domenica, marzo 14, 2010

Le Nuove Agorà

L'uomo si definisce "un animale sociale" ed in effetti tende a raggrupparsi, a creare delle collettività in ogni ambito in cui viene a trovarsi, per lavoro, per divertimento, per affetto, ecc. Un tempo i ritrovi erano quelli di comune interesse e di comune passaggio, creando così le famose agorà, ovvero le piazze. In questi luoghi venivano organizzate ogni sorta di attività, dal mercato alla manifestazione, dalle feste ai comizi; con cadenze regolari nelle piazze ci si ritrovava e ci si riversava per stare con gli altri e condividere, scambiare, vedere gente, o incrociare il cammino di qualcuno, scambiando opinioni, parlando e portando ognuno le proprie esperienze e le proprie mercanzie, barattando, contrattando, imparando nuove cose o scoprendo nuovi alimenti e nuove culture. Oggi le cose non sono troppo diverse, ma certamente non sono assimilabili a quelle di 30 anni fa, piuttosto che di 100 anni fa. Oggi le piazze sono quasi in disuso per diversi motivi: primo perché sono sempre più piccole o soffocate da troppi palazzi adiacenti, oltre che dal traffico che ci gira in torno, e perché sono all'aperto ed in ogni periodo dell'anno c'è sempre il brutto tempo che dissuade dall'andare a prendere pioggia, vento, caldo, neve... ed in secondo luogo sono cresciuti i pagliativi di questi ritrovi pubblici, con l'incombere della globalizzazione e del consumismo, non smettono di proliferare i centri commerciali, gli outlet, i centri polifunzionali dove non manca quasi più nulla. Queste nuove agorà sono delle città nelle città, e sono certo che da qualche parte nel mondo esistano centri commerciali dove si possa anche andare a dormire, si perché esistono già dei centri di raduno e smistamento della gente come gli aeroporti che al loro interno hanno davvero tutto, cinema, ristoranti, alberghi, solarium, palestre, chi più ne ha più ne metta. Le nuove piazze hanno soppiantato quelle vecchie, utilizzate solo più da giovani che non hanno modo di allontanarsi troppo, come gli anziani d'altronde.
Nelle nuove agorà le persone ci vanno perché ci devono andare o perché non hanno alternative? Dal mio punto di vista riprendendo dal post precedente non hanno alternative, perché subliminati dalle consuetudini che dicono che ci devi andare altrimenti non sei come gli altri, ci devi andare perché ti dicono che ti è comodo, ci devi andare per non sentirti isolato nei discorsi e nei confronti con gli altri. Le nuove piazze sono delle concentrazioni di persone che sono portate a consumare, niente in particolare, l'importante e che consumino: cibo, vestiti, tecnologia, servizi, e quanto vi possa venire in mente.
Io ricordo ancora quando al paese mio c'era "il guardiano delle piazza" che non era uno di quelli che vivevano in una casa che ci si affacciava, era uno di noi che la frequentavamo, di qualche anno più grande: stava lì sempre potevi passare a qualsiasi ora dalle 15.00 in poi sino alle 3.00 di notte e ce lo trovavi. Nessuno sapeva come era possibile ma era così, perché lui sapeva sempre chi era passato e chi no, di chi era passato sapeva quando e con chi; quella piazza aveva una vita e mai, dico veramente mai era vuota sempre qualcuno c'era e non mi riferisco a qualcuno di passaggio, c'era sempre qualcuno che ci stava abitualmente per un motivo o per l'altro. Nelle nuove agorà tutti ci vanno ma nessuno resta, anche perché c'è talmente tanta gente che non sai mai chi ci trovi e se c'è o meno, fai quello che devi fare e te ne vai ed a volte non incontri nessuno a meno di non averci preso appuntamento. o aver fatto qualche telefonata di richiamo. Nelle nuove agorà ci puoi passare tutto il giorno, tutti i giorni, ma non è sicuro che ti passerà davanti qualcuno che tu conosci, sia per il fatto che sono talmente immense oramai che in alcune ci si perde, che sia un centro commerciale o un aeroporto, una stazione ferroviaria (di una grande città), un outlet... a confronto le vecchie piazze sono nulla come dimensione ed estensione. 

Insomma sono luoghi di ritrovo ma anche di dispersione, anzichè consentire l'aggrazione e l'incontro portanto al "vagolio" più o meno sincopato in luoghi delimitati dove si possono passare ore senza incrociare nessuno di conosciuto ed i rapporti sono inesistenti tolti quelli legati all'erogazione del servizio o alla loro fruizione. Nelle piazze oggi ben poco si vede, e solo in momenti particolari e sempre più sporadici, a meno di non andare a vivere nelle periferie che abbiano ancora una forte connotazione rurale, allora forse si può rivedere e rivivere il vecchio sapore del luogo del ritrovo per eccellenza, altrimenti oggi la fanno da padrone dei centri prefabbricati dove ci si ritrova e mai per più di un paio d'ore a meno di non fare shopping sfrenato e incondizionato.
Come spesso penso e temo, il terzo millennio con tutto il suo sviluppo e civilizzazione sta portando alla disgregazione e disunione della collettività creando sempre più elementi di separazione e allontanamento, proponendo sempre più dei modelli di vita che isolano l'individuo che per puro istinto approfitta di quanto gli viene proposto per tentare di ricreare una collettività della quale però non si sente così tanto partecipe.
15 anni fa ricordo che dove abitavo io esistevano i popolini di due piazze che erano in contrapoosizione: quella di sopra alla chiesa e quella di sotto del mercato raggiungibile scendo una rampa di scale di 25 gradini dove ci si radunavano gruppi diversi divisi per gerarchie predefinite; quelli che andavano alla piazza di sopra erano quelli normali dove poi tra questi c'erano i vari gruppetti (una sera sono riuscito a contare 89 persone e tutte si conoscevano), mentre quelli strani stavano nella piazza di sotto ed anche lì c'erano 4 sottogruppi come minimo (e anche loro al massimo della densità potevano essere una sessantina di persone), ma la cosa più confortante e che tra quelli di sopra e quelli di sotto c'erano altri che andavano e venivano perché conoscevano tutti e stavano con tutti. Oggi se andassi al centro commerciale più vicino a casa, forse riuscirei a incrociare si è no 5 persone che conosco.
Mi sale la tristezza se penso a quando vivevo la piazza e vivevo con le persone che facevano altrettanto, pur volendo sono quasi certo che se mi metto in una piazza, oggi, da solo non riuscirei mai a trovare la fiducia di qualcuno per fermarlo e passarci qualche ora senza spendere una lira, e divertirmi, o imparando o condividendo... ma non escludo che possa iniziare a fare "la voce nel deserto" e mettermi in pianta stabile per vedere come reagisce la gente, specie nel tentativo di trattenerla per chiacchierare: fosse poi vero che succede qualcosa?

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