mercoledì, febbraio 10, 2010

Politicamente Corretto


Cosa spinge una persona a creare una situazione di pressione psicologica? Nei rapporti tra le persone è mai esistito un codice deontologico di comportamento, oppure è sempre e solo stato demandato al buon senso dei singoli individui. Ahimè non ho una risposta perché non ho studiato sociologia, certo è che nel corso delle mie varie relazioni che ho instaurato in qualche modo con le altre persone mi sono ritrovato in scenari sempre diversi, ai quali mi sono dovuto in qualche modo parametrare, non fosse altro per trovare quel canale di comunicazione e scambio utile al relazionamento tra individui. Mi sono accorto però che non tutti fanno come me... anzi per lo più mantengono una posizione ben definita e da quella non si smuovono e questo complica tutta la dinamica di scambio e confronto, perché una tale rigidità, almeno per quello che mi riguarda, crea una disagio, una pressione che porta a dover prendere a mia volta una posizione. Ma questa condizione sinceramente non mi è mai piaciuta, perché mette nella condizione di dover sottostare alle condizioni altrui, qualunque esse siano, senza tenere conto delle esigenze altrui. In diversi saggi che ho potuto leggere, in quasi tutti ogni qualvolta si presentava una situazione di interazione tra individui questa era affrontata sul piano dell'equivalenza degli individui dove era garantita da quel sano e civile rispetto concesso reciprocamente. Oggi invece le relazioni pare si basino al massimo sul politicamente corretto, ovvero dove se per uno degli individui è legittimata una certa situazione, è ragionevole avere quella linea di pensiero, il resto di conseguenza non conta più, non ha valore pertanto gli altri individui si devono allineare, altrimenti non c'è motivo di relazione.
Il politicamente corretto forse è la cosa più geniale che si potesse inventare per giustificare l'egoismo e la mancanza di voglia di sforzarsi di ascoltare altri individui provando a comprenderne il punto di vista o le condizioni di base che lo rappresentano. Bene comunque sia, per quanto mi riguarda il politicamente corretto non piace ne come atteggiamento personale ne come arma di ricatto morale, in fin dei conti potrò scegliere chi, come dove e quando? Non ho più voglia di concedere degli spazi a coloro che solo perché ritengo, ragionevolmente o meno, di essere in una posizione privilegiata o superiore alla mia di impormi le loro condizioni di relazionamento. Esiste però una condizione quella che ti lega mani e piedi per il semplice fatto che dipendi da un contesto più ampio e più complesso di quello che si possa pensare, ecco solo in quel caso non ci si può esimere dal acconsentire alle loro condizioni politicamente (s)corrette. Poche sono le situazioni dove non posso svincolarmi da pressioni morali, fortuna mia e tolte queste ultime settimane sono riuscito a vivere tranquillo relazionandomi con il resto del mondo a parità di condizioni, senza dovermi preoccupare delle pressioni. Ovviamente però non è escluso che le ambientazioni possano cambiare a sfavore della libertà di confronto e scambio, anche perché se mi guardo attorno, sta diventando sempre più difficile trovare individui da collettività: l'individualismo sta crescendo e non solo per il carrierismo, anche solo per la semplice sopravvivenza quotidiana. Tutto parrebbe andare a discapito della personalità dei singoli per il rafforzamento di individuo uguale a se stessi, separati nonostante vivano lo stesso scenario, e quindi meno forti perché omologati al politicamente corretto, succubi di quel meccanismo che impedisce di rendere il giusto contributo con la propria libertà di posizione e gestione, comunque restando nei limi del rispetto degli spazi altrui. Io per ora mi oppongo al politicamente corretto e mi voglio confrontare apertamente.

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