sabato, maggio 04, 2013

Quarant'anni e Non Capirlo

1973-2013 i miei 40 anni
Sono passati solo pochi giorni dal mio 40mo compleanno e non riesco a farmene un'idea!
Sarà che non ho quasi mai festeggiato e quindi non è un evento così significativo per me da darmi il senso del tempo che passa e farmi prendere coscienza della mia età che avanza; per questo non mi rendo mai conto che ho già attraversato quattro stagioni della mia vita e probabilmente anche il fatto di aver avuto sempre un sistema di vita "impegnato" non mi ha mai lasciato il tempo di riflettere sugli anni che scorrevano.

Ovviamente non considero quanto è stata la mia vita sino ai 10 anni in quanto per buona parte la mia memoria è legata solo alle poche foto ricordo che fecero i miei genitori, ma dopo i 10 anni gli impegni tra le scuole obbligatorie e lo sport praticato sino a poco oltre i venti anni hanno scadenzato il passare dei giorni delle settimane, degli anni '80 non concedendomi di vedere che tra la pubertà e l'adolescenza  il tempo scorreva veloce verso la maggiore età. Allo stesso modo anche dopo i 20 anni con l'università e gli ultimi anni di sport praticato con regolarità ho passato gli anni di giovane uomo degli anni '90 correndo tra un aula di studio ed il laboratorio tecnologico e le palestre senza considerare che i 30 si stavano avvicinando velocemente.
In questi primi 20 anni quindi tra le scuole e lo sport si sono infilate le amicizie che sono passate e mai perdurate più di tanto, forse un altro elemento che non ha aiutato ad assimilare il tempo che trascorreva non vedendo invecchiare gli amici dell'infanzia e della gioventù ma incontrando ed instaurando sempre nuove amicizie dai volti nuovi.

Al ché arriviamo al primo periodo più significativo come passaggio del tempo in cui mi resi conto di non essere più un giovane senza responsabilità: sto parlando della fine degli studi e l'inizio della, chiamiamola per così dire, carriera lavorativa. Tale momento non è neanche stato contraddistinto dagli obblighi di leva, saltati a piè pari con un congedo illimitato a seguito di 3 giorni di ospedale militare, trovandomi così a fare le prime esperienze lavorative attraverso le quali senza troppe aspirazioni e ambizioni mi godevo i primi soldi guadagnati senza pensare troppo al futuro. Ciò nonostante il mondo del lavoro richiedeva un minimo di responsabilità e di moderatezza per comprendere lo scenario in cui ero inserito portandomi ad una certa moderazione caratteriale, che ha segnato in effetti il passaggio dal tempo della spensieratezza alla presa di coscienza che ero inserito nel mondo dei grandi entrando così nel tempo della responsabilità.

Ed ecco quindi così che mi ritrovo ad entrare nei 30 anni di vita con un'esperienza lavorativa non costante ed in uno scenario nel quale si vedeva già il contrasto tra le vecchie generazioni e le nuove: ovvero dove il vecchio pensiero del lavoro che inizia con la gavetta per proseguire oltre 30/40 anni nella stessa azienda sta scomparendo alla fine degli anni '90 lasciando posto al pensiero del lavoro frammentario e incostante degli internali o dei contratti di lavoro con la data di scadenza e che ancor peggio ti lascia nell'incertezza economica. Stiamo entrando nel terzo millennio con gli anni 2000 nei quali tra ambizioni ed aspettative di cui prima ero sprovvisto rimpinguo il mio curriculum lavorativo facendo diverse esperienze e cambiando lavoro come si cambiano gli abiti negli armadi al cambio di stagione. Vago anche in diverse città dell'italia alla ricerca di chissà quale chimera lavorativa e nemmeno sempre legata solo ad aspetti economici. Ed è così che nel giro di una decina di anni ci opportunità lavorative sperimentate arrivo ai 40 anni di età.

In conclusione a forza di seguire un po' le convenzioni ed un po' l'incoscienza giovanile il tempo è trascorso e mi ha portato dentro il mondo della costante maturazione ed autoresponsabilizzazione, dove ogni giorno ci si confronta con persone di ogni età, estrazione sociale e culturale tale per cui non ci si può negare per quello che si è.

In tutto questo però il tempo della scuola è trascorso e ne ho dei ricordi a volte più nitidi a volte meno, i volti dei compagni di scuola e degli amici di quel periodo sono ancora tutti nella mia mente sempre fermi all'età di allora; stessa cosa per l'università. Anche lo sport oramai è un capitolo lontano della mia vita, ma nella mia mente è sempre fermo agli anni migliori vissuti e giocati di quel periodo, sempre fresco, per cui non ne sento nemmeno la mancanza avendoli sempre con me. Allo stesso modo anche tutti gli affetti e le conoscenze fatte, coltivate e perse, nel corso di questi 40 anni sono vive nella mia mente e nel mio cuore, ed ogni volta che rivedo qualcuno e come se lo avessi lasciato solo il giorno prima (e non anni come magari mi capita più sovente).  Ora sto vivendo il mio quarantunesimo anno di vita, ed già in salita per diversi motivi, ma non riesco a farmi una ragione di cosa significhi avere quest'età!

Vivo ogni giorno come il precedente confrontandomi e condividendo, portando con me il bagaglio delle esperienze precedenti, ma nella mia testa non mi sento vecchio per l'età anagrafica ma nemmeno giovane perché magari vado a ballare in mezzo ai ragazzi di venti anni, mi sento sempre uguale, a volte solo un po' più cresciuto e maturo perché affronto nuove sfide che prima non mi competevano. Comunque sia non sono più un ragazzo, forse sono un uomo, ma non sono di certo un vecchio... il tempo trascorre ed io con lui non curandomi di quanto sia e di quanto possa pesare. Forse sbaglierò a vivere così la mia vita o forse no, ma di certo mi rendo conto di avere 40 anni e di non capirlo come gli altri.