martedì, dicembre 09, 2014

La Danza dello Strillone

Strillone di ieri e di oggi
C'era un tempo in cui nel mondo dell'editoria esistevano un sacco di figure lavorative che contribuivano alla diffusione delle notizie, dei giornali quotidiani, delle pubblicazioni più interessanti. Uno di questi mestieri era quello dello "strillone" ovvero colui che, per mestiere, vendeva giornali per le strade o in luoghi pubblici annunciando ad alta voce le notizie più interessanti. Ebbene questo ruolo oggi non esiste più o quasi, almeno in italia. Progressivamente il ruolo è stato soppiantato dalla locandine gialle su cui vengono riportati i titoli e/o la notizia più accattivante per invogliare il pubblico ad accedere all'edicola o al giornalaio per comprare una copia del quotidiano, ma anche questo strumento, oggi è in disuso a causa del proliferare delle "notifiche" virtuali che raggiungono i media elettronici molto diffusi ed in mano a tutti. Ma a ben pensarci, non è del tutto vero. Se ci penso bene mi vengono in mente due tipi di lavoratori che ancora fanno rivivere almeno in parte la figura dello "strillone".

La prima è quella degli omini posti agli incroci ed ai semafori tra le 00:00 e le 9:00 che zigzagando tra il traffico e cercando di non farsi investire dalle auto si adoperano per vendere ai trafelati automobilisti le prime edizioni dei quotidiani stampati nella notte; oramai questi personaggi sono tutti per lo più extracomunitari che cercano di sbarcare il lunario, visto che gli italiani snobbano ogni tipo di lavoro che non sia ad una scrivania. L'altra figura invece è relativa ai ragazzi e ragazze che si prestano (spero retribuiti in qualche modo) a fare distribuzione delle copie dei nuovi media definiti come free press, che vengono distribuiti per lo più agli accessi delle metropolitane e/o ai capolinea dei mezzi pubblici di terra. Ognuno di loro con in braccio una risma di giornaletti sottopone più o meno attivamente le copie ai passanti cercando di aumentare la diffusione del free press con i relativi contenuti.

Entrambe le figure che ho descritto non sono certo lavori facili, vuoi per il posizionamento, vuoi per il rischio di essere travolti dalla folla uscente in massa dalle metro o dalla fiumana di auto che sfrecciano sulle strade ai semafori, a ben vedere non tutti sarebbero capaci di fare questo mestiere, perché richiede una buona dose di pazienza, una grande capacità di rendersi affabili e degni di fiducia al primo colpo d'occhio, per far accogliere la propria azione di distribuzione. Ogni giorno ci sono moltissime persone che danzano sulla strada e davanti alle stazioni delle metro, piroettano di qua e di là, stendono un braccio in alto e in basso per lasciar passare dalla propria mano a quelle del passante un giornale con delle informazioni, delle pubblicità, delle notizie e perché no anche anche delle intenzioni; ballano a destra ed a sinistra, nella speranza di compiere al meglio il proprio "lavoro" oggi non adeguatamente compreso: ovvero elargire chi gratis e chi no l'informazione scritta e ponderata. 

Personalmente mi ci sono riavvicinato grazie ad una idea interessante di un free press, #MiTomorrow, che riporta le notizie del giorno dopo, ovvero degli eventi più salienti dei giorni che seguiranno (le notizie del domani), ma soprattutto perché sono stato catturato dall'appeal della strillona di base alla metro/stazione di Garibaldi. Ci passo praticamente tutti i giorni ed ammetto che sono stato calamitato dalla sua capacità "silenziosa" di proporsi; affascinato al punto di essere rimasto una sera, ad osservarla giusto qualche minuto, in lontananza, mentre danzava da una parte all'altra di fronte alle scale dell'accesso della metro, da cui spuntavano i viaggiatori, stendendo il suo braccio con in mano la copia del free press che distribuisce e che si propone in un momento della giornata diverso dal solito, la sera. La "mia strillona" preferita poi ha anche la capacità di riconoscere i clienti diciamo più "fedeli" e fidelizzarne il rapporto, relazionandosi sempre più con essi con piccoli accorgimenti che fan sì di rendere il momento di incontro/scambio un momento tra persone e non tra "fantasmi in fuga". Molti sono quelli che driblano la raggazza del "domani da leggere" ma infaticabile lei prosegue, gioendo per le occasioni in cui riesce a concedere il free press ai passanti, elargendo il giornale ed un sorriso. 

Ormai per me, è un appuntamento d'obbligo quando sono a Milano, non tanto per la lettura che mi si propone che è spesso d'interesse, ma quanto per il momento in cui prendo il giornaletto, seguito da un sorriso ed un saluto non scontato, che creano così  insieme al piacevole volto della "strillona" il momento migliore della mia giornata lavorativa.

martedì, novembre 25, 2014

Under Pressure

No non è il titolo della più che famosa canzone dei Queen, è' la condizione in cui negli ultimi 10 mesi mi sono trovato.
In più di un occasione ho denotato che il lavoro a volte disumanizza troppo le persone specie di questi tempi in cui il lavoro scarseggia sia nella sua accezione di chi è impiegato e ancor di più nell'accezione di chi lo cerca. Cerco sempre di non lamentarmi e di non lasciar trapelare troppo di quelli che sono gli eventuali disagi, fastidi, difficoltà che vivo durante le mie giornate lavorative, ciò non toglie che ci siano e che abbiano un peso anche per me.
Nel corso degli ultimi 2 anni mi ero posto un obbiettivo minimo e che solo in parte sono riuscito a raggiungere. Non amo vivere alla giornata ne tanto meno lavorare senza un lietmotiv comune ai colleghi, ma ultimamente è stato davvero difficile destreggiarsi in mezzo all'apparente confusione che contraddistingue le mie giornate. I motivi sono i più disparati e non certo per colpa dei colleghi incompetenti o dei colleghi cosiddetti antipatici, bensì per via di una troppo mutevole instabilità che contraddistingue tutti gli ambienti di lavoro in cui tutti si annaspa e si tira il carretto (anche se la maggior parte delle volte in direzioni diverse gli uni dagli altri). Si viene così travolti da un ambiente di lavoro che appare sempre più difficile, competitivo e convulso creando distanza tra le persone. Così ogni giorno che passa ci si isola sempre più sulle proprie posizioni, sulle poche convinzioni, sulle minime aspettative e su quelle che si credere essere le "procedure aziendali".
Ho tirato per 16 mesi buoni a testa bassa per contribuire a trovare e indirizzare determinate situazioni al loro efficientamento e consolidamento; insomma ho affrontato diversi "cantieri" di una certa rilevanza per migliorare il mio lavoro e quello dei colleghi per non dire dell'azienda, ma la frustrazione negli ultimi 40 giorni ha avuto il sopravvento. Quattro erano questi cantieri e tali sono rimasti: "cantieri a cielo aperto". In quasi due anni non si è arrivati alla conclusione di nulla. Nonostante l'impegno, la flessibilità, l'apertura più che trasparente al confronto e coinvolgimento nulla si è mosso, tutto è rimasto com'era se non addirittura è peggiorato non avendo più riferimenti adeguati e solidi né in un verso né nell'altro.

