giovedì, marzo 24, 2011

Sold Out - Esaurito

In questi primi tre giorni della settimana ho dato fondo a molte, troppe, energie mentali e nervose. Non è bastato fare mente locale e riordinare idee e pensieri nella mia testa, sistemare alcune faccende più o meno personali oppure dare un nuovo indirizzo al mio approccio lavorativo... Nonostate l'impegno profuso i risultati sono stati per lo più deludenti, la volontà e la costanza delle ultime settimane sono culminate in risultati che non mi hanno per nulla appagato. Quanto scrivo in questo post è sicuramente fumoso, poco chiaro e volendo forse anche un po' ambiguo, ma non è nella mia indole stilare cronologie di eventi lavorativi, piuttosto che personali in modo chiaro e discorsivo. Quando si affollano diversi pensieri nella mia testa, non posso far altro che dar loro un senso e un orientamento.
Ho cercato di essere meno dietrologo nelle varie cose, ho cercato di ripulire l'atteggiamento, ho preso le distanze da quanto non mi aggrada; nonostante queste intenzioni e le azioni messe in atto i risultati ottenuti non sono di mio gradimento, anzi a ben valutarli sono completamente fallimentari, mi ritrovo nella stessa situazione di disagio e di insoddisfazione, oggi anche maggiori rispetto a prima. Ho voluto provare a modificare il mio comportamento e il modo di essere in ogni momento della giornata, ma quello che ho ricavato non mi ha dato niente di più che un malessere maggiore rispetto a prima. La ricerca di equilibri o di modi di vivere i vari momenti della giornata non è stata proficua, dire tuttto il contrario. Di per se non erano nemmeno cambiamenti così drastici, anzi erano solo piccoli passi per cercare di vivere un po' meglio senza troppe seghe mentali e pur avendo inizialmente la sensazione che i benefici stessero arrivando, dopo 3 mesi mi ritrovo in una condizione peggiorata. Il malessere e il disagio nei confroti di mestesso e delle mia quotidianità si sono amplificati. Tutte le energie che avevo raccolto sono andate dissipate col trascorre del tempo vanificando ogni iniziale senso di liberazione e alleggerimento.
Non sono depresso e non sono nemmeno ansioso, sono solo perennemente insoddisfatto, e soprattutto sono stanco di combattere con un nemico che non esiste, o melgio esiste ma è talmente grande e inconsistente che non può essere attaccato o contro il quale posso contrappormi. Ho esaurito ogni briciola di fiducia, di stima e di rispetto per tutto quanto mi sta attorno.
Non voglio saperne più niente di nulla di tutto quello con cui interagisco, delle persone, degli eventi, del lavoro, della normale quotidiana routine personale. Ora come ora vorrei solo dormire una vita intera senza passioni, senza sussulti, senza emozioni, senza alcun motivo per dover usare l'intelletto... Sì vorrei solo stare in un limbo eterno nel quale stare apaticamente avvolto dal silenzio della mente e del cuore, perdermi nell'oblio, dimenticare ogni cosa, ogni persona, stare come in un mondo senza pareti, senza tempo, sospeso a mezz'aria con gi occhi socchiusi e persi nel vuoto più totale, senza alcun pensiero, senza sentire ne caldo ne freddo, ne fame ne sete e non avere così alucna preoccupazione di alcun genere.
Stare così nel nulla senza nulla da fare senza aspettative e senza ambizioni, non più schiavo di routine o azioni altrui che contrastano con i miei spazi o le mie esigenze.
Dimenticare gli scontri e gli atriti, non preoccuparmi dello scorrere del tempo, non dover più mediare o negoziare, non ho più forze per nulla. Sono esaurito come uomo, come persona, come professionista, talmente esaurito da non anelare nemmeno un cambiamento per sentir scorrere l'adrenalina di nuovo sfide. Preda dello sconforto mi sento sopraffatto da ogni cosa, non ho più la capacità di reagire o contrastare nulla; nemmeno mi sfiora l'idea di farmi trascinare dagli eventi perché comunque sia gli eventi mi travolgono come un'onda anomala lasciando solo distruzione e desolazione in me.
Gli occhi mi si chiudono per il sonno o per la tensione della giornata e sto qui lascindo che le dita scrivano quanto mi passare per la testa interpretando la mia emotività senza filtri e senza elaborazioni dei concetti, sento solo il bisogno di addormentarmi e non risvegliarmi più per restare nel sogno o nell'incubo eterno, non sapendo cosa meritare. Sfinito nel corpo e nello spirito (cerebrale?) lascio scorrere le parole senza preoccuparmi delle conseguene e della loro leggibilità e comprensibilità. I progetti sono terminati, i sogni per il futuro dispersi chissà dove, le aspettative disattese o troppo grandi perché possano arrivare ad essere delle realtà: semplicemente non ho più voglia di vivere. E' giunto il tempo di redarre il testamento e lasciare in eridità quel poco che ancora potrebbe valere di me stesso e dei miei pochi averi.
Il tempo si è esaurito, ne rimane ben poco ed occorre dare una fine alle cose ancora in sospeso per poi abbandonarmi al vuoto più totale.


