mercoledì, dicembre 07, 2022

Paura delle Aspettative Compiute

immagine prelevata dal web
Ecco che ci risiamo! Questo è un altro giorno in cui mi si blocca il respiro e la sensazione di soffocamento mi accompagna tutto il tempo. E' quello stato di ansia mista a delusione, con un rammarico che mi permea completamente e che fa riaffiorare ombrosi pensieri. Immodestamente mi ritengo un uomo ormai formato, ma sono altre sì consapevole di essere incompiuto sotto alcuni aspetti che non riesco a colmare, non nel modo giusto.

Non è la prima volta che succede, e non sarà neanche l'ultima;  anche in questa occasione ci sono cascato, come si dice, con tutte le scarpe. Nonostante sia consapevole del contesto, di quale siano i rapporti attesi, le mi speranze miste alle mie aspettative più intime, ho portato avanti rapporti sociali "viziati". Nonostante tante occasioni di introspezione, momenti di riflessione, ed anche di confronti con le altre persone unito a tanto lavoro su me stesso, continuo a reiterare gli stessi comportamenti errati. Il mio modo di pormi fa sì che trasmetta alle altre persone una versione di "me" non corretta o quanto meno non completa o peggio ancora non quella che vorrei. Il mio modo relazionarmi permette agli altri di scegliere come "interpretarmi e definirmi" a seconda delle loro esigenze o del loro punto di vista.

In ambito professionale per alcuni sono il collega ombroso, per altri quello a cui chiedere qualunque cosa perché crede io sappia tutto, per qualcun altro uno dei tanti oggi ci sei, domani chissà?, per altri ancora il collega tranquillo con cui scambiare pareri, per altri il buddy rassicurante. In realtà io sono tutti quei ruoli messi insieme e nessuno di loro nello specifico.

Nella sfera personale non è diverso, per ogni mia amicizia o conoscenza sono visto solo per alcune delle mie caratteristiche, raramente sono visto nella mia interezza, almeno è questo quello che percepisco o che mi viene restituito. Mentre sul posto di lavoro tutto questo non mi crea particolari problemi, in quanto io per primo vivo le relazioni professionali limitatamente a quelle che sono, nell'ambito privato invece questa incompleta definizione del mio ruolo, in un giorno come quello di oggi, mi sta stretto. Stretto al punto che mi si blocca il respiro e la sensazione di soffocamento mi accompagna tutto il tempo.

Nel panico emotivo e cerebrale cerco di trovare un volto intimamente amico a cui rivolgermi, con cui confidarmi pienamente, ma non si palesa il viso di nessuno; sì i volti si susseguono ma poi scivolano via perché nella mia presunzione temo di non essere compreso appieno o diventare oggetto di "inutile attenzione". Non c'è nessuno a cui potermi affidare, con cui confrontarmi, sfogarmi e liberarmi con totale fiducia... tutto questo lo trovo triste. Amo, sostengo, agisco a modo mio, un modo che non mi restituisce quanto vorrei e quello che vorrei. Oggi questo mi pesa. Mi pesa perché sono umano e debole come tutti gli altri, ma ciò nonostante non mi sento "parte del totale".

Se mi guardo indietro non è mai stato diverso (escluso Il Don dei campi estivi), in prevalenza io sono stato il confidente, l'ascoltatore, il moderatore, il mentore, la spalla su cui piangere. Di contro io non mi sono rivolto mai a qualcuno e so che non l'ho fatto per paura. Sì per paura! Non quella della vergogna, ma la paura di non essere compreso sino in fondo, paura di espormi e rovinare tutto perché la mia testa ed i miei pensieri girano in un modo tutto loro, che raramente trova una affinità di pensiero o di una equa comprensione. Paura di scoprire una volta per tutte di essere solo! Forse sarà colpa dell'ultimo evento formativo incentrato proprio sui ruoli che ognuno di noi rappresenta ed esprime, oppure è chiamato a ricoprire; come ogni momento formativo ho cercato di essere onesto con me stesso e il risultato che ne è venuto fuori, personalmente trovo mi rispecchi e per alcuni tratti tristemente veritiero.

Oggi è un giorno pesante, i pensieri sono così grevi che mi schiacciano emotivamente e fisicamente, sono spossato, senza fiato: sento un peso enorme alla bocca dello stomaco, mi sento soffocare dalla mia solitudine. Quella solitudine che arriva quando nonostante tutti gli sforzi ci si sente "fuori dal mondo", relegati ad un ruolo che non sempre vorremmo avere perché potremmo essere e dare anche molto altro. Ingabbiati dalle situazioni e dalle persone ad ascoltare e vedere cose che ci fanno star male e per le quali non possiamo, non riusciamo o non vogliamo dire o fare alcunché. Oggi va così! Continuare a sentire, vedere e percepire cose che non riesco a gestire oggi pesa, pesa parecchio. Oggi è così!

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