Sedici mesi, sotto pressione, tenendo le fila di più situazioni, traccheggiando e puntellando giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese ogni piccola traballante situazione sulla quale non si aveva il debito "controllo" ne tanto meno gli strumenti adatti per la gestione della "cosa". A testa china a tenere botta ad ogni tentativo di istigazione, di polemica su questioni neanche così fondamentalmente significative, prese in considerazione solo perché utili a creare il pretesto a divenire il momento scatenante a rappresentare la pietra dello scandalo. Un lavoro di mediazione continuo, spronando in un verso e calmierando da un altro. Sollecitare da un lato e raffreddare da un altro. Quel che più è stato intenso da sostenere è stato ed è ancora, regolamentare e coadiuvare gli stati d'animo delle persone, sì perché sul posto di lavoro ci sono le persone con i loro pregi ed i loro difetti, i loro problemi dentro e fuori l'ufficio, le loro aspettative e le loro preoccupazioni. Se qualcuno lo sta pensando, sono concorde: non tocca certo a me salvare il mondo! Ciò non toglie che per il "mio" quieto vivere, tra pendolarismo (mannaggia a frenitalia ed i suoi frecciarotta), lavoro e questioni di famiglia, mi prodigo in ogni frangente affinché riesca a cavarmela con la minor rottura di scatole, in senso assoluto parlando, ovvero meglio spendere energie per mediare i rapporti che subirli e farmi frantumare i gioielli di famiglia.

Concludendo tanto ho fatto girare la ruota che tanto si è rotta. Frustrazione a mille per obiettivi mancati e non totalmente raggiunti, insoddisfazione quanto basta per gli scarsi risultati e poco voglia di relazioni. Fortunatamente per me si avvicina sempre più il periodo natalizio, momento nel quale tirerò un po' il fiato per poi chiudere l'anno con gli effettivi consuntivi, che prevedo non saranno dei più rosei e soddisfacenti: vi saprò dire.

lunedì, settembre 15, 2014

Sono 10... ma Lui ancora c'é!

Se devo essere sincero ancora non riesco a crederci... oggi 15 settembre saranno 10 anni che è mancato mio padre. A me sembra solo ieri. Non vivo le stesse emozioni di 6 anni prima (Ricorrenze - 4 Anni).
Nel mio andirivieni tra Torino, Roma, Torino, Milano, Torino mi sembra sempre che solo qualche settimana fa sia mancato mio padre. Il tempo quel giorno si è fermato. Sono rimasto un uomo di 31 anni che ancora cerca la sua strada e nel farlo si affida ancor di più agli insegnamenti del padre. Non riesco a dare una spiegazione a questa cosa. In 10 anni sono successe un sacco di cose, ma è come se appartenessero ad una realtà diversa dalla mia, come se da un momento all'altro mi dovessi svegliare e ritrovarmi a luglio del 2004 e vedere mio padre in piena salute senza alcun problema. Possibile che si possa fare un viaggio onirico lungo 10 anni, in cui compaiono i capelli bianchi, in cui si fa a "botte" con la vita di tutti i giorni per sopravvivere, sputando veleno ad ogni criticità per poi risvegliarsi così e trovarsi in una vita oramai dimenticata?

Il tema è certamente ostico, quindi mi scuso se in alcuni pensieri divento illeggibile ed incomprensibile, ma veramente non c'è giorno in cui ho mio padre in mente in uno qualsiasi dei momenti che trascorro. Per spiegarvi meglio traggo spunto da un episodio di qualche settimana durante il viaggio di rientro da Milano a Torino in compagnia di Valter, compagni di viaggio quotidiano oramai, che seduto comodamente a fianco a me mi si mette a parlare di cibo, frutta, verdura, piatti, ecc. Così come nulla fosse non considerando per nulla la mia "pelle da leopardo" (di cui vi ho raccontato in un post precedente) così come se tutto fosse normale. A questo si aggiunga il fatto che mentre parlava di dove andava a prendere questo ortaggio piuttosto che quell'altro, per qualche istante io mi sono allontanato mentalmente ritrovandomi ad immaginare che in quel momento al mio fianco ci fosse mio padre che amava la campagna, la genuinità dei prodotti (proprio come Valter) e che fosse lui che mi diceva che sarebbe andato a Trötin a prendere fagiolini e melanzane, mentre sarebbe passato poi da Giuanin a prendere patate e carote, a da li a breve da Cesare per andare ad assaggiare il vino novello per poi decidere quante damigiane prendere... poi un cambio di tono della voce di Valter mi ha riportato alla realtà ed ai suoi commenti sulle bancarelle di Porta Palazzo.

Qualcuno mi sa dire se questo è normale o se sia un sogno e tornerò presto alla realtà e troverò mio padre in piena salute, o se sono impazzito?

Nonostante le emozioni contrastanti, passo la ricorrenza nel rispetto delle tradizioni ed a fine della giornata, faccio spallucce e torno alla solita routine, sapendo comunque che non mi serve un giorno ben preciso, perché essendo Ugo il figlio di Sergio, sono parte della sua essenza e vivo con i suoi preziosi insegnamenti, fiero che sia stato mio padre.

