giovedì, luglio 23, 2015

Parole Evocate - "Cronaca di Un Viaggio"

immagine prelevata da laReplubblica.it
Ecco per voi un altro post recuperato dalla memoria del quaderno trovato nel "cofanetto dei ricordi". In questo occasione vi trascrivo la cronaca di uno dei tanti viaggio che ho intrapreso per tornare da Roma a Torino. Forse uno dei più rocamboleschi visto il modo in cui si è dipanato il percorso, ad ogni buon conto, la costante anche in questo viaggio è la presenza dei soliti pensieri che mi hanno sempre accompagnato in questi 10 anni.
Bigliettaio: «Prego mi dica...»
Io: «Buon giorno vorrei un biglietto per Torino Porta Nuova»

Bigliettaio: «vediamo, per quando?»

Io: «a partire da questa sera, se è possibile»

Bigliettaio: « bene, il primo disponibile è alle...»

Io: «c'è posto su quello delle 23.10... l'intercity notte?»

Bigliettaio: «No! Guardi... purtroppo è già tutto pieno»

Io: «come... tutto prenotato, già da questo pomeriggio?»

Bigliettaio: «ehh sì. In questo periodo di festività... ci sarebbe...»

Io: «si? Mi dica...»

Bigliettaio: «l'espresso delle 22.30, ma... è a suo rischio e pericolo, non c'è da prenotare ma rischia di trovare tutto pieno pure il portabagagli ed i corridoi...»

