltare della buona musica cantata, più si è meglio è anche perché stiamo parlando di solidarietà.



3 CORI PER L'ABRUZZO – In collaborazione con la Fondazione Specchio dei Tempi i 3 cori: Ora è Tempo di Gioia, Coro La Gerla,  Coro Alpette organizzano:



«3 CORI x l'Abruzzo»



3 CORI PER L'ABRUZZO


In aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo Sabato 18 aprile, ore 21, Santuario di Santa Rita, Piazza Santa Rita a Torino. Sarà un simpatico giro del mondo musicale! Potrete deliziarvi con un ricco repertorio per tutti i gusti! Dal Gospel allo Spiritual, dal folk italiano a quello straniero, passando attraverso celebri brani della tradizione nazionale e internazionale! 

Il ricavato delle offerte della serata sarà totalmente devoluto alla Fondazione Specchio dei Tempi a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. 
Ingresso libero

 


venerdì, aprile 10, 2009

Presunzione e Pregiudizio

E' ormai assodato, l'esperienza porta alla presunzione ed al pregiudizio… troppo tempo ho trascorso sulla rete di internet, muovendomi tra i vari social network, community, messaggerie, ecc. ecc. ed ormai non riesco più ad essere sgombro da preconcetti e supposizioni, ho già in testa come andrà a finire,  o riconoscendo chi mi ritrovo dall'altra parte solo leggendo poche righe che può aver scritto. Non mi preoccupo di scendere a fondo perché presuntuosamente so già che stanno recitando una parte e quale parte addirittura; sono convinto di capire chi scrive sinceramente, o chi scrive recitando una parte di cui ha piacere interpretare il personaggio, oppure so già chi sostiene di dire la verità di vivere una vita complessa ma che io riconosco invece come semplice auto-negazione dell'io che il mio interlocutore fa su se stesso… A leggere probabilmente non si capirà molto di quello che ho in testa, so solo che grazie ad alcuni eventi degli ultimi giorni sono tornato temporaneamente ad abbracciare il mio lato oscuro, spingendomi verso zone non troppo limpide e naturali ma più perverse e ammicanti… ed infine? A conclusione di questi ultimi e tumultuosi giorni mi ritrovo nel buio sul balcone ieri sera a occhi chiusi in piedi in posizione perfettamente eretta, ad ascoltare i suoni della notte che si portava verso Morfeo per superare una notte nel sonno più dolce. La testa si svuota mi vedo come un ologramma tridimensionale difronte alla mia presunzione e al mio pregiudizio verso certi soggetti con cui mi sono rapportato, mi rendo conto della superbia che mi colma l'animo verso di loro comprendendo anche che in questo modo sono io ad essere fuori tema, fuori percorso… che sto andando in una direzione tutta mia che sicuramente non è quella giusta, non importano  flebili tentativi di raddrizzare la rotta, di modificare l'atteggiamento mentale, di ricominciare nuove socializzazioni con uno spirito diverso, ormai sono marchiato, presuntuoso e pieno delle mie vane convinzioni che non cambiano ne ora ne mai il mondo: non posso contrastare la totalità della gente che va verso il futuro mentre io cerco di tornare al passato in una dimensione più "ignorante e meno multimediale". Uso degli strumenti che alla fine mi accecano e non mi permettono di esprimermi per quello che sono realmente e mi frustro per tutto questo, mi incapponisco e reitero gli errori e non modifico le mie convinzioni. Non so quanto posso durare continuando in questo modo, posso scegliere fermarmi o proseguire ed attendere di vedere l'inevitabile fine che mi attende.Vorrei che fossero maggiori i momenti in cui raggiungo la lucidità che fortunosamente mi ha colto ieri sul balcone, dopo stavo bene, avevo ragione di me  intimamente e di me nel mondo; come fare a raggiungere quella saggezza che permette di proseguire un cammino incuranti del modo in cui andrà a concludersi?