lunedì, agosto 25, 2014

Io la Blefy e la Piti

M.A.S.H. - Medical Army Surgical Hospital
Non passa estate che non mi ritrovi a girovagare per ospedali per un qualunque motivo di salute più o meno grave, se non per visite di controllo utili a mantenere uno stato di salute utile ad un buon invecchiamento o se preferite, (in)utile ad alimentare l'ambizione di immortalità. Quest'anno però le cose sono state un po' più impreviste e meno volute.
Ad inizio luglio mi è toccata la Blefarite, della quel vi evito la spiegazione scientifica, ma vi dico solamente che dopo un costante prurito agli occhi ed alle palpebre in maggior parte, mi prescrivono una visita dall'oculista che prontamente prenoto. Ed è così che un paio di settimane dopo mi ritrovo ad andare da un oculista della mutua sperso nelle campagne torinesi in una località della provincia. Neanche mi siedo al suo apparecchio di visita che già sa cos'ho: Blefarite squamosa su entrambi gli occhi, quindi terminato il controllo della congiuntiva e dei bulbi oculari, mi fa un veloce controllo con e senza occhiali e poi mi liquida con l'anamnesi e la cura. Così per 10 giorni non faccio altro che pulirmi gli occhi mattina e sera con delle salviette apposite e subito dopo mi metto una bella cremina cortisonica ed antibiotica. Non faccio a tempo a lasciare questo squamoso rapporto con la "Blefy" che un'altra si mette a farmi la corte...
Fattosi ormai fine luglio per non dire inizio agosto, mi ritrovo con alcune papule rossastre sul ventre e sul petto che inizialmente non considero più di tanto, ma con l'andar dei giorni si fanno troppo evidenti, portandomi a fare un controllo dal medico, ed in questo caso il sostituto del mio medico curante, che rimane perplesso e un po' attonito. Non ha purtroppo le idee chiare, troppo indeciso e portato a pensare al fuoco di sant'antonio o qualche puntura di animale, quindi mi liquida con una crema cortisonica che non sembra dare effetti, ma al quarto giorno invece, la mia nuova compagna "Piti" parte lancia in resta e si impossessa di tutto il mio torace e parte della schiena. A questo punto che fare?
Primo tentativo: pronto soccorso dermatologico... mhhh non esiste più, allora andiamo al primo pronto soccorso nelle vicinanze; qui mi guardano distrattamente e mi dicono: "codice bianco, ne avrà per tutta la giornata e parte della sera... è andato dalla guardia medica?" Ovviamente tergiverso e me ne vado; la premessa era non è il caso che tu stia in questo pronto soccorso non abbiamo voglia di fare molto. (n.d.r. era il P.S. di Moncalieri nel giorno di sabato dopo ferragosto - fate le vostre riflessioni).
Secondo tentativo: ma sì! Non ho nulla da fare, cerco e vado dalla guardia medica. Una volta arrivato, suono il campanello e qui mi apre un ragazzo forse di poco più giovane di me che mi fa accomodare e con la sua difficoltosa parlata, mi chiede cosa mi occorre. Espongo il problema, lamentando anche la poca professionalità del P.S. e qui il tipetto che mi rende partecipe della sue credenziali in qualità di dottore oculista, fa qualche accenno a diverse malattie ma in modo molto didascalico e per fare l'esercizio delle esclusioni più che altro, quindi terminate le malattie infettive infantili e non, già fatte, non ha avuto molte altre argomentazioni se non un forma vaga di eruzione cutanea dovuta a chissà quale virus o ad una stranissima vasculite che gli faccio pronunciare una seconda volta perché la prima non l'avevo capito. Morale della favola non può fare nessuna impegnativa per prenotare delle visite ma prescrivere solo medicinali, ergo me ne vado salutandolo per la disponibilità e cordialità.
Terzo tentativo: visto che la "Piti" mi sta assalendo sempre più procrastino il rientro al lavoro e vado di nuovo dal sostituto del mio medico. Quando mi levo la maglietta, egli sgrana gli occhi e gli sale un leggero panico oltre che una sottile voglia di trovare comunque una risposta. Consulta un libro, chiama una collega dermatologa, mi fa domande a singhiozzo, mi osserva, riflette... Alla fine esco dall'ambulatorio con una ricetta per antibiotici e antistaminici, con una ricetta di priorità "breve" (2 settimane al massimo di attesa) per una visita dermatologica, una ricetta stesso tipo per gli esami del sangue. Così l'indomani vado a farmi prelevare il sangue i cui esiti solitamente arrivano in 4/5 giorni, ma questa volta visti il tipo e la priorità breve mi arriveranno nel doppio del tempo: ottimo! Dopodiché mi dirigo al CUP delle Molinette dove anche qui vista la priorità breve mi danno la prima disponibilità in poco più di 3 settimane, il 10 di settembre: ottimo!

Tornato a casa, decido di far finta di niente e comprate le medicine prescritte inizio diligente la cura, che avrà un suo significativo contributo su quanto accadrà dopo 4 giorni.

Quarto tentativo: la "Piti" non molla, anzi prende possesso del collo e della testa, delle braccia e di tutto quello che ancora non aveva preso, quindi dopo una serata passata in compagnia di amici (un po' troppo attoniti e forse in parte atterriti nel guardarmi) passando davanti al pronto soccorso delle Molinette decido di fermarmi e di tentare la sorte. Entro nel pronto soccorso e una delle signore di supporto mi chiede cosa mi sento, espongo le braccia e le di contro mi espone le soluzioni. Resto e lei chiama l'infermiera, questa mi da una sguardo e poi sparisce nel P.S. e torna con una dottoressa, che mi da una veloce occhiata e dice all'infermiera: " no, non è così grave, ma registralo che lo voglio vedere". Così alle 01.37 sono degente al P.S. Dopo poco meno di un'ora vengo chiamato per la visita. Alle 02.22 mi prelevano il sangue e poi mi rimandano in sala d'attesa. Alle 04.05 mi riconvocano e mi dicono che dagli esami nessuna infezione grave è incorso, quindi nessun contagiosità o infettività, però mi dicono di ripresentarmi da lì a qualche ora per un esame dal dermatologo, che chiameranno da un altro ospedale. Ore 04.19 vengo dimesso con un codice verde (non dovrò pagare nulla) e una segnalazione per la successiva registrazione. Torno a casa alle 05.00 per una veloce dormita per ripresentarmi al P.S. alle 10.40 dove 7 minuti dopo sono nuovamente degente. Alle ore 12.35 dopo poco meno di 2 ore vengo chiamato e spedito io all'ospedale dermatologico dove mi attende il medico. Prontamente mi dirigo dove indicato e mezz'ora dopo esco finalmente con una diagnosi più convincente e determinata: Pitiriasi rosea, con aggravamento causato da reazione allergica all'antibiotico (quello prescrittomi dal sostituto del medico curante). Conseguente interruzione dell'antibiotico ed inizio cura con cortisone e richiamo di visita due giorni dopo stesso ospedale dermatologico. Alle ore 13.15 vengo dimesso per la secondo ed ultima volta dal pronto soccorso. Totale di quasi 7 ore per avere idea di cosa mi stesse coprendo il corpo come un leopardo a due gambe.
E così  siamo ad oggi dopo la visita di controllo dopo il pronto soccorso, in cui viene confermata la diagnosi del collega ma con la modificata e prolungamento della cura: 25 mg di deltacortene, antistaminico al bisogno, per poi arrivare alla prossima visita di controllo di metà settembre. 