Eccomi di nuovo in stazione! Come d'abitudine non mi organizzo mai ed ora che voglio partire non trovo il treno che vorrei; mi devo di nuovo inventare qualcosa. Sono le 14.15 del pomeriggio di venerdì. Saluto cordialmente il bigliettaio e mi allontano dalla biglietteria. 
Prendo il telefono e chiamo: «Pronto... Ciao Giancarlo, sei già partito per Bologna? »Giancarlo: «Ciao Ugo, no penso che partirò tra un'oretta, hai bisogno di qualcosa? Quando parti con il treno tu? »Io: «Ecco appunto, il treno è tutto pieno e stavo pensando...»Giancarlo: «Dimmi...»Io: «Se non è troppo disturbo, mi chiedevo se potevi darmi un passaggio sino a Bologna»Giancarlo: «Ma certo che problemi ti fai, mi fa piacere, anzi così mi fai compagnia per il viaggio se non addirittura mi sostituisci alla guida»Io: «Come vuoi Giancarlo, per è già tanto il passaggio, ci vediamo al solito bar tra un'ora?»Giancarlo: «Certamente, a dopo allora».
Bene anche questa volta un'alternativa me la sono inventata, sapendo che il mio capoufficio tornava a Bologna sono riuscito a farmi dare un passaggio, così non pago neppure non mi "scasso" sul treno per più di 8 ore! Così dopo poco più di un ora mi faccio trovare al bar vicino all'ufficio e carico le valige sull'auto di Giancarlo e si parte. Unico piccolo problema è che in qualche modo dovrò reggere alla fiumana di parole di lamentela sui problemi di lavoro e delle relazioni di ufficio... Ed infatti a neanche due ore dalla partenza, appena usciti dal raccordo anulare di Roma, già sull'autostrada A1 in direzione di Bologna, sono già pentito della scelta fatta: Giancarlo ha attaccato un pistone che non finisce più, roba da far perdere la pazienza ad un morto; spero solo che si arrivi a Bologna per le 20.00 altrimenti le alternative per arrivare a Torino mi si abbassano parecchio.Dopo poco più di una ventina di km sull'autostrada Giancarlo si ferma ad una stazione per fare il pieno e per fortuna mia, preso dalla stanchezza mi chiede di sostituirlo alla guida. Meno male in questo modo posso concentrarmi sulla guida e tenere meglio i tempi di viaggio e lasciare che Giancarlo si assopisca quel tanto da smettere di ciarlare. Purtroppo però le informazioni sul traffico non sono confortanti al punto che mi rassegno ed evito di guidare troppo forte e mi metto ad una velocità di crociera, guida meno impegnativa e più rilassante; anche Giancarlo dopo una pausa si riprende ma fortunatamente cambia argomento di intrattenimento e passa a parlare delle sua tanto amata vela e della figlia adolescente o poco più grande, non ricordo. Come da aspettative il traffico si è intensificato obbligando così l'arrivo alla stazione di Bologna alle 20.35, quindi con una mezz'ora di ritardo rispetto alle mie aspettative. Saluto Giancarlo che riparte finalmente per lui verso casa mentre io mi addentro alla stazione. Questa volta evito la biglietteria e mi dirigo alle self-service e mi metto alla ricerca del primo treno per Torino, ma ormai è tardi: sono già tutti passati. Allora decido di allungare il tragitto e cerco un treno per Milano. Il primo treno che trovo è delle 20.50 ed arriva a Milano Centrale alle 23.30, nemmeno è un intercity; me lo faccio andar bene sperando che non arrivi troppo tardi per prendere uno degli ultimi treni regionali per Torino alle 23.50. Il tempo è poco e mi decido per questa soluzione, pago e stampo il biglietto e mi dirigo quasi di corsa al binario, mancano soltanto 10 minuti ciò nonostante mi accendo una sigaretta visto che è dalla 15.00 che non ne tocco una. Mi guardo intorno: ci sono altre persone che aspettano, persone che stanno cambiando binario per proseguire il loro viaggio o che semplicemente si dirigono al bar o verso i bagni. Sono donne, uomini, ragazzi, famiglie intere che si ritrovano in una stazione, un luogo che accentra in se diverse vite, lingue ma anche sogni e speranze a volte simili a volte completamente diversi. Ed io? Io sono un 32enne lavoratore lontano da casa, infatti sono già 8 mesi che faccio su e giù tra Torino e Roma; ad ogni viaggio ho nuove aspettative per riuscire a trovare un nuovo equilibrio dopo aver perso quello precario precedente... sono sempre più combattuto sul da farsi. Sta arrivando il treno e mi porto a ridosso della "fantomatica" linea gialla" camminando in direzione della testa del treno per avere meno tempo da perdere nel cambio del treno. Salgo sulla carrozza che mi si ferma davanti e fortunatamente trovo un posto dove buttarmi a sedere. Quando parte il treno partono anche i  miei pensieri, ormai sempre più confusi e conflittuali tra trovare una sistemazione stabile e possibilmente duratura a Roma piuttosto che restare in una situazione di precariato domiciliare con l'intenzione di trovar modo di tornare a casa? Quindi confidare nella fibra caratteriale di mia madre e tenare di costruirmi una vita nella città millenaria o farmi carico della quelle responsabilità non totalmente mie? Non mi sembra neanche vero, per tutto il tempo passato all'università non ho fatto che desiderare di abbandonare la mia città, Torino, per fare fortuna altrove, ed ora invece che ne avrei la possibilità non ho più questa aspettativa.Il paesaggio fuori dal finestrino scorre, si vedono le luci in lontananza scivolare via veloci, le sagome delle case e dei fabbricati si fondono con il resto che li circonda creando disegni confusi ma omogenei nella luce della sera che cala rapidamente nonostante il sole calante si intraveda a tratti sospirando gli ultimi raggi rossastri dietro le colline. Io ogni tanto mi distraggo dai miei pensieri al passaggio di qualche altro viaggiatore sul treno o per cercare di leggere le insegne delle stazioni che attraversiamo. Ora ad esempio siamo a Piacenza e dal finestrino mi gusto la vista di una bella ragazza bruna, ne sono quasi ipnotizzato, trovo i suoi occhi scuri estremamente rilassanti e confortevoli; ora lei sorride a qualcuno, non io, ma colui che stava attendendo e finalmente la sta raggiungendo. Il treno riparte, tra un'oretta saremo a Milano, ma casa è ancora lontana. Comincio a sentirmi stanco, non tanto per il viaggio ma per i quei pensieri che ancora mi assillano. La stanchezza mi assale e gli occhi mi si chiudono, ed anche i sogni prendono, per fortuna, il posto dei pensieri grevi che mi tormentavano. L'ora che resta di viaggio scivola via tra sogni di campo di basket e partite vibranti, divertenti... La motrice rallenta ed i freni fischiano. Finalmente siamo a Milano, mi do una mossa e mi preparo perché ho solo 15 minuti per fare l'ultimo biglietto e ripartire. Maledizione! La prima self-service non prende i contanti... Neanche la seconda! Mi guardo intorno e non sono il solo con questo problema: ecco siamo alle solite, dopo le 22 niente contanti solo carte. Ne trovo una al volo e faccio il biglietto e via al binario a prendere il treno che parte tra sette minuti. Con un po' di affanno ma salgo sul treno e stancamente, dopo 8 ore di viaggio, di nuovo mi porto in testa al treno o quasi finché non trovo un posto a sedere. Ne trovo uno e mi ci accascio sfinito e mi lascio andare di nuovo alle braccia di Morfeo. Due ore di viaggio con il vuoto nella testa, niente pensieri e niente sogni di basket, solo il dondolio del treno che mi culla. La motrice di nuovo rallenta e di nuovo i freni fischiano rumorosamente avvisandomi che sono arrivato a Torino. Sono le 02.55 treni od autobus per casa non c'è ne più... unica alternativa un taxi.Esco dalla stazione, salgo sul primo disponibile ed in 20 minuti sono a casa con una spesa di 40 euro, così dopo 11 ore di viaggio complessivi tra auto, treni regionali e taxi sono finalmente a casa!

(scritto su un treno a dicembre 2005)

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