senza firma

domenica, marzo 06, 2011

Un Tempo Lontano

Leggendo il post di Romins su Milton mi sono soffermato sulla sua definizione delle gatte in cui le rappresentava "poco affettuose e isteriche" e senza volre si è aperta finestra temporale da qualle potevo vedere dall'altra parte come se fosse un film:


"35 anni fa... un cascinale vecchio quasi di 200 anni in stavano il ragazzino e i suoi animali. Erano tanti per quelli che oggi si possono tenere in una casa: c'erano i conigli nelle gabbie quasi una dozzina, le galline nel pollaio poco meno di 10 e poi c'erano loro i compagni di tutti i giorni: i cani e i gatti. Alcuni di loro non si sono incrociati nel corso del tempo altri si. Erano i compagni di gioco del ragazzino, fedeli, affettuosi ed in alcuni casi anche riservati.
Roll era uno dei due senatori, il bastardino dal pelo nero lucido corto con il suo musetto allungato e gli occhietti neri vispi e vigili; stava legato alla sua catena lunga quanto gli bastava per muoversi agevolemnte nel cortine e nel sottotetto del capanno di fronte a casa; faceva sempre le feste al ragazzino ed a tutti i componenti della famiglia e poi amichevolmente si lasciava stuzzicare da Micia la senatrice. La gatta padrona di casa, pelo liscio anche lei corto bianca pezzata di nero e di grigio che girovagava per tutta casa dentro e fuori controllando tutto e tutti, il ragazzino e la sua famiglia, Roll e  quando era c'erano controllava soprattutto i suoi micini. Silenziosa con passo andatura compassata non stava mai nello stesso posto troppo tempo, ma bastava un richiamo e compariva in un attivo da dietro l'angolo più vicino.
Il successore di Roll fu Toby che libero dal guinzaglio e catene ha recepito tutti gli insegnamenti di Roll che si faceva rispettare per la sua anzianità e saggezza canina. Toby era un pastore tedesco settimino che difendeva tutti i ragazzini del circondario come fossero suoi e con cui giocava instancabile ad ogni occasione. Mentre l'erede di  Micia fu Lince, così chiamata per i baffi sulle sue orecchie che facevano ricordare proprio il felino di montagna. Il suo fasciono era per il portamento nobile che aveva, ovviamente non aveva pedigree, ma era di razza felina pura nel suo essere; il suo pelo era lungo, nero con rifelssi rossastri ed i suoi occhi giallo oro che si vedevano raramente considerato che stava per la maggior parte in riflessione ad occhi chiusi, ascoltando tutto quanto intorno a lei accadeva; si muoveva solo quando necessario, mai una mossa di troppo, mai un miagolio fuori posto, mai in mezzo alle scatole senza motivo. Il suo posto era quello al piano più basso della libreria porta TV dove si posizionava come una statuetta egizia, seduta poggiata sulla zampe stese anteirori con le orecchie alzate, gli occhi chiusi e la coda raccolta. Composta ed elegante come una vera signora insomma. Nella casa non mancarano due gatti maschi ognuno dei quali aveva un carattere ben distinto. Tigre il cui nome dice tutto e Poldo ed anche qui si può ben immaginare che tipo di gatto fosse. Mentre il primo era pura energia, ribelle sin dalla nascita, il secono era tonto e compassato sempre pronto a mangiare come il personaggio dei fumetti di Braccio di Ferrro. I due cani ed i 4 gatti sono stati i più presenti nella casa, mentre il resto degli animali pian piano scomparvero con il tempo specie dopo la dipartita del "vecchio". Nessuno di loro cambio mai casa, solo il ragazzino e la sua famiglia migrarono in altro loco, lasciandosi alle spalle solo il vecchio Poldo donandolo alle cure delle famiglie del circondario che non gli negarono mai cibo e cure..."

Lontani ricordi, di quel ragazzino che ero in una vita diversa più serena e meno frenitica. Di certo oggi sono poche le realtà simili a questa, di certo nei contesti rurali perchè impossibili, o quasi, nella realtà cittadina dove gli animali domestici vivono una vita diversa, come i loro padroni...

mr.zugo