Insomma non mi sono fatto mancare la compagnia in questi due mesi... e con la "Piti" ci viaggerò ancora per un po', che a conti fatti e con buona probabilità potrebbe essere conseguenza dei aver avuto anche la "Blefy". C'est la vie!!!

giovedì, agosto 14, 2014

... è solo rabbia!

Al contrario di molte altre volte, inizio a scrivere questo post non sapendo ancora che titolo dare. Sono parecchi mesi che non scrivo di me, di quello che ho dentro; mi sono limitato a condividere alcuni degli eventi che ho avuto il piacere di vivere e passare insieme agli amici oltre a lasciare qualche piccola traccia dei miei pensieri, ma niente di veramente personale. Questo post, quindi in controtendenza alla norma sarà una delle tante mie fotografie in cui trasporrò gli stati d'animo in parole, sarà dunque normale non capire il senso logico e semantico di quanto scriverò.
Per quanto mi sia sforzato di conoscermi a fondo, come spesso ho sostenuto, sono ben lontano dall'avere coscienza di me stesso, sarò si e no all'inizio del mio percorso di autocoscienza, per questo ancora non ho capito perché da  mesi ormai sono insofferente verso tutto, sono pervaso da sentimenti altalenanti e contrastanti, che però temo derivino tutti da una unica forza motrice: la rabbia.
Seppure mi sia avvicinato a casa, abbia trovato un equilibrio ed una routine al pendolarismo "di lusso" che faccio tutti i giorni, e che tra breve ricomincerò, sono oltre 10 mesi che il senso di inquietudine e di insoddisfazione non mi abbandonano; sensazioni che reprimo costantemente settimana dopo settimana, accumulando tutto quello che è il mio vissuto di questi 20 mesi dal mio ritorno a casa.
Raccolgo la bile del lavoro e la reprimo, raccolgo il senso di solitudine nei viaggi quotidiani e la reprimo, raccolgo l'apatia di troppe sere passate senza stimoli e la reprimo, raccolgo l'indifferenza a quanto accade intorno a me e la reprimo, raccolgo la noia della routine personale e lavorativa e la reprimo. Giorno dopo giorno ho compresso tutto, sempre più in basso, sempre più schiacciato e sempre più compattato, e non ho ancora smesso di raccoglie e "sopprimere" tutto in qualche angolo remoto di me stesso.
Ora a distanza di mesi sento che non ci sta più tutto dentro, ogni sforzo profuso per trovare la soluzione all'equazione della mia esistenza si sta rivelando vano. Il risultato non compare, anzi, appaiono sempre e soltanto altre variabili che si aggiungono e complicano ed allungano i tempi per arrivare ad un risultato.
Al momento non mi interesserebbe neanche sapere se il risultato fosse giusto o meno, mi basterebbe giungere ad una conclusione, ma non accadrà a breve; inoltre temo anche che la rabbia che mi percorre tutte le nervature sia tale da offuscare la lucidità mentale, obbligandomi a controllarmi a non esplodere a non lasciar trapelare dalle mie parole e dal mio linguaggio fisico, tutta la bile, il veleno, il tormento e l'agitazione che mi porto appresso.
Sento l'istinto primordiale che spinge, scalcia e si agita per emergere , per spegnere la ragione e sfogarsi in tutto il suo essere scevro dalle regole sociali. Ho solo una enorme voglia di imprecare, insultare, odiare, spaccare, distruggere, sfidare, affrontare, gridare, urlare, correre a perdifiato, prevaricare, schiacciare, dominare, prendere avidamente ogni cosa, buttare ogni cosa, riempire sino a superare il colmo,  affogare, rovesciare, schiaffeggiare, bruciare... lasciarmi andare e non controllarmi più sino al raggiungimento dello sfinimento ed abbandonarmi ad un sonno eterno senza fine, senza ristoro, senza risveglio.

... è solo rabbia!

Non ho più parole, spero di non passare ai fatti ma di riuscire a passare oltre senza violentare me stesso.

domenica, giugno 08, 2014

Arte vs Tecnologia - (Questione di Carattere)

Per chi mi sta vicino non è un mistero che nelle ultime settimane sono pervaso dalla noia; non trovo più nulla ti sufficientemente attraente, coinvolgente e stimolante al punto giusto. In momenti come questi che mi ritrovo a vagare in giro per il web alla ricerca di qualche notizia, evento che colpiscano la mi attenzione con la speranza di trovare qualcosa di diverso da fare. Nelle ultime settimane di maggio per mia fortuna ho avuto modo di sfruttare due occasioni: una personale andando al XXVII Salone del Libro a Torino dove ho avuto modo di partecipando ad una tavola rotonda molto appassionante; la seconda occasione di distrarmi e rinfrescare un po' d'interesse è stato invece professionale, andando al 20mo Digital Printing Forum incentrato sulla tecnologia Ink-Jet (l'ultimo forum a cui partecipai fu 10 anni prima circa). Ebbene senza volere mi sono messo nella condizione di crearmi una momento stimolante ed accattivante come da tempo non mi capitava. Credo sia opportuno che faccia un passo indietro per far meglio comprendere l'entusiasmo per quanto ho appena finito di scrivere.

Devo tornare a qualche anno prima quando passando casualmente in una libreria di Pomezia, mi sono soffermato su uno scaffale dove i libri non costavano più di 2 euro, ed è lì che presi 2 libri per i quali, solo dal titolo, mi ero fatto l'idea che fossero incentrati sulla psicologia o qualcosa del genere, invece con mia parziale delusione scoprii che erano uno rivolto alla comunicazione e sviluppo sociale e l'altro invece era un trattato sull'editoria nel corso di un secolo (dal 1861 al 1977 circa). Il secondo  libro l'ho letto qualche mese fa, finito con un po' di fatica in quanto in troppi passaggi  era troppo didascalico e costellato di date su diverse pubblicazioni; ciò nonostante la lettura è stata per certi versi illuminante e per altri confortante, scoprendo come l'editoria sia rimasta sempre un po' in disparte dagli sviluppi economici /industriali dei massimi interessi, ma restando sempre un punto fisso come mezzo di comunicazione, espressione e rappresentazione dei tempi, della cultura  sociopolitica del nostro paese.

