venerdì, agosto 29, 2008

Confronti e Oltre

Troppo tempo passato in un unico mondo, il proprio… Sempre la medesima aria viziata, unici e statici confini, il medesimo orizzonte. In queste condizioni si rischia di osservare il mondo da una piccola finestra, tanto stretta da impedire diverse angolazioni ed averne in cambio una unica e restrittiva considerazione, emozione e  sensazione. Solo aprendo gli occhi e oltrepassando la piccolissima porta che c'è in fondo, l'orizzonte cambia dimensione, prospettiva e curvatura; solo concedendosi al resto del mondo si può godere della prerogativa del confronto e dello scambio. Ma attenzione all'arroganza dei propri pensieri, sempre da ricordare che la visione che si aveva siano a poco prima era limitante e restrittiva, quindi del tutto opinabile. Proprio perché mi sono ritrovato in un unico mondo, apparato dagli altri, isolato ai suoni delle altre voci, ora che sono uscito dal quella piccola porticina, mi sento sconvolto, solo, abbandonato, e nel confronto mi accorgo di non avere niente che possa significare qualcosa, trovando che quello  che gli altri hanno da dare sia molto più appagante e accrescitivo di quanto io abbia! Ma in fondo, è tutta la vita che faccio questi viaggi, entrando ed uscendo dal mio piccolo e ristretto mondo, andando alla ricerca ogni volta di altre verità di altri mondi, peccato non poter contribuire ad andare oltre i propri confini; i miei ormai li sento sempre più stretti e inadeguati, come fossero degli abiti più piccoli di 2 taglie che ti soffocano e ti innervosiscono. L'irrequietezza diviene un cattiva compagna di viaggio. Uscire dal proprio mondo è pericoloso e doloroso per le ristrette menti che sono state troppo davanti alla propria piccola finestra.mr.zugo

3 commenti:

  1. Certe volte non ci si accorge di quanto si dà agli altri anche solo con una presenza attenta, con una parola detta al momento giusto, un sorriso, una frase seria in un discorso stupido. A modo suo ciascuno è speciale, anche noi.

    PaolaClara introspettiva...

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  2. Quando cerchiamo di fare un po' d'ordine guardando dentro noi stessi, difficilmente, anzi mai, ci piace ciò che vediamo.

    Essere aperti, sentirsi liberi e non compressi non è scontato, è una conquista; alcuni non ci provano nemmeno.

    il guardare dentro se stessi è un atto di grande coraggio, occorre però un altro ingrediente fondamentale: sapersi perdonare.

    Un abbraccio.

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  3. Mi unisco come in un coro all' unisono con quello che hanno detto i "due personaggi " qui sopra ma rileggendo attentamente il tuo post ho notato che, non solo hai dato una corretta e obbiettiva analisi della siutazione ma c'è anche la soluzione a questo tuo tormento: "l' irrequietezza è una cattiva compagna di viaggio". Credo che sia normale che tu abbia un senso di inquietudine e di disagio dal momento che stai affrontando un percorso nuovo: dopo un lavoro introspettivo e un viaggio interiore è "normale" sentirsi spaesati nell' aprirsi al mondo; E' TUTTO NUOVO. Ma il tuo sentirsi straniero in terra straniera è una sensazione che svanirà passo dopo passo lungo il cammino volto alla socievolezza e al confronto con gli altri. E con il tempo l' irrequitezza non sarà più la tua compagna di viaggio ne avrai una nuova: la consapevolezza dello scambio e la consapevolezza che anche tu sai dare e hai da dare.

    Sepre prolissa.

    Cieluzza

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