Ed è così quindi che mettendo insieme questi tre eventi diverse, ho fatto un viaggio emozionale e culturale di quasi 2 secoli oramai. Partendo dal libro letto qualche mese fa che si intitola "Questione di Carattere", passando per la partecipazione alla tavola rotonda all'interno del Salone del Libro potendo ascoltare di persona Enrico Tallone argomentare su " Belle lettere e Bei Caratteri - Officina, editoria di progetto. Il design del libro tipografico moderno", arrivando sino alla partecipazione al 20mo Digital Printing Forum in cui si è parlato di "Production Inkjet Printing in un disegno che coinvolge tutta l’industria grafica e della comunicazione" . Seppur in modi e tempi un po' dilatati ho avuto l'occasione di studiare il libro e poi toccarne con mano le conclusioni ascoltando la passione per l'editoria e la stampa tradizionale di un "Tipografo" come Tallone (la sua famiglia è da sempre in questo mondo) contro le aspettative dei cultori della New Generation dell'era digitale che nonostante i grandi passi avanti e la diversa capillarità che ha raggiunto non dimostra avere un "carattere" ma solo un istinto vorace di espansione.

Leggendo il libro se ne ricava che la comunicazione è sempre stata un fondamento per la divulgazione e la condivisione di ogni tipo di messaggio, ma anche uno strumento visivo importante che col passare del tempo si è trasformato ed adeguato alle esigenze della platea che raggiungeva; i caratteri tipografici assumevano forme e caratteristiche di volta in volta sempre diverse per incontrare i gusti dei lettori e dei divulgatori dei contenuti, non tralasciando anche gli aspetti visivi degli spazi e della disposizione, portando anche la tecnologia ad innovarsi e adeguarsi alle esigenze derivanti: industrializzazione, velocità, grande numerosità sono stati gli elementi centrali sui quali i "tecnologhi" hanno posto la loro attenzione per recepire le nuove forme di espressione ponendole al servizio degli stampatori recependo comunque sempre le aspettative degli editori. Ed in questo modo che dopo aver letto il libro ho colto la passione e l'entusiasmo di un editore come Tallone che nonostante la tecnologia sia arrivata quasi a sostituire l'umanità dell'arte della stampa, non gli si arrende ed ancora cerca i migliori caratteri da stampa, ancora cura le forme tipografiche, ancora abbina un andamento di un carattere tipografico al contenuto del libro che deve realizzare, studiandone tutti gli aspetti come anche quelli della supporto sul quale stampare ovvero la carta, e valutandone tutte le alchimie per fa sì che il prodotto editoriale finale sia una opera completa e che possa assolvere al proprio ruolo al meglio, attirando, trattenendo, coinvolgendo e facendo sognare il lettore. La tecnologia dal canto suo ha pochi aspetti significativi dalla propria parte: tolto lo sviluppo e il consolidamento dell'affidabilità, della velocità e della ripetibilità non può sostituire quello che sta dietro ossia l'uomo che sceglie che pondera che abbina e crea qualcosa. Lasciare spazio a chi costruisce e sviluppa tecnologie e comunicazione digitale, ci ritroveremmo con un appiattimento della comunicazione con pochi set di caratteri, con poche impostazioni di pagina; a questo inoltre si aggiunge il fatto che la dematerializzazione di un prodotto editoriale consente anche la frammentarietà della comunicazione ponendosi come obbiettivo la variabilità e la personalizzazione per raggiungere molti gruppi diversi tra loro in modo diverso e divulgando contenuti proprietari che non danno più un senso di collettivo e comunitario.

Ovviamente sono semplificazioni di un pensiero molto più elaborato sul quale mi dilungherei ancora senza fine, ma rischierei di diventare noioso, quindi, concludo questo post sintetizzando un po' i contenuti dell'altro libro che presi a Pomezia: siamo la comunicazione che rappresentiamo, ogni epoca ha la proprie caratteristiche e peculiarità ma quello che importa è che quanto si comunica abbia sempre un'anima, un carattere propri che possano fare i conti con le generazioni future per lasciare un segno tangibile di un senso di coscienza. Lasciare le le parole, i pensieri, le immagini passino e ripassino senza un senso di appartenenza ad una generazione sarebbe come scrivere nell'aria in modo invisibile lasciando che scompaia il tutto senza raggiungere nessuno. Così grazie ad eventi un po' casuali ho trovato un filo conduttore di mio interesse scrollandomi un po' di dosso la noia che mi pervadeva e ricominciando a guardare il mondo intorno a me con occhi rinfrescati.

venerdì, maggio 30, 2014

Non Casualità

Maurits Cornelis  Escher - Encounter, 1944 - Litografia
Più passa il tempo è più mi convinco che nulla accada per caso, pensiero che in quest'ultimo anno è andato consolidandosi a seguito di eventi che, seppur casuali, messi insieme definiscono un percorso ben preciso. Tale percorso non è ovviamente uguale per tutti, vuoi per le esperienze che si vivono, vuoi per le persone che si conoscono e si frequentano, vuoi per le scelte che ognuno di noi fa in base ad esigenze e presupposti diversi. La non casualità che mi riguarda, sinceramente, la trovo però alquanto singolare e per certi versi anche rassicurante.

Quello che è accaduto in questi ultimi mesi ha quasi del mistico o qualcosa del genere che non riesco a definire con una sola parola. Per prenderlo in senso cronologico gli eventi scatenanti che mi hanno fatto riflettere sulla non casualità della mia vita cominciano un anno fa o poco più con l'incontrare un prima persona legata al mio antico "amore sportivo" ossia la pallacanestro; dopo decenni di lontananza e di percorsi diversi incontro il primo ex compagno di gioco sulla metro di una città diversa dalla nostra di appartenenza a cui è seguito anche il viaggio in treno per il rientro ognuno a casa propria; anche il secondo fortuito incontro, sempre con un ex compagno di squadra, è avvenuto nella movida torinese in mezzo a una moltitudine di persone durante una notte bianca. Così inizia questo viaggio nel ritorno al passato in cui nei momenti più disparati e nei luoghi meno presumibili si propongono e si concretizzano questi incontri con persone del passato o molto vicine al mio passato come ad esempio incontrare una nuova persona che lavora e conosce miei ex colleghi di un lavoro giovanile presto abbandonato e presto dimenticato, piuttosto che ritrovare un collega solo qualche settimana fa sempre legato allo stesso lavoro giovanile mentre eravamo entrambi a sostituire gli pneumatici delle nostre auto. Altro caso diventare oggetto di attenzione su un gruppo di un social network al punto di riaccendere i ricordi giovanili degli aderenti a quel gruppo sui tempi della giovinezza, che si tramutano anche in qualcosa di concreto ritrovandomi inviato a un ritrovo proprio in memoria di quei tempi trascorsi all'oratorio del paese. O ancora Incrociare al lavoro una persona conosciuta 20 anni prima lavorando per altra azienda ma scoprendo di aver lasciato un segno, fosse anche solo per la mia poco invisibile mole. Sino ad arrivare a poche settimane fa incrociando anche qui in mezzo a miglia di persone un blogger conosciuto e frequentato solo qualche anno fa prima che le nostre strade divergessero nuovamente. Persone, ricordi, esperienze che si riaffacciano alla mia memoria, a volte supportate dai nomi a volte solo riconoscendo il volto, ma procurando sempre un contatto ed uno scambio di memorie anche se per brevi momenti. Un passato che si ripropone raccogliendo diverse età della mia vita, passando dalla adolescenza, attraversando anche l'infanzia, la fresca maggiore età sino ad arrivare a persone anche conosciute e frequentate solo qualche anno prima.

La singolarità di questa non casualità sta nel fatto che nonostante abbia girato in lungo ed in largo, soprattutto in questi ultimi 10 anni, anche a distanza di centinaia di km, non restando mai più di qualche anno nello stesso posto, la vita sembra rincorrermi, raggiungermi e ricordarmi chi sono a da dove vengo. Il beffardo destino vuole essere presente nella mia non continuità per assicurarsi che io tenga ben a mente chi sono, quale strada ho percorso per arrivare ad essere quello che sono oggi. Se 20 anni fa pur percependo segnali e situazioni simili a quelli che sin qui ho descritto, non gli davo una valenza, prendevo quei momenti con più leggerezza di quanto non faccia ora che ho degli anni in più; potrebbe essere solo un modo diverso di percepire il tempo trascorso e quindi dando un peso maggiore agli anni trascorsi, sentendo la vecchiaia... ma se ci rifletto bene invece non può essere questo, a ben considerare io non ho mai considerato il tempo trascorrere riscontrabile dal fatto che non festeggerei mai il mio compleanno e non ricordo mai quello degli altri), ogni giorno successivo all'altro per me sono scanditi dai calendari non dal mio sistema di vita, se ripenso coscientemente al passato mi sembra che sia passato solo una settimana o un mese non molto di più.

Tuttavia resta il fatto che la non casualità di questi eventi oramai mi balza all'occhio e mi fa riflettere che il mondo è piccolo, molto piccolo perché pur allontanandomi dalla mia casa tutto mi si riavvicina che io lo voglia o meno di conseguenza la riflessione che mi viene da fare e che non mi resta che vivere con il miglior spirito questi eventi e godermi i freschi ricordi del passato che di tanto in tanto spunteranno dietro il prossimo angolo.

sabato, maggio 03, 2014

Cena con...

La Zugo Torta - Creazione di Alina's Candy Wordl
Come mio solito non organizzo mai nulla per il mio compleanno, non tanto perché il passare del tempo mi preoccupi, direi più il fatto di non mettere nessuno in difficoltà nell'accettare o meno o di sentirsi in obbligo di farmi chissà quale regalo che non voglio. Con il passare del tempo però ho scoperto ed anche imparato che ci pensano gli altri per me. Sia chiaro non è né una lamentala né una pretesa: anzi è una cosa che un po' mi imbarazza ma che mi fa certamente piacere. E così come ogni anche quest'anno i miei amici si sono prodigati per sollecitarmi per fare in modo di ritrovarci tutti per una cenetta senza impegno, ovvero una pizza. Così per non essere il solito "orso asociale", non mi nego e prendo l'iniziativa indicando il posto dove cenare e mi premuro di prenotare il tavolo ad un orario adeguato un po' a tutti. Allora mi vien la strampalata idea di ritrovarci nella stessa pizzeria dove avevo salutato un po' tutti prima di partire per le terre laziali. Questa volta però eravamo solo 8 intimi amici, alcuni nuovi, rispetto ai 14 che si era ormai quasi 5 anni fa. Ebbene, la serata è scivolata via tranquilla e devo dire affamata per tutti perché molti si sono rimpinzanti con pizze giganti dalle farciture delle più interessanti e golose, qualcuno si è anche deliziato a spillare la propria birra dalla spina portabile da 1 litro, e per una volta in vita mia ho visto tutti i piatti spazzolati a dovere anche dalle gentil dame che erano con noi al tavolo, nemmeno un crosta lasciata in giro. Non appena poi il tavolo si è liberato dei piatti vuoti, eccoche la serata si colora di verde grazie alla sorpresa per il sotto scritto che si è ritrovato con una torta personalizzata a dovere.

Torta realizzata ad arte, tutta verde, dal pandispagna, passando per crema della farcitura (ricca anche di goccie di cioccolato), arrivando alla glassatura ed alla decorazione; decorazione favolosamente realizzata tutta con lo zucchero rappresentante uno dei miei vecchi avatar di internet, ovvero il geco anche lui verde a dovere, e come ha ben notato una delle mie commensali, solo partendo da una foto la pasticcera è riuscita a immortalare con lo zucchero il soggetto richiesto per la decorazione della torta. Ebbene sono rimasto davvero stupefatto dalla grande abilità della creatrice di questo gioiellino culinario, che oltretutto ha soddisfatto tutti. Non posso quindi non lasciare a voi una traccia di dove trovare questa ragazza, oserei quasi dire artista, davvero capace e per me sorprendente, e scommetto, quando vedrete la sua foto gallery sono certo che la penserete come me: Alina's Candy World

La serata poi è proseguita in altro loco per continuare a godere della compagnia dei commensali, che anche se inizialmente sembrava dovesse disperdersi, alla fine è rimasta compatta sino all'ultimo, sorseggiando chi bibite chi moscato chi birra. In conclusione una serata piacevolissima e sorprendente per la Zugo Torta, e forse non solo per quella!

lunedì, aprile 28, 2014

Giornate del FAI di Primavera

Cortile Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio
A distanza di qualche mese torno a scrivere qualche parola su questo mio blog che langue e con mesetto di ritardo rispetto agli eventi a cui faccio riferimento, vi rendo partecipi della mia prima giornata Fondo Ambiente Italiano.
Era da tempo che volevo approfittare di queste giornate per accedere a luoghi comunemente inaccessibili che il FAI permette di aprire al pubblico. Così finalmente il mese scorso in occasione della XXII edizione, nella giornata del 24 marzo, per la precisione, sono riuscito ad andare a vedere uno di questi edifici solitamente chiuso ai più.

Ho avuto modo di visitare, con tanto di guida, il "Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio sito in pieno centro a Torino, che fu acquistato nel 1877 dalla Società Reale Mutua di Assicurazioni che ne fece la sua sede sino al 1933. L'edificio, di fondazione tardo-medioevale, divenne alla fine del Cinquecento dimora degli ambasciatori della Replubbica di Venezia. Carlo Emanuele I donò il palazzo al conte GuidoFrancesco Biandrate Aldobrandino di San Giorgio come ricompensa per il servizio reso al Ducato durante la guerra del 1612 con il Regno di Spagna per il possesso del Monferrrato. [...]"

Da quel momento il palazzo passo di proprietà diverse volte sino all'acquisizione da parte della Reale Muta. La visita è stata davvero affascinante potendo constatare il lavoro di restauro e mantenimento che ne è stato fatto, lasciando intatto la maggior parte della planimetria principale che ha permesso di intravedere le diverse destinazioni d'uso che le stanze hanno subito nel corso dei secoli, compresi gli ampliamenti. Ovviamente poco è restato del periodo medioevale se non qualche mattone lasciato a vista proprio per evidenziare queste poche traccie del suo periodo originale. Il tutto è stato gradevolmente apprezzato grazie anche all'affabilità ed alla passione con cui la guida ci ha accompagnato attraverso le sale e le stanze aperte per l'occasione, aiutandoci a  percorre questo viaggio di alcuni secoli.

Poco prima del Palazzo Biandrate Aldobrandino, ho avuto modo di fare una breve visita al Museo Storico di Reale Mutua, in cui, nonostante il poco tempo concesso, si può ripercorre la storia di come l'uomo ha cercato di preservare e tutelare i propri beni e la propria vita attraversando le 8 sale del piano terra del succitato Palazzo Biandrate tra cui anche la Sala delle Colonne  coprendo circa 400 mq. Fortunatamente al contrario del Palazzo in questo caso la visita potrò rifarla in qualunque momento essendo il museo aperto al pubblico, visto e considerato che la visita ce l'hanno fatto fare un po' di corsa.

Giornata tutto sommato interessante ed appagante, esperienza che certamente cercherò di ripetere alla prima occasione in cui si riapriranno le porte grazie al Fondo Ambiente Italiano.


domenica, gennaio 26, 2014

Fuori dal Comune

Anna "la pazza" Torino - Dancer @ Torino
Un sabato sera non troppo diverso da altri, dopo cena con gli amici a bere qualcosa.
Ci si ritrova in uno dei tanti locali storici e caratteristici di Torino collocato nella zona più viva, grazie alla presenza del mercato più caratteristico della città dove vi si colloca anche in alcuni sabati pomeriggio il mercato delle pulci più variegato ovvero il "Balon".
La serata che trascorreva piacevole è stata comunque caratterizzata da un paio di personaggi che mi hanno fatto ripensare a come rendere migliore ed unica la mia vita. Tutti noi abbiamo delle ambizioni, dei sogni, qualcuno anche delle aspettative, altri forse più zelanti rischiano di più e cercano di distinguersi e di eccellere, ma i due personaggi che sono piombati nella mia serata devo ammettere sono veramente fuori dal comune. Il primo mi si è parato davanti mentre uscivo a fumare una sigaretta e neanche il tempo di guardarci in volto già mi salutava come un vecchio compagno di gioco; lì per lì sono rimasto un po' interdetto in quanto ad onor del vero non il suo volto non mi era del tutto sconosciuto, e nei pochi istanti precedenti al dialogo ho cercato di trovare nei ricordi dove potevo effettivamente averlo conosciuto... ma niente, non mi ricordavo il suo nome, quindi mi sono trovato nell'imbarazzante situazione di dovergli chiedere scoprendo che si chiama Alessandro! A sua detta la nostra conoscenza era pluriennale ed eravamo entrambi giocatori di "football americano"! Curiosa questa cosa visto e considerato che non ho mai giocato a questo sport ne tanto meno con lui, ma per pace di tutti sono stato al gioco e così dopo un breve scambio di convenevoli me ne esco definitivamente a fumare la sigaretta che tenevo in mano. La seconda persona fuori dal comune, la conoscevo solo di fama ma non ho mai avuto occasione di incontrarla in giro per la città. Ed è così che ad una certa ora ti entra nel locale Anna, salutata calorosamente da tutti i ragazzi che lavorano nel locale, essendo lei oramai una abituè! Anna è conosciutissima in città perché è la ballerina da strada forse più anziane e certamente la più dinamica con i suoi 67 anni, ed è forse anche per questo unitamente alla sua eccentricità viene chiamata affettuosamente Anna la Pazza (video1). Finiti i saluti Anna inizia a boffonchiare a suo modo qualche discorso, ed essendo io vicino alla porta d'ingresso (proprietà di Anna che ci avventa per chiuderla ogniqualvolta qualcuno la lascia aperta) spesso mi si avvicina per condividere il suo pensiero sulla vita degli avventori del locale o della propria storia di vita, oltre comunque ad accertarsi ed assicurarsi del fatto che io non sia un giornalista o cameraman della rai.
Ed eccoti servito il sabato fuori dal comune, l'ebbro e troppo gioviale Alessandro che ha parole buone per tutti coloro che gli danno sufficientemente retta ed Anna la Pazza (video2) che se ne sta al caldo a chiacchierare con i baristi ed alcuni di noi nel locale, ed all'occorrenza mostrando anche la sua sua mise più intima e caratteristica come fosse in una delle sue scatenante danze. Questi sono solo due dei molti soggetti fuori dal comune che vivono in mezzo a noi; sono persone che io ritengo essere fuori dal comune non per la loro follia, ma per il loro coraggio di essere come sono a scapito dei conformismi odierni e dei soliti retaggi sociali. Mi è venuto anche il sospetto che in fondo sono persone come tutti che però hanno scelto di ribellarsi a loro modo e di esprimere a modo loro la propria indipendenza dalle schiavitù intellettuali, sociali e culturali della vita che li circonda comportandosi fuori dagli schemi convenzionali per non sentirsi ingabbiati e prendere in giro tutti i conformati: se questo fosse vero, hanno tutta la mia invidia ed ammirazione per la dimostrazione di coraggio e intraprendenza verso i più.
In fondo oltre ad apparire oltremodo eccentrici se non rasenti la pazzia, non fanno del male a nessuno e non chiedo molto di più di chiunque altro; giusto per rendere l'idea Alessandro per quanto alterato, e stato sufficientemente lucido e corretto di pagare al birra alla cassa prima di ordinarla per non avere nessun tipo di lamentela e se l'è bevuta all'interno del locane e non fuori, quindi sapendo di restare sotto controllo. Allo stesso modo Anna (video3) pur con la sua età non ha dato motivo alcuno di dare preoccupazioni, ne tanto meno è andata cercando chissà cosa da nessuno se non un po' di ascolto e di attenzione, quindi nessuno dei due si è dimostrato parassita o molesto ma al contrario trasmettendo un po' di sana "insostenibile leggerezza dell'essere" rendendo il sabato diverso, firmato da queste due persone fuori dal comune che, come in altre occasioni simili, mi fanno fare pace con il mondo!

domenica, gennaio 19, 2014

MAUTO - 150° Anniversario Martini Racing

Particolare Locandina ingresso MAUTO
Domenica scorsa dovendo rinnovare la tessera dell'Abbonamento Musei, mi sono recato al Museo dell'Automobile di Torino (MAUTO) per me più comodo da raggiungere e con l'occasione, visto che sarebbe terminata a breve, ne ho approfittato per vedere la mostra sui 150 anni della Martini Racing.

Non avendo molto tempo a disposizione ho saltato l'esposizione permanente già vista qualche mese prima così non seguendo l'itinerario corretto ho intrapreso il percorso dell'esposizione temporanea del piano terra al contrario. Così facendo sono partito dalla parte più commerciale e di marketing della mostra iniziandola visita dalla sezione del design e comunicazione. Iniziare con la nuova Porsche 911 tutta vestita con la livrea Martini Racing è stato un colpo: già di mio ho sempre avuto un debole per la 911 e vedere il nuovo restyling con tanto di colori della Martini mi ha lasciato lì a bocca aperta per qualche minuto abbondante. Leggere poi di quanto questa divisione sportiva della casa di "beverage" internazionale ci tenga all'aspetto di comunicazione mi ha fatto proseguire la visita non più come un solo appassionato di motori, ma anche come appassionato di grafica e comunicazione. Con mia sorpresa quindi mi sono trovato ancor più affascinato da questo mondo dei motori, in cui anche l'occhio vuole la sua parte e non solo nelle linee più o meno accattivanti delle sole scocche e carrozzerie ma anche attraverso le livree dove la Martini Racing con il suo settore grafico creativo e di comunicazione ha sempre saputo convivere anche con i colori delle varie case automobilistiche con cui ha stretto i propri sodalizi, ma riservandosi sempre quel tanto di spazio figurativo sufficiente a risultare presente e ben visibile.

Per quanto concerne invece l'aspetto espositivo, come da sue ultime istallazioni permanenti e non il MAUTO ha presentato anche in questo caso dei corner multimediali ed interattivi oltre che di facile comprensione anche di effetto, raccogliendo le persone davanti ai videowall anche grazie alla curiosità dei marchingegni in opera. Personalmente quello che più mi è piaciuto è stata la proiezione sul parabrezza anteriore di una della tante lancia rally esposte. Interessante connubio tra le foto esposte nel piccolo padiglione in cui era raccolta l'auto stessa e la proiezione di alcune scene di interviste e/o stralci di alcuni passaggi della stessa auto in alcuni rally.

In conclusione con la mia solita calma mi sono gustato tutta l'esposizione a piano terra dell'anniversario dei 150 della Martini Racing accolta al Museo dell'Automobile di Torino trascorrendo un paio di ore piacevoli.

mercoledì, gennaio 01, 2014

Ripresa delle Discipline

Maestro delle cinque arti - Cheng Man Ch'ing
Dopo anni di totale allontanamento da quelle che erano state le mie attività giovanili ora sento il bisogno e per certi versi la necessità di tornare a una maggior disciplina riprendendo alcune delle pratiche che un tempo riempivano le mie giornate.
Ci fu il tempo in cui terminarono gli studi avendo concluso il percorso principale che avevo intrapreso, solo dopo un paio di anni un altro ciclo si concluse con mio grande rammarico, ma obbligato. Progressivamente da allora mi sono allontanato sempre più da quelle che oggi scopro essere le discipline che mi permettevano di avere un grande equilibrio psicofisico. Oggi sono senza forze vitali e senza stimoli, sono preda della noia e dell'indifferenza verso ogni cosa, è mi fa male questa condizione; pervaso da un malessere, un disagio che mi accompagnano costantemente mi stanno lentamente annichilendo nella mente, nello spirito e nel corpo. Spesso ho scritto del fatto che la mia esperienza sportiva è stata fortemente formativa, non solo sotto l'aspetto fisico ma anche come filosofia di vita, dunque come non considerarla una disciplina, ovvero quella pratica che permette di migliorare se stessi nel corso della propria vita? Ma non è solo lo sport che mi ha permesso di aver un equilibrio, c'era anche lo studio e l'applicazione nella lettura e nel disegno che nel periodo scolastico erano discipline, le mie, molto fervide che mi hanno consentito di esprimermi in modi diversi.
La combinazione del metodo di studio per la ricerca di "nuovo sapere", la necessità di mettere su carta parole o disegni, unitamente all'attività regolare nello sport mi hanno permesso di avere sempre un equilibrio in cui la mia energia era sempre al livello giusto in armonia con tutto quello che era la mia personalità e l'ambiente circostante. Oggi dopo oltre un decennio di inespressione (escludendo questo spazio in cui ho scritto a tempi alterni) mi hanno portato oggi a sentire il bisogno di riprendere e ritrovare quell'equilibro. Sono oramai sull'orlo dell'isolamento: non riesco più ad avere la pazienza di ascoltare, aspettare, rapportarmi con gli altri, trovando tedioso tutto quello che supera i 60 minuti di confronto o convivenza. A questo si aggiunge anche il fatto che ora pare che finalmente tutta una serie di "tossine" mentali e fisiche siano state smaltite o metabolizzate.
Sono sempre stato una persona puntuale, attenta e metodica, ma negli ultimi anni invece ho avuto un processo degenerativo tale da non avere più rispetto per le scadenze, gli appuntamenti, gli impegni sentivo di essere stanco nella mente e nel corpo per la ferrea condotta degli anni giovanili; in questo momento, invece non sento più la necessità di lasciar andare gli eventi e lasciarmi trasportare, ora il bisogno è quello di un tempo: disciplina! Non che sia mai stato un reazionario, mai che abbia avuto comportamenti riottosi o di rifiuto ma non ero attivo nella condotta di tutti i giorni, ora invece tutto di me spinge a prendere una direzione e una condotta delle cose, dalle più piccole alle più grandi e per fare questo devo ricominciare ad applicare l'esercizio delle discipline che mi hanno aiutato sino da ragazzo.
Dunque forse è giunto il momento di tornare alla disciplina e "ridare nuova linfa al mio essere!"